I tre manifesti della discordia

Martin McDonagh torna a dispensare cinema di spessore. La sua ultima pellicola è solida, divertente, irriverente e colma di rabbia devastante. Francis McDormand, Woody Harrelson e Sam Rockwell mattatori in stato di assoluta grazia.

Mildred Hayes affitta tre manifesti su una statale caduta in disuso da quando è stata aperta una nuova autostrada. Non rassegnatasi all’uccisione della figlia, infatti, vuole protestare contro il presunto immobilismo della polizia di Ebbing e dello Sceriffo Willoughby, nell’estremo tentativo di smuovere le acque e ottenere finalmente verità e giustizia.
Il paese però è piccolo e la gente mormora. La presa di posizione di Mildred non viene vista di buon occhio dalla popolazione e dalla polizia. Le scaramucce che ne conseguono, verbali e non, rischiano di degenerare alla prima parola fuori posto, ma la donna non ha nessuna intenzione di arrendersi o arretrare di un passo.

Se In Bruges era stata la scintilla e Sette Psicopatici la conferma, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri è senza dubbio la consacrazione del talento di Martin McDonagh.
La formazione teatrale del regista di origini irlandesi (commediografo pluripremiato e apprezzato dalla critica, ha vinto tre Laurence Olivier Awards e un Drama Desk, oltre ad aver ricevuto quattro candidature ai Tony) risalta orgogliosa anche sul grande schermo, nella costruzione dei caratteri, nel ritmo e nella struttura della narrazione.
Lo stile è quello che lo ha contraddistinto fin dagli esordi cinematografici: una commedia nera e dell’eccesso che esasperi elementi ordinari e già visti nella creazione di tutto un universo, chiuso e coerente, declinato spesso in una salsa dal sapore pulp sia nelle sfumature visive che in quelle concettuali.
Lavorando su psicologie e personaggi, McDonagh riesce a tirar fuori sempre il meglio dal cast di veterani di cui si circonda. In questo caso a Woody Harrelson e Sam Rockwell, che già erano presenti nella sua pellicola precedente, affianca una Frances McDormand rude e segnata, madre spezzata dal dolore e dal rimorso alla ricerca di giustizia ma soprattutto di un’agognata pace con la propria coscienza.
Non c’è spazio per il macchiettismo fine a se stesso o per personalità avulse dal rigore del contesto nel piccolo borgo di Ebbing, sperduto e isolato nella profondissima campagna del Missouri. Nessun intento né sottotesto politico o sociale emerge dalle inquadrature e dalle dinamiche raccontate. Solo rabbia. Incontenibile. Cieca. Perentoria. Che non risparmia niente e nessuno ma riesce anche a esasperare la forza di momenti di ilarità incontenibile e profondissima tenerezza. Rabbia che rende indistinguibili i confini di giusto e sbagliato, di buono e cattivo, di colpa e redenzione.
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri veicola volontariamente una comicità e un livello di violenza che potrebbero non essere compresi o accettati da tutti, senza però strizzare l’occhio alla nicchia o chiudersi in un’autorialità autoreferenziale. La sua sceneggiatura di ferro non si presta al compromesso e offre il fianco solo all’apparenza a una narrazione involuta e pretenziosa. É una pellicola che veste il dramma con gli abiti della commedia nera e l’ammanta con l’aura di mistero del giallo, riuscendo a mantenere coerenti le anime di tutti e tre i generi.
McDonagh, in media, dirige un film ogni quattro anni. Viste le premesse, non rimane che azzerare il contatore e rassegnarsi a una nuova, lunga attesa.

Titolo originale: Three Billboards Outside Ebbing, Missouri
Nazionalità: Stati Uniti
Anno: 2017
Genere: Commedia nera
Durata: 115′
Regia
: Martin McDonagh
Interpreti: Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Abbie Cornish, Lucas Hedges, Zeljco Ivanek, Peter Dinklage
Sceneggiatura: Martin McDonagh
Produzione: Graham Broadbent, Martin McDonagh, Peter Czernin, Blueprint Pictures, Film4 Productions, Fox Searchlight Pictures
Distribuzione
: 20th Century Fox
Fotografia: Ben Davis
Montaggio: Jom Gregory
Musiche Originali: Carter Burwell

Nelle sale italiane da giorno 11 Gennaio 2018