la voce recitante dei Racconti di primavera

Ci racconta in breve la sua storia professionale?
Sara Gozzi
: «Mi sono avvicinata al teatro un po’ per caso. A quattro anni ho cominciato con la danza classica che è, da sempre, la mia grande passione. In seguito ho iniziato a seguire corsi di recitazione, lettura espressiva, dizione; quindi a spostarmi per condurre laboratori teatrali presso strutture diverse. A Carpi, insieme a un attore di Nautai Teatro, lavoro da circa otto anni con un gruppo di adolescenti splendidi che, con il tempo, si sono appassionati sempre più alla magia del palcoscenico».

Cosa l’ha spinta a far parte di questo progetto, Racconti di Primavera?
S. G.: «Sono stata contattata direttamente da Ilaria Sacchi che, devo dire, mi è piaciuta subito. Credo molto nell’empatia e nella collaborazione tra anime simili».

Mixare recitazione, musica e canto lirico non deve essere facile. Come si è svolto il lavoro di costruzione del recital?
S. G.: «Ilaria aveva sin dall’inizio le idee molto chiare. Credo che sia importante che ognuno di noi sia conscio delle proprie responsabilità e consapevole del proprio contributo, fondamentale alla buona riuscita del tutto. Abbiamo lavorato dapprima singolarmente, poi insieme per amalgamarci e per creare un prodotto che potesse soddisfare le aspettative di tutti».

Si era già interessata a poetesse quali Annie Vivanti e Ada Negri?
S. G.: «Adoro la poesia. Cerco sempre di riempire ogni mia giornata di piccoli momenti poetici, nei quali leggo o ripeto mentalmente versi che mi fanno molta compagnia.
Conoscevo Ada Negri; non avevo mai letto nulla, invece, di Annie Vivanti».

Spesso le poetesse, come le scrittrici, sono relegate in secondo piano. Pensa sia arrivato il momento di ridare loro il giusto posto sugli scaffali dell’Arte con la A maiuscola?
S. G.: «Credo che i meriti vadano premiati indipendentemente dal genere. Ci sono poeti che hanno reso grande il nostro Paese e poetesse che non sono state da meno. Le donne, in questo campo come in molti altri, devono sempre lottare di più per farsi ascoltare, tuttavia credo che prima o poi le gratificazioni e i riconoscimenti arrivino. Non voglio pensare che il mondo di oggi sia ancora così arretrato da non voler vedere il valore di una verità e di una sensibilità non comuni, solo perché appartengono a una donna».

La sua autrice preferita?
S. G.: «Visto che stiamo parlando di poesia mi vengono in mente alcune autrici contemporanee che stimo moltissimo e che leggo sempre con grande trasporto emotivo: Patrizia Valduga, Alda Merini, Patrizia Cavalli, Mariangela Gualtieri. Uscendo dall’Italia, direi Wislawa Szymborska.
Amo molto il teatro di Sarah Kane, anche se ha scritto poco, essendo morta molto giovane. In ogni caso, la mia “scrittrice” preferita porta i pantaloni e si chiama Michele Mari».

Cosa pensa di questa esperienza che la sta portando in tour per varie città italiane?
S. G.: «Credo che sia una bella occasione per regalare alla gente uno spettacolo che unisce musica, canto e poesia. E credo, in ogni caso, che la comunicazione teatrale sia sempre biunivoca: ognuno di noi mostra una parte importante di sé a un pubblico che risponde, a sua volta, con un’attenzione tangibile e con reazioni spesso invisibili ma che è impossibile, anche dall’alto del palcoscenico, non percepire».