Rifiuto la semplificazione occidentale di musulmano. E’ con questa lapidaria conclusione che ha termine il graffiante monologo che apre Un Bacio Appassionato, film del regista K. Loach ambientato a Glasgow nei giorni nostri.

  • Schede Tecniche

Peccato che il graffio si trasformi in carezzina e poi in fusa, disperdendo gli spunti polemici e banalizzando la rappresentazione (per eccessi) dell’ennesima opera di denuncia (o d’illustrazione sociale) del famoso film maker britannico.

La storia e’ la seguente: il bel Kasim e’ promesso sposo alla cugina che vien dal Pakistan ma incappa nella prof della sorella Tahara, libera pensatrice in una famiglia estremamente tradizionale. I due giovani si innamorano e consumano una discreta passione, fin quando il mondo non bussa alla porta e chiede il conto, o meglio, chiede conto delle loro diversita’ religiose e culturali.
Potra’ un pakistano musulmano amare una bianca irlandese cattolica senza che qualcuno se ne abbia a male?


Ecco sciorinati tutti gli stereotipi del genere che si sintetizzano nella questione posta da Tahara: “Se voi genitori non volevate che fossimo come LORO perche’ avete fatto dei figli qui, in Occidente?
Gia’, perche’ far vivere una generazione giovane in un luogo e in mezzo a gente che sono costretti a ignorare, e di cui non possono assimilare usi e costumi? Come pretendere che dei ragazzi siano obbligati a vivere un esilio forzato in Patria, stranieri in ogni dove?

Insomma, una didascalica lezioncina sulle problematiche dell’integrazione, espressa attraverso il piu’ efficace mezzo dai tempi di Romeo e Giulietta: la storia d’amore ostacolata, che nella sua cruda raffigurazione empatica, ci trascina dentro il dramma esposto, e ce lo fa vivere e bruciare.

Diciamo pure che Loach poteva studiarsi qualcosa di piu’ articolato e originale, che non facesse rimpiangere i non tanto diversi Sognando Beckam o Il Mio Grosso Grasso Matrimonio Greco. Anzi, a questi film va riconosciuta una verve di cui questa pellicola e’ sprovvista, tutta presa a ribadire la retorica dell’incomunicabilita’ fra due mondi: uno ospitante e un altro che si auto ghettizza rallentando il travaso umano e culturale.

Certo, Loach non ci fa mancare anche “l’altro lato della medaglia” e non lesina stoccate alla nobile Scozia del 2004; quanto sono aperti , tolleranti ed emancipati gli esponenti religiosi di questi occidentali cosi’ all’avanguardia, cosi’ “oltre” i vincoli della fede? La verita’ e’ che un musulmano non puo’ stare con una cattolica non piu’ di quanto una cattolica che vuole un posto fisso in una scuola superiore possa giacere con un musulmano.

Tutti contenti, dunque. Tutti sulla stessa ignobile barca. Ed e’ proprio con un sentimento stantìo che il film ci lascia, terminando esattamente come era cominciato.

Le recitazioni sono quasi tutte sotto la media (ma Loach non e’ uno famoso per saper dirigere gli attori, privilegiando lo spirito documentarista), e nella memoria rimarra’, forse, solo lo sguardo di Atta Yaqub (Kasim): occhi di fuoco vitali e magnetici.

Immancabile l’illuminazione realistica grigiognola tipicamente U.K. e le riprese a mano tremula proprie del naturalismo tanto caro a Loach .
Diciamo che il corto “Regno Unito” in “11’09’01” resta il contributo loachiano recente che piu’ mi ha convinto.

Un Bacio Appassionato: Niente di speciale per un regista che vuol dire molto.

La Frase: “E il tuo cuore? E il mio cuore?”, Eva Birthistle, Un Bacio Appassionato, 2004.

VOTO: 5