L’incontro con la Santa: una piazza gremita e vociante che esulta, nel silenzio secolare della tradizione siciliana.

Palermo, fine settembre, pomeriggio.

Cammino dalla stazione centrale di Palermo verso Piazza Marina, è un giorno feriale qualsiasi, di metà settembre.
Siamo state a Mondello e addosso ho la sabbia, il mare, il gelato al gelso mangiato al chiosco, spingo il passeggino come se fossimo ancora lì.
A Mondello mi sono levata lo sfizio di fare una cosa che desideravo da tempo, almeno dall’ultima e unica volta che l’avevo fatta; ovvero, da quando avevo 3 anni. Ho fatto un giro sulla ruota panoramica con mia figlia. Di tre anni anche lei.

E adesso spingo il passeggino come se fossimo ancora lì, sulla ruota.

Andiamo così, verso una direzione, senza troppa importanza, ché perdersi in questo posto porta cose buone.

La prima ad accorgersene è Bianca, dalla spensierata oscillazione del passeggino, tira su la testa e dice: «La musica».

È dietro di noi, ha girato l’angolo poco dopo e libera la strada una banda… e davanti a lei, di spalle al capobanda, ma davanti a tutti, la Santa.

La strada si libera si ferma e si inginocchia. Segue corre si sbraccia. Sussurra biascica piange. Segue segue segue… tenendosi addosso i caschi dei motorini, le buste della spesa, le urla fatte un attimo prima nel tamponamento, con grazia e con violenza, si mette in fila la strada dietro alla Santa e alla sua banda.

E io, ma non solo io, anche la picciutredda nel passeggino e i pochi turisti, che rimangono al bordo della strada, siamo rapiti. Ci appassioniamo anche noi: non se ne può fare a meno;
e in cuor nostro ringraziamo, più del cielo o chi per lui, questa storia che, nonostante tutto, continua a esistere e, in cuor mio, ringrazio Le minne di Sant’Agata che me la offre.

Valentina