Il prolifico autore bolognese tende a riproporre le proprie coordinate biografiche nei film che gira, e mentre in Quando Arrivano Le Ragazze esplorava frustrazioni, patimenti e passioni della sua adolescenza, ne Il Papa’ di Giovanna si volta indietro fino all’infanzia.

Avati ha fatto ricostruire negli studi di Cinecitta’ l’appartamento dove abitava da piccolo, a via San Vitale 51 a Bologna, e dichiara di non essere andato lontano per cercare le sfumature del suo Michele Casali (Silvio Orlando) il papa’ del titolo: “C’è molto di me nel personaggio di Silvio Orlando: anche mia figlia ha attraversato momenti difficili e io le sono stato acconto come lui, raccontandole mondi che non esistono per proteggerla“.

La storia racconta un dramma in parte ispirato ai fatti di cronaca contemporanei (Garlasco e compagnia bella), visto dalla prospettiva forse meno ghiotta per i tabloid e la stampa: il nucleo famigliare che gestisce non un lutto, bensi’ un’omicida.

Giovanna e’ una ragazza bruttina che uccide una compagna per gelosia, e mentre la madre (Francesca Neri) le voltera’ emotivamente le spalle “Una madre terribile – dice la Neri- che mi ha fatto soffrire molto. Comunque mi fa quasi tenerezza, non si può giudicare dall’esterno le dinamiche genitori e figli. Lei si allontana e vive il suo dolore, la sua debolezza“, il padre la sosterra’ fino all’inverosimile, fino all’osmosi e alla preoccupante sovrapposizione.

Avati non smette di pescare volti amici della Tv, e dopo aver sdoganato Katia Ricciarelli e Vanessa Incontrada sul grande schermo, si cimenta con Ezio Greggio, riabilitando la sua immagine che trasporta con se’ echi di tapiri sullo sfondo seppiato di un film ben confezionato e, a quanto pare, discretamente convincente.

Da sottolineare l’impennata della nascente Alba Rohrwacher, fresca vincitrice del David di Donatello e richiestissima dai nostri autori.

La proiezione di questo film in concorso non ha risparmiato colpi di colore; fischi sul logo della Medusa produttrice, e lunghi minuti senza audio, in cui i giornalisti presenti hanno potuto espletare la loro pulsione urlatrice capitanati da un Gianni Ippoliti al grido di “Alzi la mano chi vuole l’audio”.

C’est l’Italie!