Recensione Jean Gentil

Guzmán e Cárdenas firmano un film asciutto su Haiti e su un’umanità in cerca di risposte e certezze in un mondo che cambia continuamente.

Haiti. Un terremoto sconvolge la terra, il paesaggio, la vita e, soprattutto, il futuro di coloro che subiscono la catastrofe. D’un tratto si è obbligati a ripensare i binari sui quali l’esistenza sembrava scorresse sicura. Ci si sente intrappolati come nel Memoriale di Eisenman all’Olocausto: anche lì le scelte diventano obbligate, e a destra come a sinistra il labirinto ci ingoia.

Un uomo che ha studiato, improvvisamente, è costretto a ricominciare tutto daccapo. Il mondo che lo circondava gli è diventato estraneo, col tempo stenta sempre più a riconoscerlo e a riconoscersi e, alla fine, arriverà a rifiutarlo. Il rumoroso caos della città fa da sfondo e disturbo: gli provoca mal di testa, lo spiazza sempre più. Le umiliazioni che subisce anche da coloro che pensava gli fossero più vicini rendono indispensabile il suo allontanamento dallo spazio conosciuto e la scoperta di un nuovo mondo e di un modo altro di esistere.

Un percorso nel tempo e nello spazio, con un progressivo regredire a un’esistenza animale, ma anche nella fede e nell’incapacità della stessa di produrre i risultati sperati. Le strade che stravogono il territorio sembrano l’unico mezzo per il nostro mondo (inteso come modo di vivere e produrre) di progredire, mentre il latifondismo delle grandi piantagioni devasta e immiserisce larghi strati della popolazione.

Un film teso, a volte divertente grazie all’ingenuità disarmante del protagonista, soprattutto nei confronti delle donne. Jean è insieme se stesso e, simbolicamente, una Haiti in disfacimento che cerca la propria strada e rifiuta di essere usata e abusata. Il ritorno allo stato primordiale è la risposta che trova il protagonista, ma a noi restano le sue domande: «Quale uso fa l’uomo della Terra?» Il terremoto ha sconvolto la città ma la ripresa dall’alto delle bidonville che assediano le rovine, cingendole da ogni parte, non è meno impressionante dell’urlo del protagonista.

Scabra denuncia, un film da vedere.

Sezione Orizzonti
Jean Gentil
Regia Laura Amelia Guzmán e Israel Cárdenas
Repubblica Dominicana, Messico, Germania, 84′
v.o. spagnolo, creolo – s/t inglese/italiano