Tante chiacchiere e poca sostanza

Fausto Brizzi si limita a riproporre il solito schema che aveva fatto la fortuna di Notte Prima degli Esami. Il film è un campionario di gag non riuscite, personaggi poco interessanti e situazioni strappalacrime che dovrebbero commuovere il pubblico.

Il successo non da la felicità, lo sa bene Diego, avvocato depresso che decide di farla finita. Peccato però che a causa di un inconveniente tecnico – non aveva tolto il tappo della vasca in cui sarebbe dovuto affogare – non riesca a suicidarsi. Decide quindi di dedicare la sua “nuova vita” ad aiutare le persone a lui care. A dargli manforte nella sua impresa ci saranno Massimiliano, gestore di un negozio di “chiacchiere”, ed Edoardo. Tuttavia, Diego scoprirà che fare del bene alle persone non è sinonimo di voler bene alle persone. Paradossalmente l’elemento più interessante di questa dramedy – crasi che i francesi usano per indicare un incrocio tra il genere drama e quello comedy – di Brizzi è un’involontaria lettura metatestuale della morale che cerca di trasmettere. Allo stesso modo di Diego, infatti, il film – tratto dall’omonimo romanzo scritto da Brizzi nel 2015 – fa di tutto per fare del bene – e farsi voler bene dagli spettatori – peccato però che i risultati non siano proprio quelli desiderati. Il problema principale è che Brizzi non fa altro che ricalcare se stesso, senza alcuna intenzione di variare lo schema dei suoi film. Come se fosse una ricetta, Brizzi ripropone tutti gli elementi che avevano fatto la fortuna del suo esordio cinematografico del 2006; cioè quella Notte prima degli esami che ci aveva illuso di aver trovato un brillante autore di commedie. Da allora Brizzi non fa altro che ripetere stancamente lo stesso campionario di situazioni e personaggi: un umorismo che dovrebbe affrancarsi dalle volgarità dei cinepanettoni – anche se pi, le uniche gag che suscitano qualche risata sono pro proprio quelle più scurrili –, una coralità di personaggi in cui spicca un mattatore – qui Bisio –, un paio di situazioni drammatiche per far commuovere e far cadere la lacrimuccia e che dovrebbero conferire alla pellicola un’aura di “cinema intelligente capace di far riflettere”, e l’ immancabile lieto fine, con tutte le situazioni che si risolvono per il meglio. Questo, come detto, era lo schema che aveva portato al successo la pellicola che narrava le disavventure di Luca Molinari e dei suoi compagni di classe e da quel lontano 2006 Brizzi non ha fatto altro che riproporlo nei suoi film. Cambiano i protagonisti, cambia il contesto, ma la formula rimane invariata. In questo film, le battute non fanno ridere – il doppio senso della battuta “Tu chiavi?” detto da Bisio alla madre è da mani nei capelli – i personaggi non suscitano il minimo interesse – eccezione fatta per il Massimiliano ben interpretato da Sergio Rubini – i momenti drammatici sono eccessivamente strappalacrime, creati solo per far commuovere il pubblico e il finale – con relativo happy ending dei protagonisti – è così buonista da risultare irritante. L’unico elemento degno di nota sono le interpretazioni degli attori – su tutti un saggio Rubini – , decisamente troppo poco per salvare il film.

Titolo: Se mi vuoi bene
Produzione: Italia
Anno: 2019
Regista: Fausto Brizzi
Sceneggiatura: Fausto Brizzi, Simon Herbert Paragnani, Mauro Uzzeo, Martino Coli
Produzione: Casanova Multimedia, Medusa Film
Attori: Claudio Bisio, Lucia Ocone, Sergio Rubini, Flavio Insinna, Lorena Cacciatore, Dino Abbrescia, Gian Marco Tognazzi
Genere: Commedia, Drammatico
Durata: 100 minuti
Musiche: Bruno Zambrini