In questo periodo di quarantena sono disponibili su RaiPlay due film italiani particolarmente originali e interessanti, accomunati dall’essere entrambi diretti da una regista e attrice teatrale alla prima esperienza cinematografica: si tratta di Via Castellana Bandiera di Emma Dante, presentato a Venezia nel 2013, e di N-Capace di Eleonora Danco, presentato al Festival di Torino nel 2014.

Questi due film sono per certi versi molto simili e per altri molto diversi; e può essere senz’altro interessante procedere a un’analisi comparata di queste due opere, rappresentanti di un’efficace e inedita sintesi di linguaggio cinematografico, teatrale e documentaristico.

fonte foto: Panorama.it
fonte foto: Panorama.it

Dei due, Via Castellana Bandiera della Dante è quello più vicino al linguaggio cinematografico tradizionale; pluricandidato ai Nastri d’Argento e ai Globi d’Oro, ha fruttato la Coppa Volpi ad Elena Cotta, veterana dei palcoscenici italiana, co-protagonista del film accanto ad Alba Rohrwacher e alla stessa Dante.

Le vicende di Via Castellana Bandiera si svolgono in un’unità di tempo e di luogo, nell’omonima via della periferia di Palermo dove un giorno come tanti si consuma un inaspettato scontro di civiltà. Nello stesso momento, nei due sensi opposti di una strada di cui il Comune non ha mai stabilito il senso unico, attraversano Via Castellana Bandiera due macchine: in una stanno Rosa (Dante), originaria di Palermo, e Clara (Rohrwacher), coppia lesbica venuta in Sicilia per il matrimonio di un amico; nella seconda l’anziana vedova Samira Calafiore (Cotta) con tutta la propria famiglia. Né Rosa, al volante della sua macchina, né Samira decidono di retrocedere per lasciar passare l’altra, e quello che doveva essere un banale incrocio diventa un’irrazionale sfida fra due donne altrettanto testarde che si protrae fino all’alba del giorno dopo; invano Clara e i parenti di Samira cercano di convincere ora l’una ora l’altra a fare marcia indietro, e intanto il buon Filippo Mangiapane (Carmine Maringola, storico volto del teatro di Emma Dante) cerca di speculare sulla situazione indicendo un giro di scommesse nella via.

Via Castellana Bandiera, prodotto dalla Vivo Film e da RAI Cinema e basato su un romanzo che Emma Dante aveva scritto nel 2008, si colloca perfettamente in linea con le tematiche del suo teatro. Da un lato, vi è la grande attenzione per il mondo popolare, materno e carnale già potentemente espressa nella Trilogia della famiglia con cui Emma Dante aveva esordito nei primi anni duemila e che si ritrova pienamente anche ne Le sorelle Macaluso e in Misericordia, il suo ultimo lavoro teatrale, presentato lo scorso gennaio al Piccolo di Milano. Al tempo stesso la vicenda conserva un sapore mitico e tragico, riprendendo e cristallizzando un antico nucleo narrativo – lo scontro su chi deve avere la precedenza su una strada percorribile in sensi opposti – che, passando attraverso il Fra Cristoforo di Manzoni, fa capo allo stesso Edipo Re di Sofocle. Una curiosa scelta di scenografia prova ad evidenziare il carattere illogico e pienamente evitabile dello scontro: via via che le riprese procedevano, la scenografia della strada veniva allargata di un metro, fino ad arrivare a una larghezza attraverso cui passerebbe un tir per l’inquadratura finale.

