Un film molto più occidentale, è la prima impressione che si ha quando compaiono i titoli di coda e le luci cominciano ad accendersi in sala.

La nuova pellicola di Rafi Pitts, presentata in concorso a Berlino e ora per la sezione “Festa mobile” a Torino, si muove in altra direzione rispetto al penultimo lavoro del regista iraniano, quel It’s Winter che già aveva favorevolmente impressionato il pubblico berlinese 4 anni fa e che gli è valso la produzione tedesca per quest’ ultima fatica.

Ad una storia di vita quotidiana, interpretata in gran parte da attori non professionisti, che voleva rappresentare in maniera realistica l’Iran odierno (facendo rientrare il film all’interno della corrente neorealista iraniana) si sostituisce la vicenda di un uomo sconfitto e in conflitto con il suo paese, una svolta nel cinema di Pitts che si potrebbe definire con un po’ di fantasia “New Teheran” (con riferimento alla New Hollywood di Scorsese, Coppola, Bogdanovich e compagnia bella).

Il regista iraniano porta sullo schermo la vicenda di Ali, uomo comune con la passione per la caccia, che ha trovato la pace in famiglia dopo un misterioso passato in carcere (solo un breve accenno senza spiegarne le motivazioni). Sarà proprio l’uccisione della moglie e la scomparsa della figlia in un conflitto a fuoco tra dissidenti e polizia a portare Ali ad esternare la sua ribellione.

Il protagonista di The Hunter (interpretato dal regista stesso) sembra rifarsi al Bobby Thompson di Targets di Bogdanovich quando, nel più assoluto silenzio, osserva le fabbriche sullo sfondo e si va poi a piazzare su di un altura per prendere come bersaglio con il suo fucile da caccia la prima macchina della polizia che passa.

Da questo punto Pitts si stacca dal modello di Bogdanovich e mostra un Ali diverso: non più in conflitto con il Paese, ma con la sua coscienza che non gli perdona l’omicidio dettato dalla rabbia cieca, di un innocente. Mentre Bobby Thompson reagisce quindi alla paura con un escalation di follia omicida, Ali è terrorizzato da ogni minimo segno della polizia e i suoi occhi già esprimono il destino inevitabile a cui andrà incontro.

Nonostante il film si diriga verso un finale fatto prima di pura azione, poi di attesa snervante, è questo il momento in cui il regista da il meglio di se stesso, registicamente e attorialmente parlando.

The Hunter è un ottimo film, con una fotografia più curata rispetto al precedente It’s Winter, una regia senza sbavature e una sceneggiatura che, con qualche taglio, avrebbe potuto essere perfetta.

In conclusione la nuova pellicola di Rafi Pitts sembra pronta per uno sdoganamento dello stesso anche all’infuori del circolo ristretto dei festival e della critica europea per il suo taglio, almeno a livello narrativo, molto più occidentale e mostra un giovane regista che sembra aver trovato una sua strada all’infuori di quel neorealismo iraniano che ha fatto la fortuna di un regista come Kiarostami nel passato.

Titolo originale: Shekarchi (The Hunter)
Regista: Rafi Pitts
Sceneggiatura: Rafi Pitts
Attori principali: Rafi Pitts, Mitra Hajjar, Ali Nicksaulat, Hassan Ghalenoi, Amir Ayoubi, Naser Madahi, Ali Mazinani.
Fotografia: Mohammad Davudi
Montaggio: Hassan Hassandoost
Produzione: Aftab Negaran Productions, Filmförderungsanstalt (FFA), The Match Factory, Medienboard Berlin-Brandenburg, Twenty Twenty Vision Filmproduktion GmbH
Paesi: Germania, Iran
Genere: Drammatico
Durata: 90′