Abbiamo seguito per voi:

  • Mudbound (Film)

Solo un film per l’uggiosa giornata di oggi, le cui condizioni meteo non sarebbero potute essere più appropriate, visto il titolo della pellicola: Mudbound di Dee Rees (Pariah, Boys on Film 9: Youth in Trouble).

Il film distribuito da Netflix, adattamento dell’omonimo romanzo di Hillary Jordan, è stato presentato quest’anno al Sundance Film Festival, dove ha ricevuto una calorosa accoglienza e addirittura una standing ovation.

Cosa non troppo difficile da immaginare, in realtà, perchè Mudbound, con i suoi 134 minuti di durata, merita la vostra attenzione.

La seconda guerra mondiale non risparmia nessuno, e dopo l’attacco a Pearl Harbor, anche gli Americani prendono parte al conflitto.

L’entrata in guerra del paese significa arruolamento di giovani uomini, neri o bianchi che siano.

La nostra storia si concentra sulle vicende di due di questi ragazzi e dei i loro famigliari: Jamie McAllan, secondogenito di bianchi proprietari di una fattoria nel Mississipi, e Ronsel Jackson, la cui famiglia si occupa di arare i campi dei McAllan (uno dei pochi lavori reputati adatti per le persone di colore).

I due, avendo vissuto entrambi gli orrori della guerra, tornano a casa provati e spaesati, condizione che li accomunerà e permetterà loro di stringere amicizia.

Ma potete immaginare quanto fosse complicato negli anni ’40 portare avanti legami di questo tipo: agli uomini di colore non era permesso utilizzare la porta principale di un negozio, scegliersi i posti a sedere sull’autobus, utilizzare gli stessi servizi degli uomini bianchi… Come avrebbero potuto permettere che si instaurasse del reciproco rispetto tra due razze differenti?

Ma in Mudbound, non si esplorano solo questioni razziali.

Con inquadrature e sequenze cariche di significato e una sceneggiatura puntellata di elementi che, andando a convergere, ci conducono allo scioglimento dei nodi iniziali, viene evidenziata una povertà latente, un disagio sociale, una difficoltà insita nella vita di campagna dell’epoca.

“I miei sogni erano color marrone”, afferma Laura, il personaggio di Carey Mulligan (Il Grande Gatsby, Suffragette).

Marrone come il fango che li circonda, e che li ricopre letteralmente e figurativamente.

E la sporcizia di cui affermano di liberarsi soltanto il sabato, giorno dedicato alla doccia, è in realtà connaturata nella loro società, e non è possibile sciacquarla via così facilmente.

Diversi punti di vista, diverse voci, diversi occhi raccontano la stessa storia, con un’onestà disarmante.

È inutile fare nomi quando si tratta di dar credito alle interpretazioni: il cast è ben assemblato, in alcuni casi già rodato – per esempio, Carey Mulligan e Garrett Hedlund (Tron, Unbroken) hanno già collaborato in precedenza nel film A proposito di Davis – ed entrano perfettamente in sintonia con i propri personaggi.

Mudbound è uno sguardo dal carattere intimista e universale alle dinamiche familiari e patriarcali del periodo post-bellico, alle concezioni limitate del valore umano e alla lotta per la sopravvivenza, di qualunque colore essa sia tinta.