Doppia recensione del film Una piccola impresa meridionale, seconda prova registica di Rocco Papaleo.

 

Un’orchestra accordata intenta a ricomporre i cocci
di Andrea Ussia

Papaleo dietro la macchina da presa ci sa fare. Una piccola impresa meridionale è un prodotto che rinfranca, che fonde sacro e profano e ricompone i pezzi di un gruppo di “ex”.

Un ex prete, don Costantino, viene confinato dalla madre, mamma Stella, in un vecchio faro dismesso, lontano da occhi indiscreti e dalle malelingue di paese. Al suo “rifugio” cominciano a giungere personaggi particolari tra cui l’ex marito della sorella Rosa Maria (che è scappata con un misterioso amante) e un’ex prostituta (Magnolia), sorella della badante di mamma Stella. Tra chi chiede una confessione e un letto dove dormire, ci scappa anche il tetto da rifare. A tal proposito don Costantino decide di chiamare un’impresa edile: la Piccola Impresa Meridionale.

Ripetersi non è mai semplice. Rocco Papaleo ci riesce, facendo riflettere con leggerezza e spensieratezza. Difatti dopo aver impressionato con Basilicata coast to coast (un viaggio erratico e scomposto narrativamente, ma contrappuntato da un mood riconoscibile e sempre presente), il regista “accorda” gli strumenti e invece di muoversi da costa a costa, rimane immobile e ostenta un refugium peccatorum (un faro), nel quale ognuno è alla ricerca di una collocazione nel mondo. E la carrellata di personaggi è infinita: l’ex-prete (Rocco Papaleo), che ha mollato la tonaca per amore, rendendosi conto che la donna in realtà era innamorata del “contenitore” e non del “contenuto”, una ex-prostituta (Barbora Bobulova) in pensione forzata con la passione per il canto, un ex-marito (Riccardo Scamarcio) e timido musicista dall’animo gentile e remissivo, una ex compagnia circense, che è diventata un’impresa edile (con bambina appresso) e un’ex insegnante (Giuliana Lojodice), la rappresentazione della tradizione popolare, del pregiudizio e della moralità di paese.

Una piccola impresa meridionale procede su una partitura musicale solida, che si lascia andare ad assoli e fughe personali, ma non perde mai di vista la coralità interpretativa. Perché dopotutto il film diretto da Papaleo è un classico esempio di prodotto corale. Un’orchestra che, se dapprima appare scordata e dissonante, progressivamente comincia a seguire una strada comune. Si ricompongono i pezzi e ognuno ritrova consapevolezza e, con intensa ironia e partecipazione, un posto nel mondo. Papaleo cerca la verosimiglianza (o come sostiene lui il “verosimilismo”); una cifra stilistica riconoscibile, condivisibile e, grazie a puntatine di leggero umorismo, mai grossolano, sentimentale. Infatti Papaleo riesce a infondere alla sua opera una genuina sensazione di conforto, accompagnando per mano ogni spettatore attraverso i luoghi meravigliosi del Sud Italia (fotografati divinamente da Fabio Zamarion), senza mai scadere nella surrealità della commedia all’italiana (di oggi), nella quale tutto si sistema chirurgicamente, senza nessun fronzolo fuori posto e nessun sorriso disilluso.

Commedia drammatica, sacra e profana, Una piccola impresa meridionale scivola in modo scorrevole verso una conclusione verosimile, senza mai calcare la mano ed evitando (abilmente) cedimenti strutturali. Certamente la sceneggiatura è complessa e a tratti ripetitiva, eppure le immagini riempiono il cuore e l’ottimismo lo alleggerisce.

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Tutti al faro
di Alessio Neroni

Rocco Papaleo trasferisce il suo romanzo Una piccola impresa meridionale sul grande schermo e firma la sua seconda regia con un cast di attori valorosi tra cui spicca Giuliana Lojodice. Un ruolo fondamentale è giocato anche dalle musiche e dalla colonna sonora di Erica Mou.

