Tre favole, un linguaggio e l’horror

Garrone si presenta a Cannes 68 con una pellicola straniante. Un prodotto che richiama la narrazione barocca dello scrittore Basile (che ha scritto nel lontano 1634 Lo cunto de li cunti, raccolta da cui sono tratte le tre vicende messe in scena dal regista napoletano), la cornice favolistica e l’orrore, aspetti, quest’ultimi due, molto cari a Garrone.

Una regina, pur di rimanere incinta, dà retta a un misterioso viandante che gli fa mangiare il cuore di un drago marino cotto da una vergine. Un’anziana e mostruosa donna sfrutta la voce melodiosa della sorella per far invaghire un re lascivo. Una giovane principessa sogna uno sposo forte, coraggioso e affascinante; lo stratagemma ideato dal padre gli si ritorcerà contro e la costringerà a sposare un orco.

Sarà un caso, ma Matteo Garrone non solo non sbaglia mai un colpo, ma addirittura non realizza mai film fini a se stessi e superficiali. E stavolta l’incontro del regista partenopeo con il genere fantasy – medioevale (lui che la favola la cavalca senza remore dagli esordi, ma delineata in versione umana e moderna) poteva farlo inciampare e trascinarlo in una rappresentazione puramente narrativa. Ciò non è successo e, anche se le vicende raccontate possono apparire come una sterile narrazione barocca e popolare (dopotutto la storia, soprattutto a centro pellicola, vive momenti di stanca), Garrone riesce a costruire un prodotto lodevole, pregno di significati e profondamente contemporaneo. Innanzitutto la scelta delle tre favole nere di Basile non deve apparire come una selezione casuale, ma come un’accurata “vivisezione” dell’opera dello scrittore napoletano, che ha portato l’autore a portare in scena delle vicende che fossero vicine al sentimento del pubblico. Il risultato finale è la delineazione di un film con tre protagoniste donne, di differenti età e impegnate a effettuare scelte e azioni che le faranno maturare o che le trascineranno nell’oblio. La regina, l’adolescente e l’anziana divengono così rappresentazioni di ossessioni moderne: lo spasmodico desiderio di maternità a ogni costo, il conflitto tra le generazioni, la violenza che una ragazza deve affrontare per diventare adulta, la smania per la giovinezza e la dissacrante satira della chirurgia estetica. Tutti questi temi sono immersi in un prodotto popolare, che pesca a piene mani dal quotidiano e diventa iperrealistico manifesto di un cinema brillante e mai banale.

Aspetti che hanno reso Garrone famoso in tutto il globo e a lui cari sono sempre stati la favola e l’orrore. Prendendo in esame le ultime due pellicole di Garrone (Gomorra e Reality), si può notare come questi due stilemi siano, allo stesso modo, fondamentali e imprescindibili strumenti di lettura e comprensione. Le favole nere di Scampia e le conseguenze tragiche che si portano appresso, l’umana parabola del fruttivendolo di paese e la disumana agghiacciante pazzia che la disillusione produce sono esempi di come Garrone ha declinato in modo funzionale i suoi prodotti, una volta in maniera tragica e l’altra in maniera, apparentemente, lieve. In Il racconto dei racconti il regista può spingersi oltre e utilizzare il genere fantasy come specchio distorto della realtà, utilizzando l’horror (al limite dello splatter) come ideale chiusura delle sue favole, come innalzamento ritmico e catalizzatore di consensi. Difatti, come già anticipato, Il racconto dei racconti vive, principalmente nella parte centrale, momenti di stanca, di didascalica narrazione, nei quali Garrone si lascia andare a fugaci sortite ironiche. Le istantanee statiche dei castelli, utilizzate come espediente temporale e spaziale, divengono ridondanti fotografie, mentre i saltimbanchi (filo conduttore delle tre vicende) non convincono del tutto.

Nonostante ciò Il racconto dei racconti, accompagnato dalla sublime partitura musicale di Desplat, è cinema da assaporare appieno, un film macabro, barocco e viscerale, che coglie in modo puntuale lo spirito di Basile, gli rende omaggio e lascia lo spettatore piacevolmente colpito.

Titolo originale: Il racconto dei racconti
Regia: Matteo Garrone
Sceneggiatura: Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
Attori principali: Salma Hayek, John C. Reilly, Christian Lees, Jonah Lees, Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini, Franco Pistoni, Toby Jones, Bebe Cave, Guilluame Delaunay, Vincent Cassell, Shirley Henderson, Hayley Carmichael, Stacy Martin
Fotografia: Peter Suschitzky
Montaggio: Marco Spoletini
Musica: Alexandre Desplat
Prodotto da Archimede, Le Pacte, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 128′
Genere: Fantasy, Drammatico