L’inferno dei sogni infranti

Ci sono volute quattro puntate e l’ingresso nelle porte infernali per ottenere finalmente un livello più alto delle esibizioni e scelte artistiche più coerenti e sensate da parte dei giudici. Ma evidenti incongruenze di produzione nell’allestimento delle performance, giudizi mortificanti e inspiegabili eliminazioni controbilanciano questi felici esiti, rovinando la festa.

Ambivalenza e crudeltà, come piace al diavolo, sono gli ingredienti dell’Hell Factor, il quarto rovente appuntamento con il serale del talent più seguito dagli italiani. Lasciate i vostri sogni, o voi ch’entrate, perché se ve li portate dietro li faranno a brandelli e li daranno in pasto alle fiamme. È questa la spiacevole impressione che resta al termine della puntata, oltre a una certa difficoltà nel tirare le somme e farsi un’idea omogenea di una serata che di omogeneo non ha nulla. A cominciare dal netto scarto che si percepisce tra la produzione artistica della prima manche e quella della seconda: gli interventi di Tommassini nella prima parte appaiono timidi, minimali, e vien da dire meno male, perché il focus è interamente centrato sulla dimensione vocale, unica vera protagonista. Tutto il contrario nella seconda: un tripudio di effetti speciali, giochi di luci e comparse non lascia dubbio sulla motivazione del coreografo a darci dentro di brutto. Morgan, angelo ribelle per eccellenza, se ne accorge immediatamente e non perde occasione di inveire contro la produzione tutta per questa incongruenza che ha penalizzato i concorrenti (suoi) della prima manche. Tommassini ha forse venduto la lingua al diavolo perché non apre bocca, come pure è stato nelle puntate precedenti, quando a far polemica era il british Mika. D’altronde al di qua dello schermo non arriva l’eco di scelte, dictat, imposizioni dall’alto del format che per ignoranza restano imperscrutabili. A farne le spese è Gaia, che inaugura la seconda parte della serata con la bella versione di Monna Lisa di Ivan Graziani rivisitata dai Marlene Kuntz, in cui dimostra di essere tornata in sé, di avere un’identità forte anche cantando in italiano e conferma di essere (come giustamente sottolinea Elio) la personalità più interessante di questa edizione. Ma Morgan non ha pietà, e contesta in toto l’interpretazione data al brano attraverso scenografia, costumi, arrangiamento. Glissa sulla vocalità, che è l’unico elemento inattaccabile (nonché quello centrale) ma a quanto pare il meno interessante e utile al giudice per la sua tirata di improperi. Non si considera affatto l’evoluzione personale e artistica di Gaia, il suo recupero di una coscienza, di una identificazione. È un momento delicato per lei, ma all’inferno le fragilità vengono arse e polverizzate come nulla fosse, e così anche qui. Qualcosa di simile accade anche con Valentina: per tre puntate la giovane hip hop singer ha dato pessima prova di sé ma i giudici l’hanno osannata e glorificata (specialmente nella scorsa puntata) senza mai analizzare la sua debolezza vocale e interpretativa, la sua evanescenza sul palco. Ma qualcosa accade in questa puntata, e Valentina regala un’esibizione più convincente del solito, cantando vivadio, timorosa ma cantando, When I was your man di Bruno Mars. Emoziona addirittura, per brevi momenti, e ci risparmia la solita digressione ritmica su cui ampiamente si è indagato. Eppure, non piace. I giudici non sono soddisfatti, non capiscono il percorso scelto per lei (che in effetti non c’è, cosa si vuol mai capire?) e Morgan, sempre lui, evidenzia i suoi problemi di intonazione. Non lo ha detto le altre volte, lo dice ora, ha precisato. Ecco dunque cosa accade in questa “scuola” dove i primi a dover essere espulsi sono gli insegnanti: un allievo ha molti limiti, ma nessuno lo aiuta a identificarli. Lo si fa andare avanti così, compiti su compiti senza evoluzione né apprendimento. Quando poi miracolosamente si vede un progresso, giù colpi di machete e mortificazione, quando andrebbe esaltato il progresso, e da lì far leva per nuovi successi. Macché: all’Hell Factor si massacra l’anima in pena, e più speranza c’è da spolpare più la vittima è appetitosa. Così si distruggono i sogni, e non c’è colla che li possa rimettere insieme, dopo.
E che dire delle eliminazioni? Anche il quinto giudice, angelo caduto dai divani di casa, si è fatto distrarre dai troppi lustrini del programma, perdendo di vista il TALENTO, dio smarrito nei gironi infernali. Nella prima manche Valentina, Fabio (limitatosi a una buona imitazione di Lucio Dalla) e Andrea (che i giudici continuano a osannare mentre il telespettatore muore di noia) sono i più deboli. Roberta dopo aver interpretato splendidamente True Colors pare inattaccabile, e gli Ape Escape piacciono sempre, per la loro genuina veracità. E invece è proprio Roberta a finire in scontro con Fabio e a essere eliminata. A bocca aperta davanti allo schermo non ci si capacita di tanta cecità (o meglio sordità). Una delle voci migliori, lei sì comunicativa, espressiva, talentuosa, lascia per sempre il palco di X Factor e viene istantaneamente dimenticata (come chi l’ha preceduta) perché lo spettacolo deve continuare, immediatamente. Nella seconda manche Aba (perfetto alter ego di Beyoncé nella sua credibilissima performance), Michele (sempre impeccabile e – c’è da dire – sempre identico a se stesso) e Violetta (come sempre antipatica e competente nel pezzo di Asaf Avidan che le calza a pennello) stanno in una botte di ferro, mentre Gaia e gli Street Clerks (a loro Mika ha riservato uno dei suoi giudizi peggiori, «sembra lo spettacolo di Natale a scuola») sono gli eletti al ballottaggio, con conseguente eliminazione per il gruppo della Ventura. La band toscana ha attraversato le puntate serali mantenendo uno standard sempre altissimo ma senza mai guadagnarsi un consenso rilevante dal pubblico: forse ha ragione Mika quando dice che il loro posto è fuori di qui, nel mondo vero della musica indipendente, un paradiso (povero) dove siano liberi di essere loro stessi, un gruppo di cantanti e musicisti, e certo non una boy band.

Forse non solo per loro, ma per tutti i concorrenti intrappolati in questo meccanismo puramente televisivo, incastonati tra le maglie dei picchi di ascolto (sempre più alti) i sogni sono fuori. Perché qui si fanno calcoli, si invitano popstar planetarie, si costruisce un’industria. L’inferno come lo immagina uno spirito libero, un giovane con una speranza, un artista con un talento.

Lo spettacolo è andato in onda:
Sky 1HD
giovedì 14 novembre, ore 21.10

X Factor 7
Il serale (IV)
con Alessandro Cattelan, Elio, Simona Ventura, Mika, Morgan