Doppia recensione per l’ultimo film diretto dal neo-79enne Woody Allen, Magic in the Moonlight.

Tocco magico
di Carlo Rotondo

Come può un miscredente, acerrimo nemico del pensiero spirituale, essere vittima del più raffinato trucco d’illusionismo e rimanerne per sempre sconvolto.

Mentre i titoli di testa scorrono, You do something to me di Cole Porter c’introduce al tema portante del film: «tu mi fai qualcosa, qualcosa nel profondo…mescolando le mie emozioni».

Può il pensiero magico spiegare la realtà, le vicende della nostra vita e il succedersi degli eventi contro ogni evidenza scientifica e spiegazione razionale? Molti lo credono o vogliono crederlo e in ciò trovano consolazione agli affanni e alle angosce dell’umana condizione. E gli altri? Le menti scientifiche? Gli antimetafisici? I nichilisti senza speranza?

L’ultima opera di Woody Allen, Magic in the Moonlight, è di questo che tratta, con tanto di citazioni colte da Nietzsche a Hobbes, ma niente paura, la pellicola scorre nella forma lieve e disincantata alla quale ci ha abituato il regista newyorkese. Una commedia romantica, la cui ambientazione si ispira alla Riviera del sud della Francia negli anni ‘20, che narra del tentativo di un grande prestigiatore (Colin Firth) di smascherare una sedicente medium (Emma Stone). Il primo è un accanito sostenitore del pensiero razionale, le cui magie sul palcoscenico traggono spunto da congegni meccanici, da trucchi costruiti ad arte; l’altra, almeno all’apparenza, crede nel mondo degli spiriti e prova, in una sorta di sfida a colpi di sedute spiritiche e rivelazioni sorprendenti, a scardinare le granitiche certezze dell’arrogante mago.

«Lei sarebbe più felice se io fossi una truffatrice perché così tutto il suo solido mondo non verrebbe sconvolto», lo apostrofa Sophie e di rimando Stanley: «No! È proprio il contrario. Se sapesse quanto io non vorrei che lei fosse falsa»; come a testimoniare i tormenti e le speranze riposte anche nei cuori dei più ostinati razionalisti. Tra dubbi e incertezze, la conclusione giunge rassicurante; anche i casi “di-sperati”, infatti, hanno un rimedio per sopportare il gravame degli assillanti dubbi esistenziali; la chiave di volta è l’anima gemella, il colpo di fulmine, l’amore, insomma, che a dispetto di qualsiasi logica, introduce il fortunato in una dimensione magica e irresistibile, avvolgendolo in un turbinio di emozioni e sentimenti che fa letteralmente s-ragionare.

Colin Firth, nei panni del pervicace razionalista, e sia pure costretto nei tempi abitualmente brevi della sceneggiatura, ai quali ci ha abituato Allen, a volte troppo prevedibile, riesce nell’intento di trasferire allo spettatore, in maniera molto convincente, l’immagine boriosa e presuntuosa di un individuo che sembra bastare a se stesso. Meno compresa nella parte ci è sembrata Emma Stone, un po’ sottotono, con un’interpretazione che a nostro parere richiedeva di esibire tratti caratteriali in maggior contrasto con quelli dell’inflessibile illusionista. Un film ben costruito (ma come potrebbe essere altrimenti?), che ha in ordine e in regolare disposizione tutto ciò che occorre: costumi, fotografia, musica; di certo didascalico come è evidente nelle ultime opere di Woody Allen e con poche, misurate battute divertenti.

Il Woody Allen che ci si aspetta di trovare per gli auguri di Natale; sotto all’albero un pacchetto con dentro tanto mestiere, ma poca sorpresa.

La magica illogicità del vivere
di Assunta Matassa

Ancora un altro splendido Woody Allen vi aspetta nelle sale cinematografiche a partire dal 4 dicembre. Nient’altro di più che Allen, nient’altro che magia.

In una lussureggiante Berlino degli anni Venti, un inglese di nome Stanley Crawford (Colin Firth), arrogante e cinico, si traveste nei panni del mago Wei Ling Soo e tiene spettacoli di illusionismo famosi in tutta Europa.

A pochi minuti dall’inizio della pellicola è evidente come la natura cinica e razionale sia il motivo che spinge Wei Ling Soon nelle vesti di mago illusionista; vesti che ha scelto per mascherare la dura realtà del quotidiano, per illudere quel freddo raziocino che lo guida e gli rende la vita tanto logica quanto dura. A rompere l’equilibrio tra ragione e logica, è l’arrivo di una nuova promettente sensitiva dall’America, interpretata da Emma Stone, che lo richiama nelle campagne del sud della Francia, dove si reca con la sola idea di smascherare la truffatrice. In quel momento le cose si increspano e si fanno meno logiche anche per un mago lucido e razionale come Wei Ling Soo: presentandosi alla medium nella sua vera identità di Dottor Stanley, infatti, viene da subito riconosciuto nella sua identità professionale di illusionista famoso perché in grado di far scomparire addirittura un elefante. Il dialogo fra i due si fa fin da subito mordente: la dialettica di lui e l’ingenuità di lei si scontrano in una lotta a colpi di battute argute e sottigliezze intellettuali. Eppure, il Dottor Stanley, dapprima colpito dalla giovane e innocente bellezza della sensitiva, poi dalle sue doti magiche, infine dalla sua intelligenza, resta impigliato nella trappola. Quelli che credevano essere gli elementi da sfruttare per incastrare la giovane furfante, si rivelano essere gli stessi elementi che finiscono per incastrare lui. Non bastano né il suo cinismo né la sua ironia pungente a difenderlo. La durata di un viaggio in macchina per le campagne del sud della Francia si rivela sufficiente a mostrargli la piccola truffatrice sotto una luce completamente diversa: al di là del raziocinio più fervido, il Dottor Stanley perde lucidità e ragione in un colpo solo. Le leggi del raziocinio e dell’utilità, allora, cedono definitivamente il posto alle ragioni del cuore e il viaggio di una mente razionale e rigida si trasforma nel viaggio verso la riscoperta dell’irrazionale, dell’illogico e del non convenzionale, dell’emozione.

Magic in the Moonlight è un film che ci mostra un Woody Allen non troppo in forma, che ci propone un tono tra ironico e il trasognato, stilemi già ben noti al suo pubblico, sfiorando addirittura il romanticismo di tanto in tanto.

A fronte di una narrazione non sempre troppo brillante, assurge a supporto una meravigliosa fotografia curata da Darius Khondii, che contribuisce a mitigare quei passaggi che appaiono già noti al pubblico, coinvolgendolo in un’atmosfera dalle tinte pastello di una Francia avvolgente e magica più che mai.

Titolo originale: Magic in the Moonlight
Regia: Woody Allen
Attori: Eileen Atkins, Colin Firth, Marcia Gay Harden, Hamish Linklater, Simon McBurney, Emma Storin, Jacki Weaver, Erica Leerhsen, Antonia Clarke, Jeremy Shamos, Ute Lemper, Natasha Andrews, Kenneth Edelson.
Genere: Commedia
Durata: 98′
Fotografia: Darius Khondii
Montaggio: Alisa Lepselter
Produzione Perdido Productions
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Paese: USA
Data di uscita: 4 dicembre 2014