Un gustoso gioco cinematografico, una realtà terribile

Dopo otto anni torna sul grande schermo Mick Taylor, lo spietato cacciatore interpretato da John Jarratt.

Riflettendo solo per qualche istante alle nostre amicizie e conoscenze allargate, molti di noi potrebbero dire di aver salutato qualcuno in partenza per la lontana Australia, che si tratti di neosposi in viaggio di nozze, di turisti in cerca di avventura o di giovani che scelgono di “cambiare vita” e di trovare fortuna in un nuovo continente all’apparenza paradisiaco.
«I viaggiatori sono attratti da questo luogo esotico che inizialmente può sembrare un paradiso ma che, ben presto, si trasforma in un luogo da incubo dove bisogna lottare per la sopravvivenza», rivela il regista Greg Mclean. Non a caso a inizio film è proprio la canzone Born to be wild ad accompagnare le immagini dell’attraente paesaggio australiano.
Dopo otto anni da Wolf Creek tornano sul grande schermo le cruente gesta di Mick Taylor (John Jarratt), psicopatico indigeno cacciatore di maiali e di uomini, ispirato al realmente esistito Ivan Milat – serial killer australiano condannato negli anni ’90 per i cosiddetti Backpackers Murders, ossia gli omicidi di coloro che hanno lo zaino sulle spalle (ovvero, gli autostoppisti). In questa seconda pellicola Mick andrà a caccia di una giovane coppia di tedeschi avventuratasi nell’isolato Wolf Creek National Park. Verranno, però, catapultati nell’inferno anche tutti coloro che cercheranno di aiutare i due giovani o che si opporranno al terribile psicopatico. Tra questi Paul Hammersmith (Ryan Corr), un ragazzo inglese che si troverà diverse volte di fronte al cacciatore.
Approfittate dei frequenti campi lunghi o lunghissimi sul territorio australiano di inizio pellicola per fare un bel respiro e riempire bene i polmoni, perché poi saranno davvero pochi i momenti per “tirare il fiato”. In meno di due ore si assiste, infatti, a serrati inseguimenti di ogni tipo e con ogni mezzo – a piedi, a cavallo, in auto, in camion (in una scena che richiama con evidenza l’indimenticabile Duel di Spielberg) – e a una crudezza violenta, ma assai spettacolare – dita segate, teste mozzate, pallottole in testa, incendi, sezionamenti di carne (umana). Il risultato – ottenuto anche grazie a una sceneggiatura ben congegnata – è un’eccezionale gestione della tensione all’interno della pellicola e un ritmo sempre teso conferito al racconto.

Ogni componente filmica, tuttavia, è davvero ben curata: un’ottima fotografia che spazia dalla luminosità degli ampi panorami australiani ai colori bui e infernali dei ristretti spazi sotterranei in cui vive Mick; una colonna sonora che spesso contrasta volutamente le immagini – due tra le scene più serrate o crudeli sono commentate dall’allegro The Lion Sleeps Tonight e dal solenne Danubio Blu di Strauss; una regia attenta che gioca con diversi generi cinematografici, dall’horror al thriller fino, addirittura, al western; una coppia di attori davvero performante.

Ryan Corr trasferisce perfettamente sullo schermo il terrore che chiunque proverebbe in situazioni simili; John Jarratt plasma un personaggio a cui manca davvero poco per rientrare tra i grandi “cattivi” della storia del cinema. È lo stesso regista Mclean a svelare la propria ambizione: «L’idea era quella di creare un personaggio da horror ricorrente, del genere di Freddy (di Nightmare) o Halloween». Il costumista Nicola Dunn rimarca tale volontà del suo direttore facendo riferimento al desiderio di mantenere per Mick Taylor lo stesso vestiario del primo film: «Dart Fener e Freddy Krueger indossano sempre lo stesso costume, perché non dovrebbe farlo Mick?». Da parte sua, Jarratt è bravissimo a caratterizzare al massimo il proprio personaggio, unendo idealmente la mimica facciale e il ghigno di Jack Nicholson alla forza fisica di un altro attore australiano quale, per esempio, Hugh Jackman. Rispetto al primo Wolf Creek, in questo secondo capitolo si amplia ulteriormente l’approfondimento del personaggio e il contesto in cui si muove, portando a conoscenza dello spettatore, per esempio, il temibile luogo in cui vive. C’è ulteriore spazio anche per l’analisi della psicologia del protagonista: Mick, infatti, è spietato nei confronti degli stranieri che raggiungono il suolo australiano perché mosso dall’obiettivo di salvaguardare il proprio territorio dal deturpamento causato dagli incauti turisti (e secoli prima dai violenti colonizzatori europei). Una psicotica e malata forma di razzismo estremo, dunque, che affonda le proprie radici nella Storia. «Il personaggio di Mick Taylor – analizza Mclean – è un’esplorazione della natura dell’identità nazionale australiana. Elementi del passato coloniale del Paese, rancori storici e profonde ferite culturali covano sotto la superficie dell’affabile e stereotipato personaggio di Mick Taylor, “il bravo australiano dell’outback”».
Sembra tutto un perfetto gioco cinematografico: un affascinante “cattivo”, una buona costruzione della storia e del ritmo, un livello di tensione costantemente alto, inseguimenti adrenalinici e una dose di crudezza che fa del disgusto il giusto gusto. La vera angoscia, però, monta quando si superano i titoli di coda e con lucidità si realizza che non si tratta di fantasia ma, purtroppo, di eventi realmente accaduti e di un carnefice attualmente rinchiuso in carcere. Ma non finisce qui. Il film prende spunto da un altro dato inquietante: ancora oggi ogni anno in Australia scompaiono nel nulla circa 30.000 persone.
Così, se vi troverete a salutare all’aeroporto un parente o un amico in partenza per l’Australia, magari vi sorgerà spontanea fargli una domanda: “sei proprio sicuro di voler salire su quell’aereo?”.

Titolo: Wolf Creek 2 – La preda sei tu
Regista: Greg Mclean
Sceneggiatura: Greg Mclean, Aaron Sterns
Attori principali: John Jarratt, Ryan Corr, Shannon Ashlyn, Philippe Klaus
Fotografia: Toby Oliver Acs
Scenografie: Robert Webb
Montaggio: Sean Lahiff
Musiche originali: Johnny Klimek
Suono: Paul Pirola
Costumi: Nicola Dunn
Produzione: True Crime Australia, Greg Mclean, Helen Leake, Steve Topic
Distribuzione: CamiMovie, Medusa
Genere: thriller/horror
Durata: 106’
Uscita nelle sale italiane: 10 giugno 2015