Ma l’amor mio non muore

Dal 21 marzo in sala, Another End, il secondo lungometraggio di Piero Messina, un dramma fantascientifico dal respiro internazionale in cui il regista siciliano si interroga, di nuovo, sull’elaborazione del lutto, ma anche sulla potenza dell’amore.

In un futuro-futuribile esiste la possibilità di conservare la memoria dei defunti, con tutto il relativo corredo di ricordi e tratti di personalità, e di poterla installare in dei “contenitori”, cioè delle persone che decidono volontariamente di prestare il proprio corpo allo scopo. Una gestazione per altri insomma. Ma mentre la gestazione per altri del nostro millennio, o almeno del nostro millennio fino a oggi, permette a una donna di dare la vita a un nuovo essere umano geneticamente non suo, qui nel futuro-futuribile di Piero Messina, un corpo, di uomo o di donna, ridà la vita a una memoria non sua, non più a un corpo.

Il contenitore durante questa prestazione vive come viveva la persona defunta e a fine giornata, come se niente fosse, viene riportato nell’hangar dove si potrà risvegliare totalmente svuotato da questa esperienza. Lo scopo è quello di permettere ai congiunti del defunto di elaborare il lutto tutti insieme, godersi per un numero di ore o giorni prestabiliti, come se nulla fosse, la persona e poi dirsi addio in maniera non cruenta. In questo modo, venendo a sapere che si è morti, anche la mente altra del contenitore potrà spegnersi e liberare il corpo che sta abitando, per sempre.

Questo è il programma del progetto Another End della società Aeterna, che promette a tutti un’altra fine, sperando che sia migliore di quella vera. A questo lavora con molta dedizione la scienziata Ebe (Bérénice Bejo), che con altrettanto fervore si dedica al fratello Sal (Gael García Bernal) e al convincerlo a usare Another End. Sal, infatti, non riesce a riprendersi dalla morte improvvisa della compagna Zoe, per cui si danna e si strugge, non vivendo più il presente. Anche se riluttante, farà tornare in vita Zoe nel corpo di una giovane donna, Ava (Renate Reinsve). Sal rimane scioccato. Tanto è diversa fisicamente quanto è uguale alla sua Zoe nei gesti, nei pensieri, nelle litigate. Dopo una iniziale riluttanza, a Sal non bastano più quegli incontri programmati, ne vuole di più, implora la sorella di dargli più tempo, di andare contro le regole, come si appresta a fare lui. Il cortocircuito è avvenuto.

Tuttavia niente è come sembra in questo freddo mondo high tech, ma a tratti anche molto carnale, tra la Defense di Parigi e la Prenestina di Roma, dove anche se vivi in un grattacielo ti puoi ritrovare a prendere un tram scassato dell’Atac per inseguire quello che non sai più se è un ricordo o la realtà. Un paesaggio urbano che confonde, come il film, sul quale non bisogna dire tutto per non svelare il colpo di scena finale. Il film di Messina fa parte di quella schiera di film dove il finale fa la differenza, come Estranei di Andrew Haigh, attualmente in sala.

Girato in inglese e spagnolo, Piero Messina si conferma capace di mettere insieme un cast internazionale e di saper creare atmosfere cariche di sospensione. Another End parte come un film distopico, alla Her di Spike Jonze o Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Michel Gondry (dopotutto Gael Garcia Bernal richiama Gondry) che tratta l’annosa questione dell’indissolubilità di mente e corpo, della tecnologia che mette in crisi l’individuo, rielaborando il tutto nella declinazione del lutto, tema a lui caro, essendo stato già alla base del suo primo film L’attesa.

Questo almeno in partenza, ma in seguito evitando accuratamente l’introspezione filosofica sul fine vita per virare sull’amore. Chi amiamo? Chi abbiamo amato o chi potremmo amare? Bisogna imparare a lasciare andare, sia nel lutto che nell’amore, sembra dirci, perché l’amore può nascere tra chi non si conosce, ma anche tra chi non si riconosce più. Ci si può svegliare in una stanza vuota, guardarsi negli occhi e senza passato riconoscersi. Basta arrivare alla fine del film.

Titolo: Another End
Regia: Piero Messina
Sceneggiatura: Piero Messina, Giacomo Bendotti, Valentina Gaddi, Sebastiano Melloni
Attori: Gael Garcia Bernal, Renate Reinsve, Bérénice Bejo, Philip Rosch, Tim Dais, Olivia Williams
Fotografia: Fabrizio La Palombara
Montaggio: Paola Freddi
Musica: Bruno Falanga
Scenografia: Eugenia F. Di Napoli
Distribuzione: 01 Distribution
Produzione: Indigo Film con Rai Cinema
Genere: Drammatico, Fantascienza
Durata: 129 min