Abbiamo seguito per voi:

Logan Lucky (Film) 
– Conferenza Stampa e Incontro con il Pubblico – Ian McKellen
McKellen: Playing The Part (Film)

Oggi splende il sole, e si spera sia un buon presagio per la giornata a venire (e dato che la passeremo quasi tutta assieme a Sir Ian McKellen, probabilmente lo sarà).

Primo punto all’ordine del giorno: Logan Lucky di Steven Soderbergh (Ocean’s Eleven, Solaris).
La pellicola rientra perfettamente nella categoria degli Heist Movie; sia nella nella fattura che nei dialoghi è evidente l’omaggio a molti dei suoi predecessori, inclusa la saga di Danny Ocean dello stesso Soderbergh, e le citazioni metatestuali costituiscono uno dei suoi punti di forza.

Inizialmente – se già non si ha una preconoscenza della trama – non si comprende bene dove si voglia andare a parare, ma ben presto il piglio del film diviene evidente, e lo spettatore  diventa del tutto partecipe della vicenda.
I protagonisti, nel tentativo di dare una svolta alla propria vita, decidono di organizzare un rocambolesco colpo durante l’annuale corsa automobilistica Coca Cola 600 alla Charlotte Motor Speedway; manovra che si svolgerà non senza una buona dose di difficoltà e intoppi, tra le risate generali del pubblico in sala.

Il Sud degli Stati Uniti e la radicata cultura delle apparenze – il trattamento riservato ai fratelli Logan da parte dei concittadini, i concorsi di bellezza a cui le bambine sono solitamente spinte a partecipare, la grettezza di alcune tradizioni che oscurano le qualità insite anche in coloro che sono visti come sempliciotti di campagna – fanno da cornice a un film che è sì, un fatturato del suo genere, ma anche molto di più.

Oltre all’interesse suscitato dalle sorti del piano, sono la bravura e la stoicità di Adam Driver (Star Wars: Il Risveglio Della Forza, Silence) e Channing Tatum (Step Up, Kingsman: Il cerchio d’oro), l’ilarità del personaggio di Daniel Craig (Casino Royale, Millennium – Uomini che odiano le donne), e le vicissitudini emotive riguardanti i tre fratelli Logan a riempire lo schermo e portare avanti la storia, certificando la qualità del prodotto.

Il dopo-pranzo è invece dedicato interamente a Sir Ian e alla sua sfavillante carriera, raccontata da lui stesso nel film documentario McKellen: Playing The Part, diretto da Joe Stephenson, e di cui ci rende partecipe grazie alla conferenza stampa e all’incontro con il pubblico, che vantava per l’occasione un ospite d’eccezione: il cantante Sting, grande amico di McKellen.

Molte sono le domande che gli vengono rivolte, tanti gli argomenti toccati.

“Inizialmente ero restio all’idea di parlare tutto il tempo di me, perché credo di essere una persona davvero noiosa. Ma Joe ha talento come filmmaker, avevo visto una sua opera e mi era piaciuta molto, così alla fine ho deciso di dire di sì alla sua proposta. Il prodotto finale è davvero interessante e d’intrattenimento.” dice McKellen.

Playing The Part è effettivamente davvero ben costruito, con una regia e un montaggio da far invidia ai più acclamati registi in circolazione.

Con una voce da cantastorie d’altri tempi, Sir Ian racconta la sua vita, come è nato il suo amore per il teatro, quello per il cinema, e riserva buona parte del film al suo coming out, spiegando come fosse addirittura illegale nel ’48 avere rapporti sessuali con un altro uomo se si era sotto una determinata fascia d’età.

 

“Credo che fare coming out sia la cosa migliore che possa accadere a qualunque omosessuale. Si smette di mentire, si comincia a dire la verità su stessi, si acquista più fiducia nelle proprie capacità e nella propria persona. Tutto migliora, come ad esempio le abilità recitative. A me è successo, e anche i miei amici lo hanno notato. Ma è ovvio che sia così, perché ora ho più fiducia in me stesso, non devo più nascondere nulla, e posso utilizzare il mio lavoro come mezzo per raccontare la verità sulla natura umana, piuttosto che mascherarla.” E continua: “Ma spesso non è facile dire la verità. Si ha paura delle conseguenze, e questo costituisce un blocco. Ma nel mio caso, la mia carriera nel mondo del cinema è decollata propriamente dopo aver fatto coming out. Perciò, questo è il mio messaggio per tutti quegli attori che lo vedono come un problema: non vedetelo come tale.”

Il discorso sulla diversità viene tirato in ballo anche quando la conversazione volge sugli X-Men, spiegandoci come gli studi demografici operati dalla Marvel abbiano rilevato che i fumetti dedicati ai mutanti siano i più letti dalle minoranze (persone di colore, di diverso orientamento sessuale, religioso…).

“In un certo senso, X-Men riguarda la lotta per i diritti civili: cosa fai quando la società ti punta il dito contro per via delle tue ‘diversità’?”

“Si parla di fumetti, ma i temi qui affrontati sono importanti come quelli che affrontava Shakespeare”.

E parlando di Shakespeare, afferma: “Trovo che sia stupendo il fatto che il più grande Inglese di sempre sia un attore che scriveva sceneggiature per il teatro.”

“La sua grandezza risiede in molti aspetti, ma principalmente nel fatto che conoscesse la natura umana meglio di chiunque altro. Si potrebbe definire come il padre di tutti noi, perché ci comprende come nessuno riesce a fare. È come se fosse ancora tra noi; in fondo, al giorno d’oggi, l’umanità non è poi così tanto diversa.”

Procede spiegandoci come ogni media abbia le sue peculiarità e i suoi punti di forza, sebbene egli preferisca il teatro – specialmente le sale di dimensioni più esigue – per la sua capacità di raggiungere l’audience in maniera più immediata, più vicina, più viva.

Nel documentario – grazie anche alle bellissime immagini e scene che accompagnano la narrazione, ricostruite e recitate da giovani interpreti – è ben visibile come il teatro (e più avanti anche il cinema) sia un elemento costitutivo non solo della carriera di McKellen, ma anche della sua vita.

E ci confessa a un certo punto: “Ho paura di molte cose: dei politici, dei soldati, dei bulli, della stupidità. Ma quando si tratta di lavoro, non ho paura di nulla. Perché quello è il mio mondo, e lì posso volare.” “Fare film è la cosa più bella al mondo”.

In chiusura di conferenza, e durante l’incontro, gli viene ovviamente chiesto di recitare la sua battuta più celebre da Il Signore Degli Anelli, e in entrambe le occasioni accontenta tutti, contestualizzando e gridando, in pieno stile Gandalf, un sonoro “YOU SHALL NOT PASS!”