Un individuo dinoccolato saltella con l’agilità di un bradipo, mimando ciò che gli suggerisce un altro tizio al suo fianco.

Ovviamente non mi riferisco a Fabrizio Fontana e Claudio Bisio sul palco di Zelig qualche anno fa e nemmeno ad altri comici che bazzicano le sempre più consumate piastrelle del cabaret italiano, ma alla strana coppia (non cito a caso Neil Simon!) Zuzzurro & Gaspare, all’anagrafe Andrea Brambilla e Nino Formicola.

Due clowns metropolitani che hanno contribuito a ridisegnare il profilo della coppia nell’immaginario cabarettistico italiano, dopo la rivoluzione avvenuta con Cochi & Renato.

Non è solo Milano, città che gli ha dato il battesimo artistico, a piangere la scomparsa di Andrea Brambilla, ma da tutto lo stivale si è levato un commosso saluto allo stralunato commissario Zuzzurro scomparso a 67 anni, ma già gravemente malato da tempo, specie dopo l’incidente subito agli inizi degli anni duemila, sul quale fu subito pronto a scherzarci facendoci persino un recital (Che botta!).

Nati dalla prolifica scuderia del Derby Club, quindi figli del surrealismo jannacciano, Zuzzurro&Gaspare fra teatro, tv e qualche scampolo di cinema, hanno saputo rinnovare la vis comica della coppia basata sul gioco degli opposti.

Uno pettinato coi petardi, tonto e dalla notevole gestualità (Brambilla), l’altro pettinato con le lumache, furbetto e dalla parlantina torrenziale (Formicola), l’uno un po’ Dioniso, l’altro un po’ Apollo.

Certo non proprio efebico come Apollo, il nasuto Gaspare, ovviamente i due sono da considerarsi come iperbole comica della dicotomia aristotelico-nietzschiana.

Con la sua fisiognomica e la sua disarticolata gestualità, Brambilla ha esemplificato al meglio la danza dionisiaca della comicità, mentre il buon Formicola gli ha fatto da perfetto coro ditirambico, imponendo una nuova formula di surrealismo, opposta a quella svagata e composta di Cochi&Renato.

La loro nevrosi fisico-linguistica ha aperto la strada al nuovo cabaret televisivo che da Non stop al Drive-In, li ha assurti a emblemi del genere, tra improbabili indagini su strozzature alle caviglie, parodie di film di culto (Rambo) e di favole (la loro versione di Biancaneve resta un araldo del moderno nonsense), con sfottò iperbolici su pubblicità e consumismo televisivo.

Il loro umorismo è stato poi traghettato, con scarso successo, in qualche pellicola simpaticamente squinternata (i due sparano persino a Mary Poppins in volo ne L’esercito più pazzo del mondo di Girolami), ma Brambilla ha fatto poi altro, dimostrando di essere anche un buon attore (ne l’almodovariano Belle al bar di Alessandro Benvenuti), misurandosi a teatro persino con una piece brillante di Neil Simon.

Talmente popolari da divenire fumetti, grazie alla magica matita di Silver (il papà di Lupo Alberto), Zuzzurro&Gaspare hanno rallegrato le nostre serate tv almeno per vent’anni ed il bislacco commissario mezzo gufo e mezzo Derrick, ha salutato per l’ultima volta il mondo telecabarettistico ospite a Zelig nel 2012.

Cambiano le epoche e Zuzzurro, spaesato quanto lo era Toto’ tra i cantanti beat, si è forse reso conto che il mondo di Zelig gli andava stretto, la sua comicità appartiene inevitabilmente ad un altro periodo, quello dello zapping, delle prime tv private e dei telecomandi fantozzianamente ricoperti di plastica.