Fratelli in cammino

Candidato ai David e candidabile agli Oscar, il cortometraggio italiano Baradar (Brother) narra la storia di due fratelli migranti.

Baradar è un coinciso dramma incentrato su due fratelli migranti rimasti orfani dei genitori e che dall’Afghanistan sognano di arrivare in Italia. Nonostante il legame, una notte il maggiore dei due decide di partire da solo. Con una grande semplicità di struttura, questa è la trama del corto, liberamente tratto da Stanotte guardiamo le stelle, di Alì Eshani. Il regista Beppe Tufarulo è lo stesso di Ferro, il docufilm su Tiziano Ferro prodotto da Amazon Prime.

Girato in una Puglia decisamente credibile come Afghanistan, Baradar parte da una situazione emotiva immediata, empatizzabile, molto facile da rappresentare anche togliendo, per assurdo, ogni dialogo. Tutto il corto si basa sui due soli protagonisti, due adolescenti afghani che anche nella vita reale hanno compiuto un viaggio della speranza fino in Italia per ricongiungersi al loro fratello maggiore e, decisament, la loro re-interpretazione è realistica e piuttosto ben riuscita.

La regia è molto sicura, per quanto l’uso della macchina a mano a volte sembri lievemente ridondante, almeno per le inquadrature in cui i personaggi sono fermi. Si sente che il cortometraggio è stato prodotto con un budget più che adeguato alla sua storia e non è un caso che stia facendo un ampio giro di festival e si trovi nella prima selezione dei cortometraggi che, sulla base del numero di quelli che in gergo si chiamano Oscarqualifying festivals, potrebbero ricevere una candidatura agli Academy Awards.

Ciò che forse non è il difetto ma il limite di Baradar è proprio il suo eccesso di professionismo, la fotografia eccessivamente curata, la qualità dell’immagine troppo alta per non dare una sensazione latente di ricostruzione tecnica. La stessa sceneggiatura del cortometraggio è improntata sullo storytelling più basilare: una narrazione che procede filata e senza sbavature per i quindici minuti del film breve, ma che in qualche modo avrebbe guadagnato dall’essere meno autoconclusiva, meno compiuta, con tanto di didascalie finali che ci informano del destino del fratello minore Alì dopo la scomparsa dell’altro. È soprattutto nei minuti finali, quando Alì resta solo con la lettera del fratello in voice over, che il corto risente di una certa retorica e le musiche di certo non aiutano a togliere a Baradar la sensazione di un lavoro ben costruito ma non fino in fondo sentito.

Titolo: Baradar (Brother)
Regista: Beppe Tufarulo
Sceneggiatura: Francesco Casolo
Attori principali: Nawid Sharifi, Danosh Sharifi
Fotografia: Francesco Di Pierro
Produzione: Tapelessfilm, Art of Panic
Distribuzione:
Premiere
Durata: 15 minuti
Genere: drammatico