Dovendo relazionarsi per la prima volta con il mezzo cinematografico, Emma Dante e il suo direttore della fotografia Gherardo Gossi si riallacciano alla tradizione del Realismo cinematografico, con una macchina da presa raramente ferma, ma allo stesso robusta e compatta nell’evitare un’inquadratura eccessivamente traballante, e molto vicina alla fisicità delle interpreti; dal Neorealismo nostrano riprende invece l’utilizzo di attori non professionisti e gente del posto nei ruoli dei non protagonisti e nell’imponente processione finale, mentre chiude la vicenda il sacro canto profano dei fratelli Mancuso, premiati a Venezia con il premio Soundtrack Stars per la colonna sonora. Del successo a Venezia ha dato una buona sintesi la stessa Emma Dante, chiosando che «noi palermitani siamo strani: con Via Castellana Bandiera vince la Coppa Volpi un’attrice che non dice una parola e vince la musica di un film senza colonna sonora»; prima della vittoria Elena Cotta aveva del resto dichiarato che «uno dei grandi sogni di chi fa teatro è quello di poter arrivare a esprimere delle frasi, dei concetti, soltanto con la mimica. Senza aprire bocca. Il personaggio di Samira è la summa di questo desiderio».

N-Capace
fonte foto: sito Huffington Post

N-Capace di Eleonora Danco, prodotto da BiBi Film e da RAI Cinema, è invece più indefinibile sotto un profilo strettamente cinematografico. La trama ufficiale del film dice che «tutto è nato da un rifiuto, dal non voler soffrire per la morte della madre. La protagonista, Anima in pena, ha un conflitto con l’anziano padre e i luoghi della sua infanzia. In questo viaggio tra Terracina e Roma, nello struggimento che la sovrasta, si ferma a parlare con gli anziani e gli adolescenti. È attratta dalle loro facce, dalle voci, e li interroga. Due generazioni che hanno in comune il vuoto, la sospensione. Entrare nelle loro emozioni. La memoria e i ricordi: distruggerli o abbracciarli? Anima in pena è in attesa di avere il permesso dalla madre per fare il bagno al mare. È in attesa di buttarsi nella vita».

Concretamente, N-Capace prende le forme di un road movie inquieto e un po’ esistenzialista, che nella sua essenzialità formale risulta vicino e allo stesso tempo lontano dal cosiddetto cinema sperimentale. Come nel caso di Via Castellana Bandiera, N-Capace si riallaccia inevitabilmente al lavoro della Danco a teatro, e soprattutto ai suoi ultimi spettacoli come dEVERSIVO, presentato al Teatro India di Roma nel 2017; tuttavia, rispetto ai monologhi, il film riscopre una dimensione corale prima preclusa, mentre accanto ai monologhi in voice over che riportano i turbamenti e le inquietudini della protagonista Anima in Pena trovano voce numerose altre persone-personaggi che abitano il mondo indefinito fra Roma e Terracina.

Particolarmente belle e poetiche le testimonianze di alcuni degli anziani, a cominciare dal padre della Danco; particolarmente agghiaccianti e disarmanti quelle di alcuni dei giovani, provenienti dalle scuole e dai palazzi di Tor Bella Monaca. Eleonora Danco, che ha un breve ma significativo curriculum cinematografico che comprende anche La cena di Ettore Scola e Io sono tempesta di Daniele Luchetti, interroga questi volti e queste persone con un candore e una schiettezza non comuni, ottenendo – almeno così pare – generalmente risposte altrettanto sincere. «Tu ci credi nell’aldilà?» e «Quanti anni avevi quando l’hai fatto per la prima volta?» sono i due estremi entro i quali oscillano tutte le domande che pone la Danco ai suoi interlocutori, con un incalzare quasi socratico che si rivolge però alla esistenza individuale e alle innumerevoli declinazioni del Vuoto piuttosto che ai concetti e alle definizioni di vero, bello, utile che nascevano dalla maieutica filosofica. Oltre che dei monologhi interiori e dei dialoghi esteriori, il film si nutre anche di brevi inquadrature che si ispirano al Surrealismo e alla Metafisica pittorica: Eleonora Danco nella vasca da bagno coperta da biscotti della colazione, suo padre e la sua badante che indossano due tute da astronauta, maschere della morte che si incamminano su una ferrovia deserta con un cartello al collo che li definisce come «professori». Rispetto a Emma Dante, Eleonora Danco ha scelto un’inquadratura ben più statica, attraversata dalla sola luce naturale, e N-Capace viene movimentato principalmente dal suo montaggio atipico e contrappuntato.

