Variazioni impressioniste

La giovane Elisa Marzorati esegue i Préludes di Claude Debussy per l’etichetta Velut Luna. Bella copertina di Vera.

Riuscire a rendere le delicate e preziose sfumature della musica di Debussy, compositore che, a cavallo tra Ottocento e Novecento, cerca di coniugare prima la musica con le parole (Mallarmé, Verlaine, Dante Gabriele Rossetti, Baudelaire) e, successivamente, anche con le nuove tendenze pittoriche legate agli impressionisti, non è un’impresa facile. Questi Préludes con tutti i loro temi, a volte solo abbozzati, ne sono un esempio palese.
Ascoltandone l’esecuzione di Marzorati si attraversano umori, stati d’animo, luoghi dell’immaginifico. Chiacchiericci che sembrano provenire dalle profondità, emergendo alla superficie come bolle d’aria, per poi rituffarsi in acque profonde; tintinnii metallici e calde note che danzano come fiamme in cerchio intorno all’ascoltatore. Volute di suoni, solo a tratti più definiti, ma che paiono non voler mai rivelare cosa ci attende nel prosieguo dell’esecuzione.
Nella mente del pubblico le tonalità si alternano così come i temi musicali sempre imprevedibili, che lo abbandonano nel momento stesso in cui quest’ultimo sembrerebbe poterne finalmente afferrare l’essenza. Tonalità che si liquefano per poi ricomparire d’improvviso. A concludere i primi dodici brani, un motivo che sarebbe perfetto per accompagnare un film muto dell’epoca.
A seguire, l’ascoltatore si immerge in un’atmosfera più raccolta ma carica di attese che sfociano in giochi di note che si ripetono per poi avanzare in modo spedito, quasi tumultuoso, e quando sembra che quest’ultimo sia il tema base delle composizioni, improvvisamente una melodia altra prende a cullare l’orecchio e la mente dell’ascoltatore con piccoli suggerimenti musicali che si trasformano in increspature rincorrentesi sino ad accavallarsi. Note che sgorgano a fatica dal tappeto musicale e che, dal profondo, si librano nell’aria in una danza liberatoria che esplode nel finale (Feux d’artifice).
Durante l’ascolto si ha la sensazione che la pianista stia effettivamente cercando – come Debussy nelle sue composizioni – non un’esecuzione di brani fine a se stessa, ma la via a nuovi percorsi sonori, ancora inesplorati, che appaiono in trasparenza per poi sfuggire – intangibili ed evanescenti.

Elisa Marzorati esegue:
Préludes
di Claude Debussy
etichetta Velut Luna