Trasposizione dell’omonimo videogame targato Eidos Interactiv. Portato sul grande schermo dalla regia di Xavier Gens e dalla 20th Century Fox. Un budget enorme (le locations spaziano da Istanbul, Londra e San Pietroburgo) non salva Hitman – L’assassino dal flop già toccato ai vari Resident evil: Extinction, Doom e company.

La trama è la semplice narrazione della vendetta inarrestabile di un assassino professionista (che dà titolo al film, Hitman) “scaricato” dalla propria organizzazione criminale. Prima di esser sacrificato in nome di un oscuro gioco politico, numero 47 (che T. Olyphant ben riproduce in movenze e fattezze) è un anaffettivo killer a pagamento, addestrato da una Organizzazione segreta al fine di svolgere il proprio lavoro in maniera infallibile (l’ispettore, Dougray Scott, dice più di una volta: lui non sbaglia mai).

Parallelamente alla propria vendetta, e in maniera inedita rispetto al videogioco, lo stesso protagonista inzia la catarsi verso la luce e intraprende un percorso che culmina in un generoso dono finale alla “povera stella” di turno (Nika, Olga Kurylenko). Al termine del film tutto si incastra positivamente come nelle migliori favole: i cattivi sono morti o non possono più nuocere, la fanciulla è felice e ha coronato il proprio sogno (una promessa fatta da piccola al padre morente!), i buoni hanno trionfato e l’ex cattivo è ormai senza peccato.

Tutto ciò si svolge senza alcun rispetto della storia originaria e senza alcuna originalità cinematografica.

Il disastro è su tutta la linea: chi ha conosciuto il gioco urlerà al sacrilegio (numero 47 risparmia una testimone da cui si fa “sconvolgere” emotivamente e a cui regala il vigneto che aveva sempre desiderato); gli altri (ignari di cotanta nobile origine) si troverano di fronte un film d’azione privo di ogni originalità, in cui non risuona alcuna virtù recitativa o registica, ma solamente colpi di pistola, improbabili sciabolate e dialoghi inespressivi ai limiti della noia.

Pochi esempi svelano i clamorosi buchi di sceneggiatura e l’incapace regia, precisamente ne bastano due: in primis non può essere in alcun modo credibile la soluzione che permette all’ispettore di sapere che numero 47 andrà alla stazione solamente perchè lui lo conosce come nessun altro.

In secondo luogo, nella scena sul treno (in cui i killers dell’Organizzazione riescono a trovare numero 47) abbiamo una ridicola incongruenza: la scena alla Tarantino delle pistole puntante tutti contro tutti con il piccolo particolare che non erano tutti contro tutti, ma tutti contro numero 47. Dalle inquadrature sembrerebbe che ogni killer abbia una pistola puntata contro: in realtà erano 3 killers contro 1 e il nostro “eroe” cheavrebbe dovuto avere 6 pistole puntate addosso, se la cava dicendo: vediamo di morire con dignità (ovviamente a farlo saranno gli altri).

Suggestivo il modo di introdurre il film con richiami al videogioco (una moltitudine di gemelli “marchiati” con un codice a barre), interessante il voler riprodurre alcune missioni del primo episodio (la prima e la terza di Hitman Codename 47), ironico il riferimento ai ragazzi che giocano ad Hitman durante la fuga di 47 dall’Hotel: purtroppo le note positive si esauriscono qua.

Non si tratta di voler essere pignoli e bacchettare sulla mancata fedeltà al videogioco: anche come prodotto a sè, il giudizio sul film appare negativo, pieno di clichè da cinema a stelle e strisce (come i battibecchi tra il poliziotto americano buono e gli stupidi antagonisti russi).

Nel viodegioco Hitman è un assassino silenzioso, un professionista che si muove nell’ombra, capace di passare accanto alla futura vittima indisturbato e impercettibile, grazie a travestimenti perfetti e ad una pianificazione impeccabile del proprio lavoro (oltre l’obiettivo, nessuno o quasi andrebbe ucciso nelle missioni).

Nel film, numero 47 è un sanguinario, un “rambo” che produce carneficine in continuazione. Aver comprato un titolo, senza aver minimamente fatto riferimento ad esso, probabilmente non è stata una scelta saggia (gli incassi al botteghino sono stati decisamente inferiori alle aspettative) o lungimirante (a vedere un Hitman 2 non andrebbe nessun appassionato, neanche per sbaglio).