Il cineocchio di Marco Martinelli

Esce il docu-film del regista e drammaturgo del Teatro delle Albe, dedicato all’esperienza della messinscena dell’Inferno dantesco tra i banchi di scuola dello slum di Kibera.

Cosa ci azzecca il padre della lingua italiana con dei bambini che parlano in swahili, si chiederà qualche accademico sussiegoso. E il benpensante di turno aggiungerà considerazioni sull’inutilità di portare il magnifico affresco dell’Inferno dantesco tra le strade di terra battuta che separano file di baracche e latrine comuni.

Nonostante questo, la non-scuola va in Africa (e, del resto, le Albe hanno un passato africano di grande valore umano e artistico), nella baraccopoli di Kibera, grazie all’AVSI (che da anni si occupa di progetti di istruzione, formazione e inserimento nel mondo lavorativo dei giovani kenioti), e all’impegno e alla determinazione dello stesso Teatro delle Albe. E Marco Martinelli, dietro alla macchina da presa, documenta gli esiti di questa esperienza.
La sua è, innanzi tutto, una dichiarazione d’amore per questi bambini e giovani che fanno propria una storia non tanto diversa dalla loro: la selva, naturale o sociale, nella quale devono districarsi; le belve, reali o simboliche, che ne minacciano il presente ma soprattutto il futuro; la violenza e i politici corrotti, ieri come oggi; la persecuzione della polizia (in Dante della giustizia), che può diventare il braccio armato del potere; l’amore degradato a usa e getta che non riesce più a innalzarci “a riveder le stelle”.

Le riprese di Martinelli, pulite, suddivise in brevi capitoli come le favole, hanno il ritmo delle poesie per bambini, quelle che i più fortunati fra noi hanno ascoltato la sera prima di addormentarsi, raccontate magari da un nonno che non aveva avuto il tempo di essere padre.

I bambini capiscono bene quello che recitano, se ne appropriano e lo restituiscono rappando in swahili il loro dolore e la loro consapevolezza.

E alla fine il teatro, dal cortile di una scuola, invade la lunga lingua stradale che percorre lo slum e lo divide dai quartieri imborghesiti. Il corteo arriva fino al confine tra la baraccopoli e il palazzo residenziale di nuova costruzione, magari edificato su quei terreni espropriati per allontanare la massa di straccioni dalla periferia arricchita di Nairobi, senza alcun rispetto per quelle baracche che per molti, troppi, sono l’unica possibilità di avere un tetto di lamiera sulla testa. E i bambini non sono lì per ammirare il bel palazzo ma per essere visti, per rivendicare il loro diritto allo sguardo altrui. Non uno sguardo accondiscendente o di commiserazione, bensì empatico, consapevole, inclusivo.

Nell’ultima inquadratura è una bambina a porci le domande che dovremmo farci con maggiore attenzione. E mentre la ascoltiamo mi viene da chiedere a Luciano (breve inciso autobiografico che ci scuserete), cultore di astronomia, quanti anni abbia l’universo. Oltre tredici miliardi è la risposta. E quanti ne abbia la Terra. Quattro e mezzo. E la considerazione che ci viene spontanea è che in una manciata di anni, un centinaio o poco più, siamo riusciti a creare un tale inferno in terra laddove, liberi da nobili parassiti e padroni delle macchine, avremmo potuto credere con maggiore convinzione nelle magnifiche sorti e progressive.

Ma le Albe (forse anche per il nome che le contraddistingue) non possono che lasciarci con un anelito verso la speranza. The Sky over Kibera si apre su un cielo azzurro striato da qualche nuvola bianca e si chiude sugli ultimi versi del Paradiso dantesco. E noi chiudiamo con Rino Gaetano: “Chi vive in baracca, chi suda il salario / Chi ama l’amore e i sogni di gloria / Chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria, /… Ma il cielo è sempre più blu”.

Titolo: The Sky over Kibera
Regia: Marco Martinelli
Soggetto: Marco Martinelli e Ermanna Montanari
Con: per la prima volta sullo schermo 150 studenti delle scuole di Nairobi (Kenia) Little Prince School, Ushirika Centre, Cardinal Otunga High School, Urafiki Carovana Primary School sostenute da AVSI
Consulente alla sceneggiatura: Riccardo Bonacina
Assistente alla regia: Laura Redaelli
Montaggio: Francesco Tedde
Post-produzione: Antropotopia
Musica originale: Daniele Roccato
Organizzazione generale: Marcella Nonni e Silvia Pagliano
Distribuzione: Maria Martinelli
Consulenza e relazioni con la stampa: Rosalba Ruggeri
Produttore esecutivo: Alessandro Cappello
Produzione: Ravenna Teatro/Teatro delle Albe
In collaborazione con: Fondazione AVSI, Vita non profit magazine, Kamera Film, Antropotopia
Paese: Italia
Anno: 2019
Genere: Docu-film
Durata: 43′
Prima proiezione nazionale: FilmMaker Festival, 23 novembre 2019