Doppia recensione dell’ultima pellicola diretta da Roman Polanski, Venere in pelliccia.

Sadismo e perversione nel conflitto uomo-donna di Polanski
di Andrea Ussia

Polanski torna a teatro. Rifugge il quartetto (Carnage) e si limita al duetto (attrice-regista), nel quale il gioco della manipolazione e del controllo salta all’occhio in un turbinio di sadismo e perversione.

Thomas è un regista che sta cercando l’attrice ideale per il ruolo di Vanda, nel suo adattamento per le scene del romanzo Venere in pelliccia di Leopold von Sacher-Masoch. Dopo una giornata infruttuosa arriva (fuori tempo massimo) Vanda, un’attricetta del tutto inadatta. Thomas non ne vuole sapere, ma Vanda riesce a convincerlo e comincia l’audizione.

Mettendo, nuovamente, in scena un testo teatrale, Polanski realizza una pellicola di illuminante bellezza artistica e tematica. Difatti Venere in pelliccia mette a nudo tematiche care al regista polacco e ostenta un gioco a due di notevole maestria stilistica. Tutto avviene sul palco di un anonimo teatro parigino, lo sfondo è quello di un musical belga su Ombre rosse (che non avrà repliche) e i due protagonisti sono un regista (deluso) e un’aspirante attrice arrogante e sfacciata. È qui che si consuma il “fattaccio”: un gioco di manipolazione artistica ed esistenziale, nel quale i due personaggi escono ed entrano dalle parti, recitano e vivono esperienze passate.

Polanski ribalta i ruoli ed esibisce un sadico intreccio on stage, nel quale ossessione e controllo divengono i reali protagonisti. Perché il regista tocca tutti i temi a lui cari e che hanno caratterizzato la sua cinematografia: il desiderio tra regista e attore, il conflitto tra uomo e donna, la psicanalisi, la crudele vanità dell’arte e la metaforicità dello spazio teatrale. Il tutto è accompagnato da due splendide interpretazioni di Mathieu Amalric (l’ “autore” che si mette a nudo) ed Emmanuelle Seigner (attrice in cerca di un ruolo, oggetto del desiderio e “analista” della mente dell’autore e del testo teatrale che vuole mettere in scena).

Venere in pelliccia ammalia, seduce ed è perversamente irresistibile. Difatti il prodotto di Polanski rimane a metà strada tra il dramma sussurrato e la commedia umoristica e il ritmo cadenzato (e mai noioso), unito a un’innaturale leggerezza, permette alla pellicola di brillare di luce propria, di essere un meraviglioso manifesto (arguto e insolente) della cinematografia polanskiana. Un percorso cinematografico che ha toccato vari generi, ma che ha spesso mantenuto sullo sfondo metafore e simbolismi sulle figure femminili e maschili, pesandone diversità e ambiguità. Con Venere in pelliccia, Polanski realizza la sua summa, costruendo un introspettivo (e visivo) ribaltamento dei ruoli utilizzando lo spazio teatrale come simbolico spettro di altre “prigionie”. Due carrellate (sublimi) aprono e chiudono la pellicola, un’opera che ostenta luci e ombre di un duetto ossessivo e masochista.

Polanski torna al cinema con un film provocante e sensuale
di Sabrina De Feudis

Il prossimo 14 novembre arriva nella sale italiane l’ultimo lavoro del regista polacco: Venere in Pelliccia.

Il regista Roman Polanski porta in scena un nuovo gioco psicologico dal titolo Venere in Pelliccia. Un film che gioca sui ruoli e sulle contrapposizioni: regista contro attore e uomo vs. donna in un raffinato e provocante divertissement. La pellicola è stata in concorso al Festival di Cannes 2013.

Il film si svolge in un’unica ambientazione, un piccolo teatro parigino, e gli attori che animano la scena sono Emmanuelle Seigner, nei panni di Vanda, e Mathieu Amalric nel ruolo di Thomas.
Il regista e sceneggiatore teatrale Thomas si trova da solo a Parigi. Ormai stanco dopo una lunga giornata, fatta di audizioni tutte rivelatesi fallimentari per trovare l’attrice adatta per il suo prossimo spettacolo, si lamenta al telefono con la sua compagna perché, a suo avviso, nessuna delle attrici ha quel che bisogna avere per interpretare il personaggio di una donna che accetta di diventare la “padrona” di un uomo in un gioco erotico sadomasochista. Thomas sta per lasciare il teatro, proprio quando entra Vanda; una donna sboccata, esuberante, eccentrica, ma con una grande carica erotica.
A prima vista Thomas è infastidito da questa presenza così invadente e poco elegante. O così pare. Ma quando l’uomo decide di farle il provino resta meravigliato e accattivato dalla sua trasformazione. Non solo Vanda è perfetta per la parte – ha anche lo stesso nome del personaggio principale –, ma ha anche fatto delle ricerche approfondite per acquistare gli abiti di scena e ha imparato i dialoghi a memoria. Mentre il provino entra nel vivo, l’attrazione di Thomas si trasforma in vera e propria ossessione.

Dopo il film Carnage, con quest’ultimo Venere in Pelliccia Polanski torna su territori già esplorati.
Venere in Pelliccia è tratto dall’omonima piéce teatrale di David Ives, che a sua volta si rifà alla novella scritta da Leopold von Sacher-Masoch nel 1870. In questo film il ruolo di Vanda è affidato alla brava Emanuelle Seigner, moglie di Roman Polanski dal 1999.
Venere in Pelliccia segna un ulteriore passo in avanti rispetto alla poetica adottata solitamente dal regista, perché si tratta del suo lavoro con meno personaggi di tutta la sua filmografia.
All’inizio il film può non attrarre, addirittura può anche far storcere il naso, perché si tratta di un continuo botta e risposta tra testo teatrale e dialoghi del film stesso. Vanda e Thomas, infatti, recitano diverse parti dello spettacolo che il regista vuole portare in scena, citandolo quasi tutto. Ma quando la tensione e la carica “perversa” iniziano a predominare, Venere in Pelliccia riesce ad attrarre lo spettatore.
La parte finale del film è la migliore, dove i dialoghi fra gli attori diventano carichi di una grande tensione “sessuale” che attrae e colpisce.

Titolo originale: La Vènus à la fourrure
Regista: Roman Polanski
Sceneggiatura: David Ites, Roman Polanski
Attori principali: Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric
Fotografia: Pawel Edelman
Montaggio: Margot Meynier, Hervé de Luze
Musiche: Alexandre Desplat
Prodotto da R.P. Productions, Monolith Films, Polish Film Institute
Distribuzione: 01 Distribution
Genere: Drammatico
Durata: 96’