In missione per conto di Dio

Perso Michael Bay, Bad Boys ci regala, al netto di alcuni difetti, il miglior capitolo del franchise.

A Miami il detective Marcus Burnett è deciso ad andare in pensione dopo esser diventato nonno e a nulla valgono i tentativi del suo collega Mike Lowery di farlo desistere.

Tuttavia gli omicidi di tutti i loro colleghi e amici per mano di un misterioso sicario in motocicletta spingeranno i due detective a unire nuovamente le forze per risolvere quest’ultimo caso.

«Si ricorda di Hans Gruber, agente McClane? Lui è suo fratello Simon» erano con queste parole che in Die Hard – Duri a morire, Bruce Willis scopriva l’identità del suo avversario, tornato per vendicarsi dell’omicidio del fratello. Come spiegava bene Randy in Scream 3, nel terzo capitolo delle trilogie il passato torna a tormentare il protagonista: è successo a John McClane, alla famiglia di Dominic Toretto in Fast 7, a Tony Stark in Iron Man 3 e adesso anche alla coppia di detective Lowery e Burnett. Perso Michael Bay – che qui compare in un simpatico cameo – la regia passa alla coppia Adil El Arbi e Bilall Fallah – già registi di Black e Patser – che si approcciano al franchise con una certa riverenza nei confronti del loro predecessore.

La loro regia non tenta di scimmiottare lo stile ipercinetico di Michael Bay – il famoso e famigerato Bayhem – quanto di omaggiarlo. La coppia rimane comunque funzionale alla storia che non cerca mai di prevaricare – come invece accadeva nei due capitoli precedenti. Tuttavia, dove il film migliora, e dove riesce a portare a casa il risultato, è nella sceneggiatura: il ruolo della tecnologia, il pensionamento e l’incapacità di accettare l’avanzamento dell’età sono i punti centrali di questo film.

Certo, nulla che non si sia visto in altri film – tra cui Gemini Man, altra pellicola con Will Smith – ma tuttavia capace di infondere respiro alla storia ai personaggi. Inoltre c’è anche un’interessante analisi per quanto riguarda il concetto di famiglia che qui viene addirittura triplicato: da una parte que..a felice di Marcus, dall’altra quella disfunzionale dei cattivi e la terza di cui non farò menzione per non rovinare la sorpresa agli spettatori.

Quindi, se non ci troviamo di fronte a un altro Gemini Man il merito è soprattutto della scrittura e non è un caso che tra gli autori dello script figuri Joe Carnahan, sceneggiatore e regista di film action con un curriculum notevole – The Grey e Pride and Glory.

Attenzione, non stiamo parlando di una pellicola perfetta. Il secondo atto risulta la parte più debole della pellicola e ci si chiede come mai dei personaggi comprimari l’unico che venga veramente approfondito sia Dorn, ben interpretato da Alexander Ludwig. Proprio per quanto riguarda le interpretazioni, gli attori sono tutti in palla: Martin Lawrence e Will Smith sembrano divertirsi un mondo, la loro alchimia e il vero e proprio motore di questo film e Joe Pantoliano si dimostra ancora una volta come uno dei migliori caratteristi di Hollywwod.

Tuttavia la vera sorpresa viene da Kate del Castillo. Sarebbe stato facile abbandonarsi a un’interpretazione perennemente in overacting e invece l’attrice da vita a una villain asciutta che recita quasi per sottrazione. In conclusione, Bad Boys For Life, rispetto ai predecessori, perde in esplosioni ma guadagna nel respiro che conferisce ai suoi due protagonisti, di sicuro non è un male.

Titolo originale: Bad Boys: For Life
Titolo italiano: Bad Boys: For Life
Produzione: Stati Uniti
Anno: 2020
Regista: Adil El Arbi e Bilall Fallah
Sceneggiatura: Peter Craig, Joe Carnahan, George Gallo, Chris Brenmer
Produzione: Columbia Pictures, 2.0 Entertainment, Jerry Bruckheimer Films, Overbook Entertainment
Attori: Martin Lawrence, Will Smith, Joe Pantoliano, Alexander Ludwig, Vanessa Hudgens, Kate del Castillo
Genere: Azione, Commedia
Durata: 123 minuti