Le inaspettate banalità del cinema d’autore

Comincia Venezia 71. Le prime pellicole visionate sono The President, Birdman (The Unexpected Virtue of IgnoranceOne on One.

La prima giornata di Venezia 71 comincia assai presto con un film dell’attivista iraniano Makhmalbaf intitolato The President (sezione Orizzonti). Racconta la caduta di un dittatore, che fa fuggire la famiglia per rimanere col nipotino con l’intento di presidiare una città messa a ferro e fuoco dai sudditi e dall’esercito. La parabola politica è pressoché inesistente e il film si snoda fra una fortunata fuga e l’altra, inframmezzate dalla violenza insistita dei ribelli.  La psicologia del dittatore è piuttosto inverosimile: Makhmalbaf ci fa quasi parteggiare per questo uomo così estremamente fiero, che non si redime ma che al contempo è pronto a soccorrere i prigionieri politici che il suo esercito aveva torturato per anni. Egli sa ben adattarsi alla vita di strada ed è molto attento alle esigenze dell’amato nipote, l’ingenuo Sua Altezza. Il finale è poco credibile, si direbbe grottesco: la furia del popolo muta al mutare dell’oratore e l’annosa questione rimane irrisolta: è meglio uccidere il dittatore o “farlo ballare per la democrazia”, evitando così di perpetrare il circolo della violenza?

Dopo una notevole violenza psicologica è la volta del film in concorso che ha inaugurato Venezia 71: Birdman (The Unexpected Virtue of Ignorance). Inarritu cuce i ruoli addosso al suo fenomenale cast: Edward Norton è un talentuoso attore di teatro, sincero sul palco e assai poco nella vita, che ha una relazione con Naomi Watts, anche lei attrice, molto emotiva, una bambina fragile in cerca di protezione e amore. Emma Stone è la figlia di Riggan Thomson, alias Birdman, un padre assente ed egocentrico che le ha trasmesso molte insicurezze ed ha fatto maturare in lei un forte senso di inferiorità, sfogato poi nelle droghe leggere ed in un atteggiamento da eterna incompresa. Infine Michael Keaton è Riggan Thomson, salito agli onori di cronaca e di botteghino per essere stato l’interprete di Birdman, un personaggio di fantascienza. È ora in cerca di riscatto nel mondo dello spettacolo ed intende rischiare tutto per mettere in scena una pièce teatrale.

Ogni qualvolta insorgono le difficoltà e la coscienza di essere una comoda e insulsa celebrità da blockbuster, la voce di Birdman riecheggia nella sua testa e tenta di convincerlo a girare il quarto capitolo della saga. La danza dell’insicurezza e della vanità raggiunge un ritmo ossessivo e culmina in un onirismo spinto. Il finale necessiterebbe sicuramente di più visioni per essere ben compreso, assieme a molti spunti iniziali come a esempio il rapporto tra fama e prestigio, tra cultura e pornografia dell’eccesso e della violenza. Un film circondato da un alone di eccitazione, è molto fascinoso e sicuramente farà parlare di sé a lungo.

Un altro regista chiacchierato ha aperto le Giornate degli Autori: Kim ki-Duk con il suo One on One. Rispetto al mutismo e alla profondità del precedente Moebius, quest’ultimo prodotto si distingue per la sua sciatteria sull’analisi della situazione politica coreana. Corruzione, violenze e sotterfugi si susseguono con metodo. Il film si apre con l’uccisione di una giovane studentessa e prosegue con un’ora e mezzo di interrogatori e torture efferate da parte di un gruppo di misteriosi emarginati sociali, che alla fine si interrogano sull’inutilità della violenza sulla violenza.