Una piccola impresa meridionale è per Rocco Papaleo, dopo Basilicata coast to coast, il secondo film da regista e il suo stile si riconosce già. Cast corale, bella fotografia accompagnata da un’importante colonna sonora e le tematiche forti in grado di scuotere e far parlare del Meridione.
Ritroviamo così tutti i personaggi che Papaleo aveva già dettagliatamente analizzato nel suo romanzo omonimo, nelle librerie in questi giorni edito Mondadori, ai quali ora associa dei volti famosi e importanti, senza rinunciare a qualche novità, rappresentata ad esempio dalla piccola Mela Esposito, che recita accanto al padre Giovanni.
Al centro della storia c’è un faro dismesso che accoglie un uomo in disuso, lo stesso Papaleo nel ruolo di Costantino, un ex-prete che non può tornare in paese dal momento che un altro scandalo si è abbattuto sulla sua famiglia: sua sorella Rosa Maria (Claudia Potenza) ha lasciato il marito Arturo (Riccardo Scamarcio) per un’amante misterioso.
Il vecchio faro si trasforma presto in un refugium peccatorum; dopo l’ex-prete arriva infatti Magnolia (Barbora Bobulova), una top escort slovacca in pensione che ha compiuto da poco 40 anni, Arturo, il cognato cornuto, una stravagante ditta di ristrutturazioni chiamata per riparare il tetto del faro e mamma Stella (Giuliana Lojodice), vedova, cattolica e un po’ bigotta disperata per il comportamento dei suoi figli.
Lo scenario provoca risate solo pensando a questi disperati personaggi in azione e il risultato è infatti brillante. Gli attori sono tutti ben diretti e la trama scorre lineare senza volgarità, ma la sorpresa resta lo sviluppo di una storia d’amore tra due donne. Anche Rocco Papaleo – come ultimamente è facile riscontrare in molte pellicole in sala (Anni felici, Via Castellana Bandiera, Lo sconosciuto del lago) – analizza il tema dell’omosessualità rompendo ogni tabù, pur scivolando nel buonismo. La scena dell’ideale matrimonio risulta infatti forzata quasi per cercare un happy and a tutti i costi.
La colonna sonora contiene le composizioni di Rita Marcotulli, già premiata con il Davide di Donatello, il Nastro d’Argento e il Ciak d’oro per il precedente lavoro di Papaleo, la cui passione per la musica gli ha permesso di coinvolgere sia Barbora Bobulova, i cui tratti e il cui look nel film ricordano molto Kim Basinger, che si esibisce sulle note di Sole spento della Caselli e Riccardo Scamarcio il cui personaggio suona benissimo il pianoforte anche se non ne ha fatto una professione.
La musica, dunque, come elemento essenziale, che eleva il film «come i tacchi fanno con le belle donne», dice Papaleo, tanto che ha girato una nuova scena, quando già il montaggio era quasi concluso, per inserire il brano di Erica Mou Dove cadono i fulmini, che insieme al paesaggio colora di poesia questa sua gradevole seconda opera dedicata a Francesco Nardi, capo truccatore scomparso recentemente.
Una piccola impresa meridionale, dal 17 ottobre in tutti i cinema, è stato prodotto da Paco Cinematografica in associazione con Warner Bros. Entertainment Italia e realizzato con il sostegno di Regione Lazio e Sardegna Film Commission. Le riprese del film infatti sono state effettuate sulla costa nei pressi di Oristano, in Sardegna, pur volendo descrivere un piccolo paese del sud.
L’idea che una vecchia struttura possa tornare a risorgere così come una vita può riprendere il suo cammino verso la libertà di espressione è sicuramente una bella morale in grado di risollevare anche chi ancora è scettico e non splende più come la luce di un faro.

Titolo originale: Una piccola impresa meridionale
Regista: Rocco Papaleo
Sceneggiatura: Rocco Papaleo, Valter Lupo
Attori principali: Riccardo Scamarcio, Barbora Bobulova, Rocco Papaleo, Sarah Felberbaum, Claudia Potenza, Giovanni Esposito, Giampiero Schiano, Mela Esposito, Giuliana Lojodice, Giorgio Colangeli
Fotografia: Fabio Zamarion
Montaggio: Christian Lombardi
Musiche: Arturo Valiante, Pericle Odierna, Rocco Papaleo
Prodotto da Paco Cinematografica
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Genere: Commedia
Durata: 103’