Dopo i festeggiamenti per il 60° anniversario, il 61° Festival internazionale del film di Locarno (dal 6 al 16 Agosto) diventa sempre più vivace e impertinente. La programmazione è stata perfezionata e arricchita: due mostre, due libri, una nuova struttura di accoglienza e dibattiti ai piedi della splendida magnolia all’ingresso della Piazza, PardoWay per incontrarsi e divertirsi giorno e notte, nuovi spazi e supporti di comunicazione per gli addetti ai lavori, una nuova illuminazione per la Piazza Grande e infine l’introduzione della sottotitolazione elettronica nei due concorsi riservati ai lungometraggi. Con aria noncurante, il passo felpato, il leopardo ormai sessantenne – fresco del restyling dell’anno scorso – è più dinamico che mai.

Il programma intende presentare tutti i film – nessuno escluso – sotto la migliore luce possibile, una luce che li valorizzi al meglio, davanti al pubblico e ai professionisti del settore; dalla Piazza Grande alle sperimentazioni di Play Forward, dal Concorso internazionale ai Pardi di domani senza dimenticare il Concorso Cineasti del presente, Ici et Ailleurs o Open Doors.

Con un’ottica più chiara, il Festival offre dunque maggiore spazio a una delle componenti essenziali dello spirito di Locarno: gli incontri – programmati o fortuiti – tra i cineasti e il loro pubblico.

Se osserviamo da vicino la natura dei film presenti nell’edizione 2008, il Festival, quest’anno come mai prima, offrirà il suo orecchio attento per cogliere le voci del tempo e del mondo; sono innumerevoli i film che, direttamente o indirettamente, affrontano grandi temi politici e sociali. E ciò avviene spesso attraverso il denominatore comune più piccolo: la famiglia, o meglio ciò che ne resta, genitori assenti, figli perduti, emarginati di una società alla deriva.

Segno dei tempi. Il confronto fra la natura e l’uomo, l’ecologia e lo sviluppo sostenibile sono temi molto presenti. E anche se il programma della Piazza Grande offre in questa edizione diverse occasioni di viaggiare nel passato, sono soltanto un pretesto per parlare del presente, e quindi della realtà, che sia attraverso film d’azione, melodrammi, film-opera o adattamenti cinematografici. Altro segno di importante evoluzione del cinema è la sfumatura del confine tra documentario e finzione, al punto da confondere i generi e la mente, in un’indecisione gioiosa e indubbiamente positiva per il rinnovamento delle forme.

Due dei cineasti che celebreremo in particolare in questa edizione – A. Gitai con il Pardo d’onore e N. Moretti con una retrospettiva integrale, un libro e una mostra – ne sono i principali artefici. Il loro cinema è una formidabile opera di creazione che mostra, sempre, un presente che riguarda tutti, mescolando la finzione più pura a tracce di realtà, un presente che disincanta e un futuro che, speriamo, saprà comunque incantarci.

Almeno al cinema.