Keith Jarrett nella terra degli Hobbit

Nonostante l’abilità dei singoli elementi lo spettacolo che unisce il fantasy al jazz non riesce a convincere completamente.

Nelle performance teatrali e/o musicali spesso è l’unione, o meglio la sintesi dei vari elementi a rendere un’idea vincente e lo spettacolo efficace. In Ricordi di un hobbit tra le note di Keith Jarrett, ideato da Sebastiano Fusco e Gianfranco de Turris e andato in scena alla Casa del Jazz di Roma, questo risultato viene conseguito solo in parte.
Fusco e de Turris, giornalisti e originali autori teatrali, immaginano un ormai anziano Sam Gamgee, miglior amico e fedele servitore di Frodo ne Il signore degli Anelli, impegnato a ricordare gli avventurosi giorni della sua giovinezza spronato dalle esortazioni della figlia adolescente Elanor. Sullo sfondo scorrono le immagini del celebre film accompagnate dalla musica di Keith Jarrett, in particolare di brani tratti da Belonging e My Song, eseguita magistralmente dal pianista Alessandro Gwis e dal sassofonista Michael Rosen. A fare da contrappunto al già ricco entourage, si muovono sul palco altri tre personaggi – fra i quali lo stesso Frodo – che rappresentano la voce dei ricordi dell’hobbit e anche i protagonisti del suo passato.
Premettendo che la musica eseguita dai due sublimi jazzisti sarebbe riuscita ad ammaliare a tal punto gli spettatori da trasportarli non solo nel regno di gobbi, nani o elfi ma in qualsiasi dimensione desiderassero raggiungere, lo spettacolo non presenta un andamento fluido e la recitazione degli attori risulta fin troppo enfatica. La sintesi che dovrebbe emergere dall’unione fra le parti e rendere naturale agli occhi del pubblico il sodalizio fra due mondi così distanti non riesce a crearsi. Si ha piuttosto l’impressione di assistere a una serie di frammenti – vieppiù oscuri per coloro che non conoscono l’opera di Tolkien – che si susseguono slegati l’uno dall’altro e che trovano un punto di continuità solo nelle note jarrettiane. Inoltre l’ingresso sul palco dei tre spiriti incappucciati che si posizionano dietro al séparé prima che lo spettacolo inizi ma purtroppo ben visibili dai presenti in sala, fa sì che vada perduta l’occasione per creare un effetto sorpresa che sicuramente sarebbe stato bene accolto dagli astanti.
È stata senz’altro un’impresa difficilissima quella che ha impegnato i due autori e la regista Ilaria d’Alberti, ma lo spettacolo può essere perfezionato e, proprio in virtù di un’idea di base originale e interessante, diventare davvero un ottimo mix di musica e teatro, e regalare ancora più emozioni.

Lo spettacolo è andato in scena:
Casa del Jazz
viale di Porta Ardeatina, 55 – Roma
fino a giovedì 16 febbraio, ore 21.00

Ricordi di un hobbit tra le note di Keith Jarrett
di Sebastiano Fusco, Gianfranco de Turris
regia Ilaria d’Alberti
con Antonino Anzaldi, Rita Pasqualoni, Carlotta Piraino, Antonio Radazzo, Gennaro Saveriano
piano Alessandro Gwis
sax tenore e soprano Michael Rosen
costumi Francesco Bufali