Giornata conclusiva per il Festival Internazionale del Film Documentario, preceduta dall’incontro all’Odeon Bistro tra i registi Mario Balsamo, Federico Micali e Bruno Oliviero

, per fare il punto delle rispettive esperienze nel panorama della formazione documentaria attraverso gli istituti di Roma, Prato e Milano.

Alle 15 le proiezioni hanno avuto inizio con il lungometraggio Les Hommes Du Port di Alain Tanner, per la sezione Voci da uno Spazio Interno, riflessione profonda e in parte nostalgica sul cambiamento delle dinamiche economiche e culturali sottese alla vita del porto di Genova.

L’analisi lucida della trasformazione, il confronto partecipe tra due realtà lontane a partire dalla stessa, amata, città, accomunano per certi versi l’opera di Tanner a quella della giovane regista tedesca Andrea Roggon. Il suo Soy Libre, realizzato a seguito di un anno trascorso interamente a Cuba, soddisfa appunto l’intento di registrare sulla pellicola la situazione attuale del Paese, della vita e del pensiero dei suoi abitanti, inevitabilmente diversi e mutati dall’immagine che, nel 1964, Kalatozov ne raccoglieva nello storico Soy Cuba.

Quella che emerge dal fim della Roggon è soprattutto la necessità di un riscatto a lungo atteso assieme ad un desiderio intenso di libertà. La regista ne coglie il quotidiano manifestarsi attraverso uno sguardo che da estensivo si fa immersivo per restituire l’integrità dimensionale ad una realtà troppo spesso appiattita in ritratti pallidi e incompleti.

Alle 21 è stata la volta di El Sicario Room 164 di Gianfranco Rosi, per la sezione Panorama Italiano. La stanza del titolo è la camera di un motel dove un uomo dal passato nero come il cappuccio che gli copre il volto racconta la sua vita di omicidi e torture come sicario dei narcos messicani. Il regista, ispirato da un reportage di Charles Bowden pubblicato da Harper’ s Magazine, raccoglie la testimonianza diretta di un individuo responsabile di indicibili efferatezze, in tutto e per tutto simili a quelle cui il cinema noir ci ha da tempo abituato ma la cui scomoda verità rimane difficile da ammettere e accettare.

Infine, Face Addict di Edo Bertoglio ha concluso una serie di proiezioni diversamente impegnate a fare i conti con il passato. Quello di Bertoglio ammicca affascinante e indimenticabile dai meandri della Downtown Scene newyorchese. E’ col cuore gonfio di ricordi e un magone sottile che il regista ripercorre volti e tracce di quegli anni iridescenti, tra la creatività febbrile del panorama artistico e i brillanti debutti di personalità del calibro di Debby Harry, John Lurie, Walter Stending e molti altri, le cui incredibili ed eccentriche esistenze si compongono e incastrano come le tessere di un puzzle sfavillante. Un viaggio a ritroso tra le curve del tempo che sfreccia entusiasta su memorie e copertine, per scorrere implacabile tra le luci, le immagini e le sostanze di una città con tutto il suo vissuto.

Stasera alle 18.00 si terrà la proiezione speciale di Making of Great Migration, esclusiva serie di documentari in alta definizione tra i più importanti di National Geographic, ed è già grande attesa per la cerimonia di premiazione che seguirà a partire dalle ore 21.00.