Film sicuramente strambo questo Las Marimbas Del Infierno, vincitore del Premio Speciale della giuria in ex-aequo con Les Signes Vitaux e del premio Cipputi come miglior film sul mondo del lavoro.

Presentato in concorso come pellicola surreale e laconica, non tarda a dimostrarsi tale nella presentazione stile documentario dell’ormai disoccupato Don Alfonso, ex suonatore di marimba che sostiene di essere vittima di un estorsione.

Neanche il tempo di capire se si fa sul serio ed è il turno di Chiquilìn, ragazzo dal volto sfregiato, che fugge da un capannone inseguito da un grosso uomo, non meglio definito.

Passa ancora qualche minuto prima di incontrare il terzo protagonista, Blacko: metallaro ex satanista ora convertitosi all’evangelismo, che accetta la proposta dei due di creare una band marimba rock.

I protagonisti ci sono tutti per un divertimento sano e senza pretese, ma il regista Cordòn gioca a fare l’analista della società mascherato da comico e se si può dire che riesce abbastanza bene nel primo intento, altrettanto non fa con il secondo.

Blacko, per il carattere macchiettistico del personaggio è l’unico a strappare qualche risata sincera mentre la tristezza mascherata da surrealismo degli altri due (volontaria o meno) dopo poco stanca e porta a guardare l’orologio troppo spesso per una pellicola di 73 minuti.

Un film dall’ambientazione anomala (il Guatemala, patria del regista), con qualche pretesa sociale, che risulta talmente surreale e strambo da essere pesante, pur avendo dalla sua una base interessante.
Piccolo appunto: c’è chi in sala si è sbellicato quando è comparsa la “Figa Films” come distributrice, il prossimo anno obbligatorio un test d’intelligenza per ottenere l’accredito al Torino Film Festival.

VOTO: 5

Titolo originale: Las marimbas del infiern
Regista: Julio Hernandéz Cordón
Paese: Guatemala, Messico, Francia
Durata: 74′
Attori principali: Alfonso Tunche, Roberto González Arévalo, Víctor Hugo Monterroso
Genere: Commedia