“Solo il cattivo teatro lo riconosco subito”, Beppe Navello

Teatro a Corte compie 10 anni – se si contano le stagioni del Festival Teatro Europeo. Sandro Avanzo e Laura Bevione curano un libro che racconta in primis l’avventura umana di chi, come Beppe Navello, ha creduto in un’impresa che sembrava titanica: dare aria – o rianimare? – al teatro italiano.

Un gentiluomo in stile sabaudo, che ha dedicato la vita al teatro, estimatore del buon vino, elegante e affabile, si siede in un salotto e comincia a riflettere su di sé e sull’oggetto del proprio amore – “sull’arroganza del teatro italiano, mummificato nei suoi feticci da collezione” (Camelo Bene dixit). Così ci immaginiamo in maniera forse fantasiosa Beppe Navello all’alba del 2001, quando apparve con piccoli vagiti il neonato Festival Teatro Europeo

Sono trascorsi dieci anni e il Festival si è rinnovato, ampliando la sua offerta, sempre attento alla propria vocazione internazionale – propria, del resto, di una regione come il Piemonte dove il francese continua a essere la lingua par excellence – e, dal 2007, perfettamente inserito in un progetto di valorizzazione dei nostri Beni artistici (gli stessi che spesso vengono dipinti come un peso per le Casse dello Stato, invece di una risorsa economica e culturale), grazie alla scelta di utilizzare le dimore sabaude quale scenografia naturale per alcuni tra i migliori spettacoli europei di teatro-danza, di figura, equestre e di parola.

A raccontare questa esperienza, declinata in altrettante categorie, è stato recentemente pubblicato il libro a cura di Sandro Avanzo e Laura Bevione, Una storia. Dal festival Teatro Europeo al festival Teatro a Corte, che, in una serie di saggi concisi ma pregni di significato – binomio raro e quanto mai gradito al lettore – affronta con chiarezza temi come La vocazione “eccentrica” del Festival (mimi, pagliacci, cavalli, artisti di  strada e altro ancora), il teatro urbano, gli spettacoli site specific (da non confondersi con l’uso di location non convenzionali per meglio ambientare una specifica pièce) o, ancora, la valorizzazione dei giardini di ville e castelli per performance di danza che, altrove, non riuscirebbero ad avere forse eguale impatto sull’immaginario collettivo.

Nel libro, oltre ai saggi, segnaliamo come molto godibili le testimonianze di coloro che hanno creduto, partecipato e lavorato per questo festival – alcune declinate in forma di racconto che ricrea, fin dalla prima riga, un mondo di esperienze nel quale il lettore può immedesimarsi (tra le tante, quella di Lucilla Giagnoni e di Cie. Zerogrammi – ovvero Stefano Mazzotta ed Emanuele Sciannamea).

Un libro interessante, quindi, ricco di spunti e fruibile anche dal grande pubblico, che ha però due piccole pecche. La prima è la scelta iconografica. Troppe fotografie dai colori scuri, buie, dove predomina il nero – sempre chic come il tubino di Audrey Hepburn, ma, in questo caso, un peccato perché il Festival Teatro a Corte si è giovato in questi anni della molteplicità di coloriture dei giardini e delle dimore sabaude (come la Reggia di Venaria Reale, il Castello di Moncalieri o quello di Rivoli, sede altresì del Museo d’Arte Contemporanea). La seconda è la Rassegna stampa: un semplice collage di foto di testate che hanno scritto del Festival – molto marketing poco contenutistica. Decisamente più interessante sarebbe stato un confronto tra stralci di articoli scritti da critici che avessero, magari, suggerito nuove linee di lettura per le rappresentazioni e, soprattutto, la scelta dell’ambientazione all’interno di un contesto unico come Teatro a Corte.

Nonostante ciò, il libro è uno strumento valido per comprendere sia l’evoluzione di un festival teatrale tra i più interessanti del nostro Paese, sia la complessità della macchina organizzativa necessaria perché simili manifestazioni possano esistere e avere il successo che meritano.

Una storia. Dal festival Teatro Europeo al festival Teatro a Corte
a cura di Sandro Avanzo e Laura Bevione
Titivillus Mostre Editoria, 2011
pagine 168
Euro 24,00