Un’edizione all’insegna del femminile e delle riscoperte

Dall’8 al 16 ottobre la città che ha visto nascere il cinema accoglie l’ottava edizione del Festival Lumière. Madrina di quest’anno, la splendida Catherine Deneuve.

A Lione, in questi giorni, si sta svolgendo un importante festival cinematografico che si sta affermando come uno dei grandi eventi europei dedicati a quest’arte. Il Festival Lumière, giunto quest’anno all’ottava edizione, rappresenta un’eccezione tra i vari festival del genere. Non competitivo, ma celebrativo, esso rappresenta più un dono al cinema che un campo di battaglia e di confronto.

Nato grazie all’infaticabile Thierry Frémaux, direttore dell’Institut Lumière, e al grande cineasta francese Bernard Tavernier, il Festival Lumière rappresenta uno dei grandi eventi culturali lionesi. Privo del’aspetto competitivo, i festival si pone come luogo di riflessione intorno alla settima arte, in una prospettiva totalizzante, che va dalla nascita del cinema (ricordiamo che il primo film girato con il cinematografo La Sortie de l’usine Lumière à Lyon del 1895, è stato concepito proprio là dove ora è sorto l’Institut Lumière) fino alle anteprime mondiali di alcuni film.

Momento di celebrazione del cinema, il Festival Lumière ha instituito, fin dalla prima edizione, il Prix Lumière, prestigioso riconoscimento che viene assegnato a grandi attori e registi. Nel corso degli anni si sono susseguiti Clint Eastwood, Miloš Forman, Gérard Depardieu, Ken Loach, Quentin Tarantino, Pedro Almodóvar, Martin Scorsese e quest’anno la giuria del premio ha deciso di premiare l’attrice francese Catherine Deneuve. È lei la madrina del festival alla quale è dedicata un’ampia rassegna che va da Répulsion (1965) di Roman Polanski a La sirène du Mississipi (1969) di François Truffaut, da Peau d’âne (1970) di Jacques Demy fino a Le vent de la nuit (1999) di Philippe Garel. Una sezione del festival è dedicata anche ai film, scelti personalmente dalla Deneuve, che hanno segnato il suo spirito e il suo amore per il cinema (segnaliamo, in particolar modo, Casinò (1995) di Martin Scorsese e la trilogia di Raymond Depardon, Profils Paysans (2001-2008)).

Se la programmazione di quest’anno riserva un occhio particolare verso la cinematografia francese (segnaliamo, con piacere, la grande retrospettiva dedicata a Marcel Carné, che parte da Nogent, Eldorado du dimanche (1929) e che giunge fino ad una delle sue ultime opere, Les assassins de l’ordre del 1971), il festival dedica ampio spazio anche ad uno dei mostri sacri del cinema muto: la figura di Buster Keaton è, infatti, rappresentata con una straordinaria retrospettiva del suo intero corpus filmico.

Non mancano focus su attrici come Gong Li, o su registi del calibro di Walter Hill, Park Chan-Wook, Gaspar Noé, Jerry Schatzberg e Nicolas Winding Refn, o uno sceneggiatore come Jean-Loup Dabadie, senza dimenticare la lunga serie di film che fanno parte della sezione “Hollywood, la cité des femmes”, titolo preso a prestito dall’ultimo libro di Antoine Sire e che fa emergere quanto sia stato imprescindibile il ruolo delle attrici per la creazione del mito holywoodiano. E proprio alle donne del cinema è dedicata una sezione che da cinque anni compone un pezzo importante di questa rassegna: l’“Histoire permanente des femmes cinéastes” quest’anno è consacrata alla pioniera della cinematografia americana Dorothy Arzner.

L’edizione di quest’anno vede anche il ritorno dell’amato Tarantino che, oltre a comparire a sorpresa all’ultimo minuto, ha voluto concepire un suo personalissimo omaggio al 1970, scegliendo film usciti quell’anno come L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento, Le genou de Claire di Eric Rohmer, M*A*S*H di Robert Altman, Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni e molti altri.

Non mancano omaggi a figure recentemente scomparse, come lo sceneggiatore Jim Harrison, i registi Michael Cimino, Abbas Kiasrostami e Chantal Akerman, ma anche momenti più spensierati, come l’immancabile Nuit quest’anno dedicata alle “bandes des potes”, a iconici gruppi di compagni apparsi sul grande schermo. Si inizia con L’aventure c’est l’aventure (1972) di Claude Lelouch, per proseguire con Les bronzés font du ski (1979) di Patrice Leconte e Mes meillers copains (1989), e si termina all’alba con Very bad trip (2009) di Todd Philips.

Una menzione speciale merita la sezione dedicata alla riscoperta di un “italiano sconosciuto”, Antonio Pietrangeli con tre suoi film, Il sole negli occhi (1953), Fantasmi a Roma (1961) e Io la conoscevo bene (1965), e la serie di documentari sul cinema, tra i quali ci fa piacere segnalare il monumentale Voyage à travers le cinéma français (2016), ultima opera di Tavernier e Jerry Lewis: clown rebelle (2016) del giovane e appassionato Gregory Monro.

Il festival si svolge:
sedi varie – Lione (Francia)
dall’8 al 16 ottobre 2016

L’Institut Lumière di Lione presenta
Festival Lumière 2016
info e programma completo www.festival-lumiere.org