La forza del cinema tra autenticità, coerenza e ingenuità

Recensione Tori e Lokita. Presentato all’ultimo Festival di Cannes e in uscita nelle sale italiane il prossimo 24 novembre, il nuovo film dei fratelli Dardenne è una dichiarazione di coerenza stilistica e concettuale che non ha paragoni nella scena del cinema contemporaneo.

Degni eredi della tradizione cinematografica neorealista, i fratelli Dardenne fin dalla fine degli anni Novanta e per tutti gli anni Duemila hanno messo il loro mestiere autoriale al servizio dei più umili. Dopo aver intrapreso negli anni Ottanta la carriera da documentaristi, i fratelli belgi decisero di investire la loro indubbia capacità di registrare la realtà e di raccontarla nella sua crudezza senza fronzoli e distorsioni estetizzanti nell’ambito del cinema narrativo. Coccolati e pluripremiati a Cannes fin dai tempi di Rosetta (1999) e L’Enfant – Una storia d’amore (2005), i Dardenne hanno fatto della coerenza stilistica un principio ineluttabile, insistendo su una regia perfettamente adiacente ai temi trattati: storie di “losers”, emarginati, poveri, persone relegate ai bordi della società e in continua difficoltà esistenziale ed economica, che lottano per un brandello di dignità o per la mera sopravvivenza. Jean-Pierre e Luc hanno però sempre rifiutato la logica espressiva del melodramma, del decoupage classico e dell’enfatizzazione spettacolare del dolore: i loro film non hanno mai intensificazioni patetiche, ma assumono un’energia incredibile proprio per la loro nettezza e purezza ottenuta tramite l’assenza di artifici linguistici, l’adozione della tecnica della macchina a spalla senza stabilizzazione, l’interpretazione di attori non professionisti, i lunghi piani-sequenza che sono la migliore testimonianza dell’assunto di Cesare Zavattini del cinema in quanto “pedinamento”.

I due autori, ormai divenuti dei classici soprattutto perché in grado di sottrarsi alle lusinghe del mainstream, hanno il merito anche di agganciare le loro produzioni alla cronaca con film che sono, al momento dell’uscita nelle sale, delle analisi taglienti e severe sulle vicende che caratterizzano i nostri tempi. Per i Dardenne non si tratta mai di accusare qualcuno o di proporre ingenuamente delle soluzioni, ma piuttosto si tratta di mettere la propria arte al servizio degli ultimi del mondo e delle vittime della storia. Come loro stessi hanno avuto modo di dire in occasione della conferenza stampa di presentazione del loro ultimo film, Tori e Lokita, la speranza è quella di offrire allo spettatore una delle poche occasioni di “fermarsi” e di “riflettere” su quanto sta accadendo intorno a lui, piuttosto che seguire il senso comune e adottare il punto di vista più comodo e spesso accusatorio. E d’altronde, nessun tema può essere più attuale come quello trattato nel film, proprio nei giorni del dibattito relativo alle politiche migratorie e alla gestione dei flussi provenienti dall’Africa.

“Noi, in quanto registi, siamo dalla parte di chi ha fiducia e speranza” dicono Jean-Pierre e Luc, che nel film dimostrano ancora una volta una capacità straordinaria di immergere lo spettatore all’interno delle lunghissime inquadrature, così vicine alle vicende e ai personaggi da riuscire quasi a restituire la percezione della loro disperazione; una adolescente e un ragazzino divenuti “fratelli” senza esserlo di sangue perché hanno condiviso l’inferno che resta fuori campo rispetto al film – ovvero l’attraversamento del deserto e il viaggio in barca per approdare in Italia – ma che trovano in Europa un inferno forse anche peggiore, fatto di ricatti, violenza, abusi, burocrazia sorda alle esigenze di chi vorrebbe solo vivere in maniera decente. E, davanti a tutto questo, si aggrappano solo all’amore di uno per l’altra, diventando uno per l’altra la ragione per andare avanti, combattere, dimenarsi in un mondo che non li vuole. Non la storia di due migranti, ma di due persone autentiche, due individui, che sognano, sperano e sono disposti a tutto per l’altro, persino al sacrificio estremo. Se oggi il cinema intende ritagliarsi o magari proteggere e tutelare uno spazio culturale specifico, alternativo ai fasti della comunicazione digitale, tra lo scrolling schizofrenico dei dispositivi digitali, il cinismo della post-truth, la spietatezza del cattivismo dilagante, i fratelli Dardenne possono indicare una strada, volutamente eretica nell’epoca dell’imminente metaverso, dichiaratamente naif nella paradossale confluenza di efficacia e ingenuità.

Titolo: Tori e Lokita
Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Cast: Pablo Schils, Joely Mbundu, Alban Ukaj, Charlotte de Bruyne, Marc Zinga, Tijmen Govaerts, Nadège Ouedraogo
Sceneggiatura: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Produttore: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Delphine Tomson, Denis Freyd
Casa di produzione: Archipel 35, Les Films du Fleuve, Savage Film
Distribuzione in italiano:Lucky Red
Fotografia: Benoît Dervaux
Montaggio: Marie-Hélène Dozo
Scenografia: Igor Gabriel
Costumi: Dorothée Guiraud
Trucco: Nathalie Tabareau
Genere: drammatico
Durata: 88′
Uscita: 24 novembre 2022