Intervista a Massimo Pistone

Astrazione all’Isola del Cinema di Roma. Dal 25 al 28 Agosto, all’interno dell’Isola Tiberina, si terrà la V edizione del Festival Internazionale del Cinema astratto.

L’evento sponsorizzato dalla Link Campus University e dall’associazione Zac, riprende una tradizione interrotta nel 1951, da quando Jean Raine presenziò a Liegi, l’ultimo festival di cinema astratto del XX secolo. ù

Il direttore di Abstracta, Massimo Pistone, fondatore dell’Istituto Superiore della Comunicazione a Montecelio, responsabile del Servizio cinema della Regione Lazio e del centro studi di Comunicazione audiovisiva della Link Campus University, ha accettato di descrivere a Persinsala, il recupero di un genere cinematografico quanto mai attivo ed attuale, capace di mostrare le contraddizioni e gli sviluppi del linguaggio filmico contemporaneo, di inserirsi a pieno nell’immaginario collettivo, proprio per la sua totale libertà espressiva, di sperimentazione immediata ed universale, aperta a tutte le interpretazioni ed elaborazioni, dal surrealismo al dadaismo, dal costruttivismo russo dei vari Tatlin, Rodcenko, El Lissitzky, al made ready di Duchamp e Man Ray; un linguaggio che a prima vista può apparire obsoleto, da esperti, da storici del cinema, ma che viceversa può essere fruibile da tutti, divenendo un vocabolario estetico e percettivo comune attraverso cui capire il presente ed interpretare il futuro.

SINTESI DEL FESTIVAL

Abstracta, Il Festival Internazionale del cinema astratto, si terrà all’Isola Tiberina, dal 25 al 28 Agosto. Durante la prima serata, 25 Agosto, ore 21,30, dopo una breve presentazione del festival da parte del Presidente dell’Isola del Cinema Giorgio Ginori, che ospita la manifestazione, e il Direttore di Abstracta Massimo Pistone, in Piazzale Eusculapio, verranno presentati i film fuori concorso, tra cui Devotes of the precipitate di Julian Semilian e Vladimir Maiakovski di Franck Ancel,. Surexit I di Alberto Boem e Double tunder di Leslie Raymond e Jason Jay Stevens. Nella seconda e terza serata, andranno in scena i film in concorso, ognuno portatore di una speciale interpretazione dell’astrattismo cinematografico, premiati durante l’ultima serata dal presidente della giuria internazionale, il maestro del cinema astratto spagnolo, Javier Aguirre, che presenterà inoltre un suo film del 1970, della serie anticine, Objetivo 40. Subito dopo verrà proiettato in anteprima, una versione non definitiva di un progetto montato dal regista americano Saul Saguatti, vincitore la scorsa edizione del premio come miglior film, con interviste e musicazione di Andrea Martignoni, con la partecipazione di autori quali Vincenzo Gioanola, Alvise Renzini, Mario Verger, Tommaso Cerasuolo, Leonardo Carrano, Alessandro Pierattini e lo stesso Saguatti.

Ulteriori informazioni sono reperibili sul sito ufficiale: http://www.abstractacinema.com/

INTERVISTA A MASSIMO PISTONE

Perché la scelta di organizzare un festival di cinema astratto?

MP: Siamo partiti dalla profonda convinzione che l’arte non è un orpello del mondo, ma lo strumento più sottile e potente della conoscenza e della comunicazione, con cui rendere limpido il senso del vivere, sviscerarne le contraddizioni portandole a maturazione. L’astratto in particolare possiede al massimo grado questa capacità, perché non utilizza simboli riconoscibili, non ha bisogno di un soggetto che interpreta ciò che vede e sente, all’interno di preciso contesto sociale, ma comunica direttamente attraverso segni, colori, suoni e movimenti. L’astratto diviene comprensibile se riusciamo a superare il terrore che ci incute, forse perché, istintivamente, abbiamo paura di perderci e di essere risucchiati a ritroso.

Pensava che il festival raggiungesse un respiro internazionale?

