Doppia recensione per l’ultimo film di Woody Allen.

Il teatro a Coney Island è un ripetitivo gioco di scrittura
di Andrea Ussia

Torna al cinema Woody Allen e cuce addosso a Kate Winslet una “cameriera disperata” anni Cinquanta. Un ritratto drammatico e nevrotico, mentre sullo sfondo il disegno colorato di una magnetica Coney Island è ciò che salta all’occhio con più facilità.

Ginny è sposata con l’alcolizzato Humpty e vive sopra le giostre di Coney Island. Un giorno torna a casa Carolina, la figlia del primo matrimonio di Humpty, e chiede di essere ospitata perché ricercata da dei gangster. Nel mentre Ginny s’innamora dell’aspirante drammaturgo Mickey, che, per sbarcare il lunario, passa l’estate a fare il bagnino.

Regista che ha già ampiamente dichiarato di badare (principalmente) alla quantità, Woody Allen finisce, inevitabilmente, per incontrare qualche ostacolo sul suo percorso d’autore. Ormai assodato che i fasti del passato (cinematografico) sono stati sostituiti da una visione nostalgica e malinconica (talvolta legata a doppio filo a una storia d’amore, talvolta al caro tema della magia e della finzione), La ruota delle meraviglie si dimostra un prodotto insufficiente e decisamente “insopportabile”. Tutto ciò è causato da una delineazione caratteriale dei protagonisti estremamente chiara e definita, priva di uno sviluppo significativo che possa rendere i personaggi delle riconoscibili icone di una vicenda schizofrenica e altalenante.

Sembra che l’unica che si salvi dalla sceneggiatura di Allen sia una Kate Winslet frustrata e stressata, ingabbiata da un matrimonio infelice e desiderosa di un cambiamento nella propria vita. Eppure la psicologia del personaggio trova la sua connotazione solamente in chiusura di pellicola, nel momento in cui (attanagliata dal senso di colpa) scruta l’orizzonte con rassegnazione. Tutto il resto è nevrosi e ridondanze di una situazione sempre più insoddisfacente: la carriera d’attrice sfumata a causa di un figlio, il destino che presenta il conto troppo spesso e la sensazione di essere perennemente considerata inferiore.

Contraddistinto da un cast di assoluto livello (la Winslet spicca su gli altri) e da una fotografia da applausi (le “luci della ribalta” mettono in risalto le interpretazioni degli attori, come se fossero su un palco di Off Broadway), La ruota delle meraviglie è il prodotto dedicato alla classe operaia di Brooklyn degli anni Cinquanta, tra i colori estivi del boardwalk e i fugaci amori illusori. Tuttavia l’impressione finale è che Allen abbia perso la bussola e che navighi “a vista”, cercando di applicare le nevrosi alto-borghesi a ceti più bassi e meno ambiziosi.

Il lato oscuro di Coney Island
di Laura Silvestri

La suggestiva New York degli anni ’50 fa da cornice alle vicende di quattro persone totalmente differenti, ma inesorabilmente collegate: Ginny, Carolina, Humpty e Mickey non possono che incontrarsi, scontrarsi, salvarsi e distruggersi in quella che è la calma frenetica della giocosa, ma crudele, Coney Island.

Il ritorno alla regia di Woody Allen (Midnight In Paris, Scoop) porta con sé l’aria frizzantina dei luna park, l’odore inebriante di mele candite e zucchero filato, gli allegri motivetti delle pittoresche giostre e, inevitabilmente, una notevole dose di drammi e cinico sarcasmo.

Tutti elementi a cui il regista newyorkese ci ha abituati con i suoi lavori precedenti, e che continua a proporci in più varianti, ma con partiture confortevoli e familiari.

Partiture che però, hanno sicuramente composto melodie più memorabili.

La Ruota delle meraviglie corre infatti il rischio di perdersi tra le numerose opere del prolifico regista, più incisive e d’impatto rispetto alla sua ultima fatica.

Di certo, questa risulta più evanescente rispetto all’esempio principe di narrativa sull’infedeltà balorda, Match Point, ma anche meno convincente nella costruzione dei personaggi, soprattutto quello di Juno Temple/Carolina, per di più oscurato dallo spessore della performance della Winslet, che non è nuova nell’interpretare i panni di un’attrice infedele i cui sogni sono sfumati troppo presto (Revolutionary Road).

Occasione non del tutto colta anche per Justin Timberlake (Alpha Dog, In Time), vittima del fatto che Mickey non abbia davvero granché da aggiungere alla folta schiera di personaggi Alleniani – non per demerito dell’eclettico artista di Memphis, ad ogni modo, solitamente più che all’altezza dei suoi incarichi attoriali -, e per Jim Belushi (Danko, Una doppia verità): bravo, ma con un ruolo non abbastanza dinamico per far risaltare le sue qualità recitative.

Il solito gioco d‘intrecci, caratteristico delle sue trame, non trova una soluzione innovativa, e il destino dei personaggi è anticipabile già dalle prime sequenze, salutando lo spettatore con una certa tiepidezza.

Interessanti sono invece le contrapposizioni caratteriali, riflesse nel dualismo cromatico e nelle sfumature di luce – abilmente integrate nella narrazione da Storaro, già artefice della fotografia in Cafè Society – su cui si basa fortemente la pellicola per costruire un’atmosfera comprensiva di tutto lo spettro delle emozioni umane, e non solo quelle solitamente legate alla location di riferimento.

Ma è proprio l’ambientazione, il luna park, a fare da ancora alle vicende personali: come sempre per Allen, i luoghi si fanno personaggi, e assumono una loro identità, difficile da riportare a mero sfondo una volta terminato il film.

È il lato oscuro di Coney Island che vediamo qui rappresentato, che trova sfogo in Ginny e gli altri, ma che, in determinati momenti, li sovrasta perfino, giocando sulla nostalgia e rendendosi più memorabile degli stessi umani.

La Ruota Delle Meraviglie, dunque, ci mostra il miglior Woody paesaggista, ma un forse leggermente affaticato caratterista, e ci duole dirlo, non sfrutta a dovere le sue enormi potenzialità.

Titolo Originale: Wonder Wheel
Durata: 101’
Data di uscita: 14 Dicembre 2017
Regia: Woody Allen
Cast Principale: Kate Winslet, Justin Timberlake, Jim Belushi, Juno Temple, Max Casella, Jack Gore, David Krumholtz
Sceneggiatura: Woody Allen
Montaggio: Alisa Lepselter
Fotografia: Vittorio Storaro
Costumi: Susy Benzinger
Produttori: Letty Aronson, Erika Aronson, Edward Walson, Helen Robin
Produttori Esecutivi: Adam B. Stern, Mark Attanasio, Ronald L. Chez
Una Produzione: Amazon Studios
Distribuzione: Lucky Red