Pallaoro ritorna

Recensione Monica. Andrea Pallaoro porta al Lido il suo terzo film, ideale conclusione di una trilogia dedicata ad altrettante donne di diverse età e condizioni sociali: in questo nuovo Monica, è la questione dei transgender a essere affrontata di petto.

Andrea Pallaoro è uno dei più ostinati e complessi registi del cinema italiano contemporaneo. Italo-americano, in realtà verrebbe da correggersi, dal momento che su tre lungometraggi Pallaoro ne ha girati due interamente in America e quello di mezzo, Hannah, di indefinita ambientazione europea, era frutto di una coproduzione tra Italia, Belgio e Francia. Le dimensioni della sua autorialità certo non si confanno a un contesto unicamente italiano: i suoi film, benché realizzabili e realizzati a basso budget, hanno un elemento di libertà creativa e di sperimentazione linguistica che mal si sposano con le prassi produttive nostrane, più legate a considerazioni burocratico-ministeriali che a valutazioni di mercato, almeno allo stato attuale dell’arte. Pallaoro di fatto vive in America da quando aveva 17 anni e in America è ritornato per girare il suo terzo lungometraggio, Monica.
Tutti i film di Pallaoro sono ritratti di donne: Medeas, il suo lungometraggio d’esordio, era incentrato sulla moglie sordomuta e adultera di un allevatore della provincia americana, personaggio interpretato dalla celebre attrice colombiana Catalina Sandino Moreno; Hannah vedeva Charlotte Rampling in una delle sue migliori interpretazioni di sempre, i panni di una donna che lentamente perdeva la memoria e iniziava a dissociarsi dal mondo, nello stesso momento in cui suo marito veniva condotto in carcere per reati incresciosi. Monica prosegue questa trilogia al femminile, dicevamo, e la prosegue mettendo in scena il viaggio della title character, che ritorna per la prima volta a casa dopo anni per visitare la madre moribonda di tumore. Ripudiata dalla donna e costretta a fuggire di casa nei tempi in cui la sua identità di genere era ancora incerta, adesso che ha completato la transizione a donna, Monica è completamente irriconoscibile: grazie a questo e alla complicità di suo fratello, potrà stare accanto alla madre moribonda senza che l’anziana lo sappia – crede che sia una badante.

«Attraverso un linguaggio cinematografico che prende forma da un constante dialogo tra l’estetica dell’intimità e dell’alienazione, in bilico tra l’interiorità della protagonista e il mondo che la circonda, i miei collaboratori ed io ci siamo addentrati nel mondo emotivo e psicologico di Monica per riflettere sulla natura precaria dell’identità di ciascuno di noi quando viene messa alla prova dalla necessità di sopravvivere e trasformarsi», si è autocommentato Pallaoro nelle note di regia. Notevole è infatti l’interpretazione di Monica fornita da Trace Lysette, un’attrice che veramente ha attraversato un percorso di transizione di genere e che nel corso delle varie presentazioni stampa a Venezia è partita dal film per fare molteplici appelli al riconoscimento dei diritti delle persone trans. In ruoli secondari, anche Adriana Barraza di Babel, Patricia Clarkson, Joshua Close e l’attrice austrialiana Emily Browning.

Lo stile di Pallaoro ha sempre avuto alcuni punti fermi: tra questi, il più evidente è la rinuncia a uno stringente principio di causalità che leghi le scene l’una all’altra. Questo stile, rodato in Medeas e portato all’estremo in Hannah, dove il linguaggio frammentario adottato si sposava perfettamente con le condizioni psicologiche e neurologiche dell’anziana protagonista, in Monica si ritrova in una forma più smorzata. Per certi versi sembra che Pallaoro segua lo stesso percorso stilistico compiuto da un altro importante regista italoamericano, Jonas Carpignano, attraverso i suoi tre primi film: anche l’ultimo di Carpignano, Chiara, adottava un linguaggio relativamente più generalista rispetto ai due precedenti. Forse da questo deriva il fatto che Monica, rispetto ai due precedenti, risulta di minor impatto sia autoriale sia emotivo: ciò non intacca la sua forza come dramma famigliare e la mano di Pallaoro si riconosce ancora chiarissima, così come è ottima la fotografia di Katelin Arizmendi; ma il cinema d’autore è più bello quando è più estremo.

Titolo: Monica
Regista: Andrea Pallaoro
Sceneggiatura: Andrea Pallaoro, Orlando Tirado
Attori principali: Trace Lysette, Patricia Clarkson, Adriana Barraza, Emily Browning, Joshua Close
Scenografia: Andrew Clark
Fotografia: Katelin Arizmendi
Montaggio: Paola Freddi
Costumi: Patrik Milani
Produzione: Varient Entertainment, Solo Five Production, Melograno Films, Propaganda Italia, Fenix Entertainment, con Rai Cinema e Alacran Pictures
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 113’
Genere: drammatico
Uscita: T.B.A.