MP: Circa 400 film giungono ogni anno da tutto il mondo, creando un luogo dove gli autori di questo cinema, antico quanto quello di finzione, possano confrontarsi, conoscersi e scambiare opinioni. Ma vorrei ricordare che l’astrattismo cinematografico ha sempre avuto, come quello pittorico, un respiro internazionale. L’ultima mostra del cinema astratto che si svolse in Belgio, a Liegi, nel 1951, organizzata da Jean Raine, vide la partecipazione dei maestri del cinema degli anni ‘20 e ’30, Leger, Duchamp, German Dulac, Ernest, Veronesi, Len Lye, Richter, Henri Moore ed altri. Abstracta non è da meno, essendo stato presentato al Living Theatre di New York, al Cairo, passando per Marsiglia e Bangkok, dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Chieri al Dipartimento Cinema e teatro dell’Università di Vienna.

Come è cambiato l’astrattismo dai primi del novecento ai giorni nostri?

MP: L’astrattismo oggi non è ne deve essere un’avanguardia elitaria, ma un’esperienza a cui partecipano – spesso inconsapevolmente – miliardi di persone; non un linguaggio per iniziati ma aperto ad un pubblico sempre più vasto, divenendo una realtà industriale e produttiva importante, espandendo la sua presenza quasi ovunque, parlando, diretto e sottile, con l’animo di tutti. Il cinema astratto si è fatto talmente spudorato, da farla da padrone nei video musicali, nella pubblicità, negli screen savers, nei video giochi, ma da fare capolino persino nei film di finzione, nei tagli, nei salti, nei ritmi, nei colori, nelle luci.

Come definirebbe il cinema astratto oggi?

MP: Sicuramente la definizione di cinema astratto come “assoluto”, cioè avulso totalmente da qualsiasi influenza narrativa, libero da qualsivoglia tendenza realistico-naturalista, data nel 1926 dal critico e teorico Rudolf Kurtz, non descrive più questo vasto ambito concettuale. In accordo sostanzialmente con le tesi di Che cos’è l’arte astratta? di Georges Roque e soprattutto con il saggio del 1951 di Jean Raine, Fondement d’une étude sur le film abstrait, abbiamo delineato la cinematografia astratta come quella “che non racconta storie”. Altra intenzione della mostra è cercare una strada, attraverso proiezioni di registi molto diversi tra loro, da Julian Semilian a Anabela Costa, da Adalberto Sessa a Ian Helliwell, da Max Hattler a Javier Aguirre, che consenta al cinema astratto, saccheggiato dal cinema di finzione, dai video musicali e dalla pubblicità, di proporsi come autonoma risorsa anche produttiva.

Nonostante i tagli al Fondo unico per lo spettacolo, che istituzioni hanno appoggiato Abstracta?

MP: Siamo partiti con l’idea di riprendere un discorso interrotto più di cinquant’anni fa, con l’impulso di ridare nuova vita ad una storia importante, che non andava dimenticata, e ci siamo trovati di immersi in un patrimonio culturale e visivo sempre più attuale e dinamico. Un’operazione coraggiosa che ha ottenuto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica oltre al patrocinio del Ministero degli Affari Esteri italiano e del Comune di Roma. Voglio anche ringraziare, a nome di Abstracta, il presidente dell’Isola del Cinema, Giorgio Ginori, la sua responsabile organizzativa, Mariangela Matarozzo e tutti quelli che hanno collaborato, per la stima e l’appoggio dato alla nostra manifestazione, permettendogli di diventare quello che è oggi, un festival unico, apprezzato in tutto il mondo.

Da chi è presieduta la giuria?

MP: Devo dire che siamo molto orgogliosi di avere come presidente della giuria internazionale un autore e regista del calibro di Javier Aguirre, il maestro dell’anticine spagnolo, che tentava fin dagli anni del franchismo, un’audace sperimentazione estetica e percettiva dello sguardo filmico, ancora oggi attualissima ed affascinante, nell’elaborazione di un cinema che andasse oltre il suo mero ruolo descrittivo, negasse il suo piano narrativo, decostruendo alla radice le sue forme produttive ed comunicative tradizionali. Assieme a lui, Saul Saguatti, importante autore di cinema sperimentale, Vanna Fadini, presidente della Link Campus University, Gerardo Lo Russo, direttore dell’Accademia di Roma, Pierluigi Raffaelli (cineteca lucana) e Anton Fuxjaeger del’Università di Vienna.