X Pop


All’insegna del pop più sfacciato si consuma la semifinale di X Factor 7. Una carrellata di testi inconsistenti e musiche ritrite, inaugurata dal nuovo singolo di Morgan, conduce dritta a una sola domanda: dove sono finiti gli autori veri?

A X Factor si cerca una pop star. E questo lo abbiamo capito fin troppo bene: non solo per il continuo ribadirlo dei giudici, ma anche per le scelte musicali inerenti ai brani dei concorrenti e agli ospiti delle serate.
Il pop: per l’underground e la musica indipendente è praticamente il demonio, ma un approccio meno radicale riconoscerà a questa enorme parte di produzione musicale i suoi meriti, nonché una sua onnipresente influenza nelle migliori realizzazioni di generi tecnicamente molto distanti. Insomma, pop e spazzatura non sono affatto sinonimi, e anzi il pop è assai sottovalutato da molti che vi si accostano certi che basti mettere in croce tre accordi sempre uguali e un testo pari al nulla perché sia pop. Lungi dal voler proporre in questa sede una lezione di storia della musica in stile Morgan, ci si limiti a considerare i brani ascoltati durante questa serata come pop più vicino alla miseria che alla nobiltà del genere. I testi vantano una banalità rara (d’altra parte in molti casi i concorrenti se li sono addirittura scritti da soli, lasciando sorgere un altro dubbio: pop star e cantautore sono sinonimi?), mentre le musiche e gli arrangiamenti nel migliore dei casi sono ben prodotti, ma certo non destano meraviglia. Insomma, molta radiofonia e tantissima noia.
Lo sbadiglio comincia già con Morgan e la sua esibizione, caratterizzata da un pianoforte ostinatamente dissonante, dai cori stonati dei concorrenti e da Asia Argento che lo ascolta in platea incantata e commossa. Un pezzo sul confine tra pop e melodico, diciamo patetico, con un paio di svisate alternative tipiche del Castoldi.
Vediamo invece nel dettaglio i singoli dei semifinalisti: Invisibili degli Ape Escape (testo parzialmente scritto dal trio) è centrato nel loro mondo musicale, un rock dunque a metà fra il contemporaneo e gli anni ’90, senza una vicinanza netta a un estremo o all’altro. Il risultato è un brano anacronistico, appena nato e già da svecchiare, con un testo dalle buone intenzioni ma gravemente penalizzato da “cieli ruvidi” e invisibili antieroi. Andrea canta Venerdì, musiche del vocal coach Gaetano Cappa e testo suo. In breve: testo insignificante, sulla soglia del ridicolo, troppo poco pure per le radio commerciali, laddove musica e arrangiamenti sono invece ben concepiti per avere un posto comodo sulle frequenze FM. Radici soul, blues, gospel? Di questo si è parlato. Decisamente a sproposito. Come pure il country è stato il paravento di Violetta e del brano Dimmi che non passa, scritto da Christian Lavoro, che del genere succitato ha solo l’ukulele. Per il resto, musicalmente ripetitivo e con un testo che potremmo definire adolescenziale per fargli un gran complimento. Violetta si era presentata alle audizioni con i gospel dei campi di cotone, ce la ritroviamo ora con un pop da pubblicità televisiva. Sarà l’erede di Chiara? Aba si pregia della firma di Nicky Holland, storica collaboratrice dei Tears for fears, ma il testo lo scrive lei (traducendo quello inglese destinatole) e il risultato è amaro: nonostante la perfezione dell’esecuzione e la straordinaria presenza scenica, con Indifesa Aba si ritrova dall’alto della sua età a pronunciare dichiarazioni d’amore (per il suo ormai mitologico Pucci) che sembrano rubate dalla sua Smemoranda del 1994. Si percepisce uno scarto mostruoso con la parte musicale, che rivela un alto livello compositivo e di arrangiamento. Ci voleva il Tiziano nazionale per riuscire ad ascoltare un pop con tutti i crismi del caso, romantico il giusto, disfattista quanto basta, con musica straziante e pianoforte languido. Un pezzo fatto e finito, pronto per andare in radio e restarci. Ferro non sembra aver destinato a Michele i suoi scarti: La vita e la felicità è infatti un brano degno del suo autore, e probabilmente cantandola lui schizzerebbe prima in classifica in un batter di ciglia. Vedremo se l’interpretazione di Michele sortirà gli stessi effetti: certamente il giovane cantante, possibilissimo vincitore, mai sfiorato da un ballottaggio, riesce ancora una volta nel miracolo di dar peso a ogni parola senza grosse variazioni vocali, lasciando che il suo timbro eccezionale e il pensiero nascosto tra le righe del testo facciano il loro.
Si tace della seconda manche della serata, non tanto per timore di estrema prolissità, ma soprattutto perché a causa dei volumi regolati senza criterio dalla tv arriva come uno schiaffo il muro dei suoni live, ma la voce dei concorrenti è un flebile sussurro. Risultato: in studio si sperticano in complimenti, a casa non si è capito niente. Basti sapere che Andrea, inspiegabilmente mai andato in ballottaggio fino ad ora, è l’eliminato della semifinale. Sarà il pubblico e la potente macchina dell’industria discografica a decidere le sorti dell’orso ballerino, della sua lunga barba e del suo inedito: anche questa una bella incognita, insieme alla X del talento, del pop e di dove diavolo si siano cacciati i veri autori di testi.

Lo spettacolo è andato in onda:
Sky 1HD
giovedì 5 dicembre, ore 21.10

X Factor 7
La semifinale
con Alessandro Cattelan, Elio, Simona Ventura, Mika, Morgan