Torino Film Festival 2012

Tra concorso e festa mobile, le prime delusioni.

Il martedì piovoso di Torino riserva comunque dei buoni film presentati al festival, a partire dal primo spettacolo che ha aperto la sala Massimo: Su Re di Giovanni Columbu, delle 9.

Il film, in concorso, adatta la Passione di Cristo portandola in Sardegna e – come i pittori rinascimentali facevano con le loro rappresentazioni pittoriche – lo declina nel proprio con i propri costumi. Dopotutto Columbu è un documentarista che ama la sua terra natìa, e non poteva che rappresentare gli ultimi atti della vita di Gesù sui monti sardi.
Interessante la rappresentazione circolare, che inizia e termina al sepolcro, con la narrazione centrale che non segue un ordine cronologico, bensì il punto di vista e l’interiorità dei diversi protagonisti. Un film intenso, forse un po’ troppo pretenzioso, che a tratti rischia di risultare tedioso in quanto solo il cambiamento di punto di vista costituisce l’elemento che dà ritmo alla pellicola.

Nel pomeriggio il cambio di registro: per la categoria Rapporto Confidenziale è stato presentato Robot&Frank, con Frank Langella e Susan Sarandon, opera d’esordio di Jake Schreier. Tra divertimento e dramma, narra le vicende di un ex ladro di gioielli afflitto da Alzheimer, che i figli affidano ad un robot che possa badare a lui, dal curargli il giardino al fargli le pulizie. Tuttavia, Frank non vuole saperne, a lui interessa solamente conquistare il cuore della bibliotecaria; alla fine “la strana coppia” uomo-automa funzionerà alla perfezione, con attimi di pura ilarità.

Le riflessioni etiche sull’intelligenza artificiale, pur presente, lasciano un maggiore spazio alle questioni familiari e ai rapporti interpersonali, vera chiave di lettura di quest’interessante pellicola.

The Pervert’s Guide to Ideology di Sophie Fiennees, è invece la prima parziale delusione del festival. Si tratta di un documentario in cui Slavoj Zizek ci accompagna alla scoperta delle ideologie nascoste all’interno dei film o dei prodotti, passando da Cassavetes a Titanic, dalla Coca Cola agli ovetti Kinder, citando Full Metal Jacket, The Dark Knight e Tutti insieme appassionatamente, e intervallando le sequenze scelte con commenti personali (più o meno ironici) e riflessioni serie. Idea geniale, verrebbe da dire, se nno fosse così esageratamente prolungata nel tempo e senza un minimo di ritmo, solo in una interminabile successione di sequenze e commenti, che sono interessanti per la prima ora, ma che alla lunga stancano.

La serata torinese, per la sezione Festa Mobile, ha offerto 28 Hotel Rooms di Matt Ross, che narra le vicende di due amanti che periodicamente si ritrovano in una stanza d’albergo (28 diverse, appunto) e che dal semplice sesso imparano a conoscersi e ad amarsi, con tutte le complicazioni dovute al fatto di essere entrambi sposati. Un film di per sé non esaltante, con il difetto di essere troppo lungo (80 minuti). In ogni caso è evidente come i registi, alla loro opera prima o seconda curino molto di più i film di quanto non facciano molti dei grandi affermati.

Grazie a Torino questo è possibile.