Donne in scena. 21 reading teatrali per una Storia mai raccontata è una raccolta di sceneggiature che Valeria Palumbo ha scritto per guardare alla storia da una prospettiva tutta al femminile.

Chi accorda l’intreccio di date, personaggi, trattati, sopraffazioni, omicidi e battaglie più o meno “giuste”? Che nome ha il motore che macina gli eventi nella sua fucina polverosa? Valeria Palumbo prova a narrare la Storia dalla parte di un dio al femminile, un dio che non aspira all’immortalità, ma essendo fatto della materia della mancanza, può amare un uomo alla volta, per accompagnarlo – come Roxane farà con Alessandro Magno – fino alla dimora in cui non sarà più.

Entrare nella vastità della storia è avvertire il “senza limite” femminile. Gli aneddoti di uomini che conquistano regni, si appaiano a quelli di donne che partecipano del loro potere: Olimpiade, madre di Alessandro, precede Fulvia, moglie di Marco Antonio. E Faltonia Betizia Proba, poetessa romana? Sapevate che Ambrogio, poi Vescovo di Milano, aveva «il naso lungo, era stempiato, aveva le orecchie a sventola e un occhio più chiuso di un altro»?

I santi non sono poi così santi, i papi non sono così religiosi, gli imperatori obbediscono solo al potere che li istituisce. Tutto ciò fa della Storia un album di fotografie in posa, un’altare dell’Io sotto al cui piedistallo si consuma il caos privato, un defilé molto articolato in cui la mancanza è vestita con corona e scettro. Valeria Palumbo nei suoi reading mette a nudo la Storia, con un garbo che adesca tra raffinato gossip e dolce ironia.

Nomi di parentele improbabili (ma documentatissime) seguono a intrecci che parodizzano il rotocalco. Se la storia è un insieme di eventi che – arrogandosi il diritto di entrare nel suo Libro – sono disposti a sopraffare, a mentire, a uccidere, alle donne che occupano una posizione realmente femminile non interessa immedesimarsi nella voce più grossa. Valeria Palumbo ci racconta la Storia come rumore, come strepito di padellame; nella grazia di evocare quanto di femminile vi ha operato, l’autrice rinuncia quindi a intravedere un disegno ordinatore.

Alarico, Re dei Visigoti, scende su Roma nel 409 e l’assedia. La città eterna cade, ma il mondo – come gli antichi credevano – non finisce. Rimane la nostalgia di un ordine perduto, di una grandezza corrotta; la storia è un’indifferente altalena tra ascesa e caduta, che non risparmia nessuno. Con una piacevole ebbrezza si passa tra gli altri da Demetriade e Pelagio (antagonista di Sant’Agostino) alla storia d’amore tra Clara Wieck con Robert Schumann, e da qui alla signora Despard-French. Ma chi è? «Nel loro sangue – Palumbo cita Clara – scorre l’anonimato. Il desiderio di nascondersi dietro un velo le possiede ancora».

Lo sguardo che emerge in questi reading ha una nuance molto singolare. Se la posizione femminile è in grado di essere non tutta sotto il primato fallico, allora può porsi a latere della follia che si annuncia con un marziale rullo di tamburi, lì dove soffia la poesia ma anche dove può vivere la pietà per quegli uomini che cadono in nome di un totem miserevole e bugiardo.

Valeria Palumbo ci ricorda che la poesia femminile ha generato esempi come Isabella Morra, Karoline von Gunderrode, Evelina Cattermole, Alfonsina Storni. La pietas ha aperto la strada a quelle donne che hanno raccontato la Grande Guerra, ma senza il furore dell’assalto: Edith Cavell, Flavia Steno (si firmava Mario Valeri per aggirare il divieto di corrispondere dal fronte), Nellie Bly, Dorothy Lawrence. Sono loro che nel primo Novecento eserciteranno uno sguardo sbieco: invece di vedere il trionfo secondo l’imperante retorica nazionalistica, guarderanno all’uomo ferito, ucciso, impazzito, malato, corrotto. Come tali sono state condannate a quella damnatio memoriae che dall’età romana giunge ai giorni nostri.

I reading di Valeria Palumbo sono nati per essere letti in poltrona o per avere un destino scenico? Certamente per entrambi gli usi, tuttavia il regista che avrà la possibilità di farne teatro completo (sotto forma di lettura scenica, magari accompagnata da musica, i testi sono già attivi e rodati da anni), accetterà una sfida elettrizzante. Essendo questo testo il corpo di un pensiero femminile, non sarà un problema per l’autrice lasciare che venga smembrato, sezionato, tagliato e incollato ora qui, ora lì, per esaltarne la capricciosità intellettuale che non deve lasciare traccia se non la giocosità quasi rossiniana, burlesca e allo stesso tempo disillusa, capace di spogliare la storia come una ballerina d’avanspettacolo. In questo modo il Teatro prenderà molto sul serio quelle donne che hanno lasciato una sofferta traccia, facendosi allo stesso tempo beffe della Storia che le ha – anche se non del tutto – condannate all’oblio.

Donne in scena. 21 reading teatrali per una Storia mai raccontata
di Valeria Palumbo
Edizioni Enciclopedia delle donne, 2017