Durante le prove finali del nostro ultimo spettacolo, nell’arco di tempo che precede il debutto in scena, mi pungeva dentro l’idea del nuovo progetto da realizzare.

Sempre tratto da un racconto di Edmondo De Amicis; si sa, l’innamoramento è così, esclusivo. E con gli irrinunciabili compagni di lavoro delle altre opere: Stefano, con cui costruire con pazienza, soprattutto la sua, le disposizioni delle luci e degli elementi sonori; Dario, compositore delle musiche; mia sorella Anna, fotografa di scena, e Giuseppe, compagno della mia vita e attore. Fino ad oggi, attore unico delle mie messe in scena.

Desideravo, tuttavia, aprire ad una presenza femminile il mio terzo lavoro da De Amicis.
Così chiesi a Licia, che accettò entusiasta. La nuova squadra era fatta.
Una donna e un uomo sul palco mi servivano per drammatizzare il contrasto tra luce ed ombra che a volte combatte in alcuni di noi, in molti forse, contrasto che trovai nelle pagine scritte da De Amicis nel racconto autobiografico Il mio ultimo amico, pubblicato nel 1900. Due anni prima l’amato figlio primogenito Furio si era dato giovanissimo la morte, impugnando una pistola da cui aveva fatto partire il fatidico colpo nel parco del Valentino, a Torino. L’anno seguente avveniva la sofferta separazione dalla moglie.

Questi eventi tragici non erano esplicitati nel racconto, che si ambientava a ridosso di essi nella casa del famoso scrittore, ove viveva insieme al figlio più piccolo.

Licia e Giuseppe interpreteranno entrambi la parte dello scrittore…