Tra il sociale e l’esistenziale

Terzo film scripted per il documentarista Leonardo Di Costanzo. Ariaferma mette in scena un rigoroso duetto tra Toni Servillo e Silvio Orlando, per la prima volta insieme in un film, aprendo la componente di denuncia sociale tipica del cinema italiano a prospettive esistenziali.

Un percorso – per quanto fondamentalmente inesplorato – dovrebbe riconoscere all’interno della storia del cinema italiano l’esistenza una matrice esistenzialista di fondo che, sorta verosimilmente nel corso degli anni cinquanta, di tanto in tanto continua ad affiorare. In esso, vi potrebbero essere ricondotti senza particolari forzature titoli per il resto molto diversi tra loro, come Il deserto dei tartari di Zurlini, tratto dal romanzo di Dino Buzzati, Professione: Reporter di Antonioni, che non nascose un legame ideale con Heidegger a proposito dei risvolti filosofici del film, il cinema di Elio Petri e in particolare Todo Modo, certe singole scene di Bellocchio, forse anche Un uomo a metà e L’invitata di Vittorio De Seta.

Esistenzialista sarebbe un cinema che, tracciando un racconto bene o male “classico” (con personaggi, una trama, dei dialoghi) non nasconderebbe al tempo stesso una certa dimensione metaforica – o per meglio dire allegorica – del proprio racconto, per cui il suo “contenuto” vorrebbe rilevare e far luce su alcune strutture di fondo dell’esistenza umana, letta generalmente in una chiave un po’ cupa e/o dissacrante. Prendiamo a esempio Il deserto dei tartari: un tenentino che passa tutta la sua vita in un forte sperduto nel cuore del deserto, rispettando fin nei minimi dettagli tutti i cerimoniali e tutti i dettami della vita militare, pronto ogni momento all’attacco di un nemico barbaro, ma che solo quando ormai anziano spira si palesa all’orizzonte, frutto verosimilmente di una fantasmagoria onirica.

Su questo stesso terreno si muove anche, e sin dal titolo, Ariaferma, terza prova di lungometraggio di finzione – ma sarebbe più esatto dire scripted – del documentarista campano Leonardo Di Costanzo. Un vecchio carcere ottocentesco nel cuore della Sardegna rurale sta per essere smantellato e quasi tutti i detenuti sono già stati trasferiti in altri carceri: ma all’ultimo minuto gli agenti vengono raggiunti dalla notizia che, per problemi burocratici, gli ultimi dodici detenuti devono restare “momentaneamente” nel carcere di Mortana. Gli agenti, capeggiati dall’esperienziato Gaetano Gargiulo, radunano tutti i detenuti nella stessa ala della struttura, ma non tardano a capire che quello che doveva essere un ritardo di pochi giorni è ormai diventata una condizione de facto senza termine. Si creano così rapporti inaspettati tra agenti e detenuti: fra i secondi spicca in particolare Carmine Lagioia, all’apparenza mite e collaborativo ma indicato dai secondini come il detenuto più pericoloso del carcere, che avvierà un testa a testa empatico con Gargiulo.
Ariaferma, inserito nella Selezione ufficiale ma purtroppo Fuori concorso come già accaduto per Assandira di Mereu nella Mostra dell’anno scorso, per quanto passato un po’ in sordina è risultato essere uno dei migliori film di quest’edizione del Festival di Venezia.

Ariaferma ha innanzitutto il pregio di riverniciare la gloriosa tradizione di denuncia civile del cinema italiano che, salvo sporadici risvegli, sembra essersi esaurita con la fine degli anni settanta, innestando sull’elemento sociale un rigore esistenzialista che, dei vari Rosi, Bellocchio, Montaldo, solo Elio Petri effettivamente dispiegava. «Ariaferma non è un film sulle condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere», scrive Di Costanzo nelle sue note di regia, ma diverse scene del film sembrano voler alzare il tiro: Ariaferma è anche, e senza retorica, un film sull’assurdità della vita. Ma al tempo stesso amplifica un valore raro, da trovare nel cinema italiano di questi tempi: l’empatia.

Titolo: Ariaferma
Regista: Leonardo Di Costanzo
Sceneggiatura: Leonardo Di Costanzo, Bruno Oliviero, Valia Santella
Attori principali: Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Pietro Giuliano
Scenografia: Luca Servino
Fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Carlotta Cristiani
Costumi: Florence Emir
Produzione: Tempesta, Amka Films Productions, Vision Distribution, Rai Cinema
Distribuzione: Vision Distribution
Durata: 117’
Genere: drammatico
Uscita: 14 ottobre 2021