Mr. Nobody, le scelte e il tempo

Mr. Nobody, film del 2009 con la coraggiosa regia sperimentale di Jaco Van Dormael, presentato alla 66 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e premiato con l’Osella e il Biografilm Lancia Award, si offre come un’opera in cui la vita si disvela in tutta la sua irriducibile complessità. Distaccandosi dalle sceneggiature classiche, il film propone infatti riflessioni e interrogativi sul tempo e sulle scelte ed elude la tentazione della risposta definitiva.

La vita – afferma Van Dormael – «diversamente dai film dove tutto ha un significato, è una cosa complessa e piena di buchi», poiché costantemente dettata dalle infinite possibilità che si presentano all’essere umano e dall’ossessione di quest’ultimo di «fare la scelta giusta». Nella pellicola, questo punto di vista viene raccontato attraverso gli occhi di un bambino con tutta la vita davanti, poi quelli di un ragazzo che non sa cosa scegliere, infine da quelli di un anziano, secondo il quale tutte le possibili scelte sono degne seppur vincolate dalla dimensione spazio-temporale in cui si vive e che obbliga sempre a scegliere un’unica strada da percorrere.

Nemo Nobody (Jared Leto) all’età di centodiciotto anni è rimasto l’unico uomo ancora mortale. Vive in un futuro distopico dove si è raggiunta l’immortalità grazia alle telomerizzazione (un processo di rinnovamento cellullare) e dove tutto ha perso il fascino e l’importanza che aveva un tempo. Perfino innamorarsi e il sesso sono diventate obsolete. Il protagonista è al centro dell’attenzione mediatica che tenta di ricostruire la sua vita. Nemo, però, racconta realtà diverse e in contraddizione sviluppandole in tre fasi principali: all’età di nove anni quando i suoi genitori si separano, a quindici anni quando si innamora e a trentaquattro anni quando si rende conto che l’innamoramento e l’infanzia sono fasi che non torneranno più. Ci spiega, inoltre, che i bambini prima di nascere conoscono già tutto del proprio futuro e lui è nato proprio con questo dono. Tuttavia, questa capacità non lo ha aiutato dal momento che a nove anni è stato costretto a scegliere se andare a vivere con il padre o con la madre, scatenando un “big bang esistenziale” di realtà differenti che Nemo stesso, rivolgendosi al giornalista e parlando di sé bambino, descrive: «prima non era in grado di fare la scelta giusta perché non sapeva cosa gli sarebbe capitato. Adesso che sa quello che gli capiterà, è incapace di fare una scelta».

Già nel titolo del film si rivela un paradosso. Mr. Nobody, infatti, è il signor Nessuno, ma se qualcuno è “nessuno”, esistendo, è già qualcuno. È questo il dilemma del nulla: qualcosa che è nulla è sempre qualcosa, anche quando solo concepito nella mente. Ed è su questo che verte il film: Nemo infatti rivela al giornalista di non esistere, che nulla di quello che si sta vivendo sia reale. Allo stesso tempo, tutto quello che lo spettatore vede e sente dal racconto di Mr. Nemo Nobody, è realtà, appartiene a uno dei mondi possibili che esistono veramente, tutti con la loro valenza e degni di essere scelti, ma soltanto nell’immaginazione e nei ricordi (futuri) di un bambino di 9 anni che non riesce a scegliere e non ha ancora scelto. Tutto il film, in realtà, si svolge ed è fermo su questa particolare sospensione.

“Come puoi essere così sicuro che anche tu esisti? Tu non esisti, e neppure io. Viviamo tutti solo nell’immaginazione di un bambino di nove anni. Siamo il frutto dell’immaginazione di un bambino di nove anni messo di fronte ad una scelta impossibile”

Il riferimento è alla filosofia di Søren Kierkegaard («tutto è possibile, nulla è necessario. E tutto quello che è, sarebbe potuto essere in un altro modo») e al paradosso che se tutto è possibile, noi cosa allora cosa o chi siamo stabilmente? Possiamo dire di esistere veramente?

Il regista invita dunque a riflettere sull’esistenza e su ciò che la rende tale, insistendo sull’importanza della scelta, che è – come sostiene Kierkegaard – sempre e allo stesso tempo libertà e condanna. La condanna sta proprio nel non sapere e nel non conoscere gli effetti delle proprie scelte; per questo, pur liberamente, si è condannati a scegliere sempre. Questa condanna del non sapere può paralizzare davanti alle incertezze che la vita gli pone e che, «nel gioco degli scacchi si chiama ‘Zugzwang’: quando l’unica mossa possibile è non muoversi». La vita però non è una partita a scacchi ed anche il non prendere una scelta è essa stessa una scelta. Negli ultimi frame si vede infatti un Nemo di nove anni che, paralizzato dall’impossibilità di scegliere, rompe il meccanismo della “possibilità” su cui ruota il film: decide di non scegliere, prendendo così un’altra strada.

Un film multi-tematico, che palesa da subito la riflessione sulla natura delle scelte e, chiamando in causa l’Effetto Farfalla, mostra quanto l’esistenza sia un caos di eventi, emozioni e sentimenti incontrollabili dalla logica e dalla morale del “giusto” e dello “sbagliato”. Le uniche cose a cui aggrapparsi sono proprio le emozioni e le sensazioni che sono proprie, intime, uniche e capaci di rendere ogni individuo diverso e singolare, ma lo è anche anche la morte, a cui ognuno è destinato e che, nel caso di Mr. Nobody, può addirittura scegliere.

L’attenzione mediatica in cui il protagonista è al centro, in una sorta di Truman Show e di  “costantemente sincronizzato” contemporaneo, rivela delle caratteristiche che l’essere umano ha perso: l’immortalità ha reso “schiava” e priva di significato e interesse l’esistenza perché, se scegliere, fare l’amore, provare sensazioni, innamorarsi, sorprendersi, sono tutti aspetti che caratterizzavano e costruivano l’identità personale, ecco che Nemo Nobody è l’unico a preservare questa ricchezza. Richiamando la “teoria di causa ed effetto”, il protagonista è una persona differente in base a ogni singola scelta che compi, e ci viene reso con una citazione di Tennessee Williams, che esprime alla perfezione l’esistenza del protagonista: «Ognuna di queste vite è quella giusta. Ogni strada è la strada giusta. Tutto avrebbe potuto essere qualcos’altro e avrebbe avuto lo stesso significato».

Scena emblematica è quando Nemo incontra le tre amiche, ognuna associata a un colore differente: Elise-blu, Jeanne-giallo, Anna-rosso. Scelte non causali, poiché i colori corrispondono a tratti che caratterizzano ognuna di loro e le relazioni che hanno intrapreso con Nemo: con Elise dolorosa, con Jeanne serena ed agiata e con Anna passionale.

Rifacendosi alla “teoria delle stringhe”, all’ipotesi secondo la quale il Big Bang ha dato origine alle tre dimensioni spaziali di altezza, larghezza, profondità, oltre alla dimensione temporale che conosciamo, Mr. Nobody “dimostra” che il “Big Crunch” può essere possibile: l’universo che, espandendosi fino al suo limite, tornerà indietro fino alla sua forma originaria, ritraendosi e riportando il tempo al suo stadio iniziale, nonché mettendo in crisi l’idea che il tempo come lo conosciamo sia una dimensione avvertita esclusivamente in una direzione.