Non ci resta che fare il presepe

Le splendide location, l’ottima fotografia e i riusciti costumi sottolineano quanto sia dimenticabile l’ultima fatica di Ficarra e Picone, per quanto piacevole.

Salvo è un ladro di immagini sacre che si fa assumere come San Giuseppe nel consueto presepe vivente allestito ogni anno da padre Valentino. L’intento di Salvo è quello di sottrarre una statuina di Gesù bambino, tuttavia viene scoperto da padre Valentino che inizia a inseguire il ladro. I due, attraversando un canneto, si ritroveranno magicamente nella Palestina dell’anno zero governata dal perfido Erode, ossessionato dalla ricerca di un misterioso bambino che secondo la leggenda sarebbe diventato il Re dei re. L’ultima fatica di Ficarra e Picone è visivamente sontuosa; d’altro canto Medusa ha investito ben dodici milioni di euro di budget e i soldi si vedono tutti: dalla bellissima fotografia – dopotutto è curata da Daniele Ciprì – alle bellissime e affascinanti location. Persino i costumi e gli stunt sono di pregevole fattura. Se però il comparto tecnico è il primo elemento che viene elogiato in un film, vuol dire che la pellicola purtroppo non funziona. Sia chiaro, non si parla di un film disastroso come Il giorno più bello del mondo, ma di una pellicola semplicemente carina, di cui te ne dimentichi appena uscito dalla sala. Certo, Salvo qualche risata riesce sempre a strapparla, il problema è che i due comici palermitani sembrano incapaci di uscire dalle maschere che si sono creati ai tempi de Il 7 e l’8: Salvatore é il prototipo del furbetto, poco incline alle regole e che vive di piccoli sotterfugi; Picone è il pedante e amorfo bravo ragazzo, succube di Salvo. Questa impossibilità di uscire dalle proprie maschere si ripercuote poi sulle interpretazioni dei due attori: dei due infatti è sempre Salvo quello più estroverso e carismatico, mentre la gamma recitativa di Picone sembra limitarsi a espressioni da cane bastonato con gli occhi languidi. Chiaro che con queste premesse a giganteggiare è Massimo Popolizio nei panni del perfido Erode: un cattivo spietato, teatrale, mellifluo; ogni volta che è inquadrato, Popolizio domina la scena. Un vero peccato, perché con questo budget e questi comprimari si doveva osare un pochino di più, invece ci ritroviamo al classico film innocuo di Ficarra e Picone, con gag troppo lunghe e un occhio registico più adatto alla televisione che al cinema. In fin dei conti non siamo molto lontani da L’Ora legale; l’unica differenza è che qui siamo in Palestina e non a Pietrammare. Cosa rimane quindi del film? Come detto un ottimo comparto tecnico – fotografia, costumi, location – penalizzato tuttavia dalla regia di Ficarra e Picone più adatta a una fiction Mediaset che al medium cinematografico. La storia – co-scritta dai due comici assieme all’onnipresente Guaglianone e Fabrizio Testini – che non può non riportare alla mente Non ci resta che piangere, è molto semplice e si segue con piacere. Presenta una critica sociale all’acqua di rose che viene accennata ma non approfondita (sia mai che si turbino gli animi delle famiglie italiane), soprattutto nel finale ci viene presentata una scena potenzialmente interessante ma che viene subito castrata dall’immancabile lieto fine. In conclusione, Il Primo Natale, pur con tutti i suoi limiti, rimane una pellicola carina, perfetta per le famiglie che si fionderanno al cinema in questo periodo. Se però volete vedere un film che abbia un respiro cinematografico e che non sembri un film per la televisione, allora il consiglio è quello di volgere la vostra attenzione verso un certo burattino di legno.

Titolo: Il Primo Natale
Produzione: Italia
Anno: 2019
Regista: Ficarra e Picone
Sceneggiatura: Ficarra e Picone, Nicola Guaglianone, Fabrizio Testini
Produzione: Medusa Film; Tramp Limited
Attori: Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Massimo Popolizio, Roberta Mattei, Giacomo Mattia
Genere: Commedia, Fantastico
Durata: 100′
Musiche: Carlo Crivelli