Decisamente eterogenei sul piano della forma, i film di Emma Dante ed Eleonora Danco si rivelano profondamente affini sul piano del contenuto. In un periodo in cui il cinema italiano è sovrappopolato da film che rappresentano una periferia stereotipata e tanto ineluttabilmente quanto inspiegabilmente condannata all’immobilità, Via Castellana Bandiera e N-Capace sono una vera boccata d’aria fresca. Non si tratta di edulcorare la realtà o di infondere una positività ingiustificata, paternalistica, ma di ascoltare la periferia, di lasciarla parlare – e di non limitare lo sguardo a essa. Quello che si consuma fra Rosa (con Clara) e Samira è, se vogliamo, uno scontro di civiltà; ma ogni scontro c’è un incontro, e mentre le due donne al volante hanno il loro testa a testa di gesti e sguardi Clara ha modo di confrontarsi con i ragazzi della via, di conoscersi e lasciarsi conoscere, anche a prezzo di qualche offesa o incomprensione.

L’elemento del dialogo/incontro è ancora più presente nel film della Danco; certo ci si può chiedere quanto ogni intervista/interrogatorio unilaterale non miri essenzialmente a vedere confermate le tesi pregresse di chi chiede, ed è difficile pensare che la Danco come qualunque altro spettatore non abbia alcun pre-giudizio rispetto, per esempio, alla ragazza che ha abbandonato l’istituto tecnico «perché non le andava» di continuare; ma qui nessuno ha preteso di avere un’oggettività, di avere altro da offrire se non una visione personale e soggettiva del mondo. Non se ne può fare una regola generale, ma, tenendo a mente anche altri esempi, magari stranieri, di registi e drammaturghi teatrali che hanno fatto occasionali incursioni nel cinema come il Martin McDonagh di Tre manifesti a Ebbing, Missouri o il David Mamet del biopic televisivo Phil Spector, l’impressione che se ne ricava è che i frutti filmici di simili innesti siano decisamente più autentici, più verosimili e più vivi di quelli che aderiscono senza sbavature alla regola dei tre atti cinematografici o all’alternanza campo-controcampo nel montaggio.

E nella loro duplice esplorazione, Emma Dante ed Eleonora Danco ritrovano, negli angoli più inaspettati, una vitalità umana che sembrava del tutto perduta sia nella dimensione della metropoli sia nella rappresentazione della periferia generalmente offerta dal nostro cinema. Una vitalità che forse altri non vogliono rappresentare. Che forse non possono più rappresentare.

Titolo: Via Castellana Bandiera
Regista: Emma Dante
Sceneggiatura: Emma Dante, Licia Eminenti, Giorgio Vasta, dall’omonimo romanzo di
Emma Dante
Attori principali: Emma Dante, Elena Cotta, Alba Rohrwacher, Carmine Maringola,
Renato Malfatti
Scenografia: Emita Frigato
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Benni Atria
Costumi: Italia Carroccio
Produzione: Vivo Film, OffSide, Ventura Film, RAI Cinema, Slot Machine
Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà
Durata: 90’
Genere: commedia, drammatico
Uscita: 19/09/2013

Titolo: N-CAPACE
Regista: Eleonora Danco
Sceneggiatura: Eleonora Danco
Attori principali: Eleonora Danco, Riccardo Vitiello
Fotografia: Daria D’Antonio
Montaggio: Desideria Rayner, Maria Fantastica Valmori
Costumi: Alessandro Lai
Produzione: Bibi Film, RAI Cinema
Distribuzione: True Colours – Glorious Films
Durata: 80’
Genere: sperimentale, commedia, drammatico
Uscita: 19/03/2015