L’avversario è solo una caricatura prossima dell’Io

Esce per Gog Edizioni una sorprendente raccolta di tutti gli scritti e gli interventi di Carmelo Bene sul calcio e gli altri sport, In ginocchio da te, curata da Luca Buoncristiano.

Nell’anno del ventennale dalla morte di Carmelo Bene, GOG Edizioni pubblica, per la cura di Luca Buoncristiano, In ginocchio da te, una raccolta di articoli e interventi di C.B. sul calcio e altri sport, fra una estemporanea rubrica tenuta dall’uomo di teatro su Il Messaggero nei primi anni ottanta, interviste e anche autointerviste, e interventi in video nel programma Zona sul finire degli anni novanta, spesso conclusi con un lapidario «è tutto». L’intuizione geniale e al tempo stesso “autistica” di Carmelo Bene, in questi articoli, è di non cambiare minimamente stile da quell’impasto epico, artaudianeggiante e da leggenda aurea con cui aveva de-scritto opere letterarie indefinibili come Nostra Signora dei Turchi, romanzi o la sceneggiatura impossibile di A Boccaperta. La stessa follia delle origini, lo stesso incedere monumentale, la stessa corporeità irrelata si ritrovano tanto nei paragrafi delle sue avventure letterarie quanto tra le righe di queste imprevedibili scorribande giornalistiche.
«In principio era la boxe. I suoi rudimenti riecheggiano in ogni altro sport. Nella scherma e perfino nell’automobilismo. Nel pugno serrato del boxeur scintillò a distanza di secoli una lama. Nella scherma la sciabola fu la protesi del pugno». Tutto In ginocchio da te strabocca di inaspettati momenti poetizzanti di questo tenore in cui Carmelo Bene, tra il serio e il faceto, inquadra sotto il suo originalissimo sguardo il calcio e l’attività sportiva in genere. «Nella mia pluriennale sfida al genere mi propongo quest’anno di degenerare lo sport restituendolo alla cultura, così com’era tra gli antichi», scrive in un articolo del 1983. Non poche riflessioni, in fondo, sono degne di un Caillois da bar: «il gioco del calcio è violenza, il goal è comunque lo stupro d’una rete, la cui illibatezza è scrupolosamente controllata dall’arbitro prima del match. Il calcio è un’espressione del gioco sociale. La violenza, una volta discrezionata, è componente fondamentale del gioco».

Fulminante un aneddoto, auspicabilmente inventato, sul calciatore Antognoni: C.B. scrive di aver incontrato Facchetti alla Bussola, il quale gli disse testualmente di Antognoni: «quel giovane l’hanno già rovinato. Ha doti straordinarie. Ma pretendono di farne un regista e regista non è». Tra gli articoli sul calcio si intercala anche una riflessione sul Callas Day, uno speciale televisivo di Rai2 trasmesso come una maratona di ben ventidue ore interamente dedicate a Maria Callas nel ventennale della scomparsa. Il Callas Day coincideva con una partita UEFA, eppure «il Callas Day da quell’interminabile, anche se eccezionale repertorio in cui avrebbe dovuto consistere, s’è imposto subito come splendida, fascinosa, struggente emozione immediata, diretta televisiva. A dispetto dell’annunciata differita di vent’anni or sono. Ecco un fenomeno».

In questi suoi articoli, C.B. non manca di polemizzare a più riprese con un altro creativo, a lui antitetico da ogni punto di vista, che pure aveva iniziato parallelamente a rilasciare dichiarazioni e riflessioni altrettanto tranchant sul calcio. «Tale rubrica vuole specialmente additare un esempio d’indisciplina contro l’interdisciplinarietà che è la degenerazione dell’eclettismo. Ma nel caso di Zeffirelli nemmeno si può parlare di disciplina, perché quale sia la sua disciplina nessuno lo sa. L’ho visto a teatro, al cinema, lo sento ora vaneggiare di sport», ironizzava Bene, per poi alzare ulteriormente il tiro: «i suoi sono pettegolezzi da spogliatoio sventagliati da chi non è mai sceso in campo. Ci chiarisca Zeffirelli qual è la sua disciplina. Di certo poeta non è. Io penso piuttosto che dovrebbe darsi una disciplina religiosa invece di scomodare i giudici togati. Da quel pessimo cattolico che è, dilettante e anche retribuito. Lo autorizzo a disciplinarsi secondo i canoni di Sant’Ignazio e di Port-Royal». Ma che tra Zeffirelli e Carmelo Bene non scorresse buon sangue già si sapeva da tempo; sorprende di più trovare, datata 1983, una nota tranchant sul conto di Silvio Berlusconi: quando C.B. indica in Dan Peterson, l’allora cronista di basket di Canale 5, «l’unico fatto che giustifica l’esistenza di Berlusconi, di cui si può sottoscrivere quanto diceva Stendhal di Dio: “Ha una sola scusa. Non esiste”».

«Parafrasando Arturo Schopenhauer, la Juve è volontà cieca». In ginocchio da te ci restituisce davvero una prospettiva inedita su un Carmelo Bene at his best, all’apice della sua istrionica e memorabile capacità di creare aforismi e frasi ad effetto. «Il centrocampo non esiste da noi», «Paulo Roberto Falcao. È costui il più grande giocatore del mondo? A malincuore ne conveniamo», «ma è così indispensabile una nazionale azzurra? Da più lustri il gioco del calcio è inimico giurato e irriducibile delle velleità italiane», «in Brasile campioni del mondo si nasce». C.B. giunse fino a sperticarsi in una vera e propria «apologia del tifoso ovvero della fierezza dell’Io c’ero» o in una «fenomenologia di Sergej Bubka». Non manca neanche un originale teoria sull’allenatore come «giocatore totale» o un vituperio contro un innominato arbitro, «strana figura megalomane che, come nel tè dei matti di Lewis Carroll, sciente o incosciente confeziona i destini delle pur modeste partite».

Se in diretta al Maurizio Costanzo Show C.B. citò infedelmente Jacques Derrida nel ribadire che «la stampa non informa sui fatti, informa i fatti», la raccolta In ginocchio da te permette di scoprire e approfondire il corpo-a-corpo di Carmelo Bene stesso con la stampa, il giornalismo sportivo, la cronaca, puntuale e fulminante dell’ultimo grande rituale collettivo in un tempo di secolarizzazione. «Di santo c’è rimasto solo il tifo» è forse la frase che, più di tutte, riassume il pensiero di Carmelo Bene sullo sport.

In ginocchio da te. Miti e vertigini. Lo sport secondo Carmelo Bene
di Carmelo Bene
a cura di Luca Buoncristiano
GOG Edizioni (Roma), 220 p.