L’attrice iraniana Golshiftrh Farahani e’ comparsa nel trailer del nuovo film di  Ridley Scott con Leonardo di Caprio e Russel Crowe a volto scoperto senza l’hijab, il velo islamico e per questo, le autorita’ iraniane le hanno proibito di lasciare il paese. Un “peccato” che le Repubblica Islamica le ha fatto “pagare” proprio nel momento in cui, all’aeroporto Khomeini della capitale Teheran, l’attrice stava prendendo un aereo con destinazione Los Angeles, Hollywood, per un nuovo film.

L’agenzia ufficiale della stampa iraniana ha rilasciato il seguente comunicato con cui, pur dando atto del divieto, non ha palesato alcuna spiegazioni: Dopo aver recitato nel film Body of Lies, a Golshifteh Farahani è stato vietato di lasciare l’Iran.

Ufficiosamente, la decisione sarebbe stata del ministero della Cultura e della guida islamiche, l’Ershad, in quanto Golshiftrh Farahani non avrebbe chiesto il necessario permesso per poter recitare in un film straniero (pratica necessaria in Iran).

Tuttavia, se al fattaccio del trailer, si aggiunge anche il contenuto del film Body of Lies, diretto da R. Scott (l’agente della Cia Roger Ferris, L. di Caprio, e il suo collega, R. Crowe, si trova a dover inseguire in Giordania ad un terrorista di Al Qaeda e durante la caccia si innamora di una inferimiera di nome Ayesheh, Golshifteh Farahani), allora si possono intuire con chiarezza le motivazioni che hanno portato alla “detenzione” dell’attrice nel proprio paese.

Proviamo a lanciare il sasso con una ipotesi non completamente escludibile (per la serie: tra noi e loro, chi e’ il vero cattivo?).
Aver fatto comparire in un fotogramma un volto che non doveva comparire (cosa di cui erano assolutamente a conoscenza), potrebbe esser stato, da parte della Warner Bros, un tentativo di sfruttare l’onda che nasce dalle tragedie umane (vedi Batman il Cavaliere Oscuro) per far decollare il lancio pubblicitario di un film. Le conseguenze di quanto accaduto erano abbastanza ovvie, e la WB e’ tutto fuorche’ incompetente.

L’episodio di Golshifteh che appare, dietro a di Caprio, senza il velo, e’ stato infatti sfruttato dal quotidiano iraniano Etemad e dal sito conservatore Tabnak che hanno fatto pressioni pubbliche affinche’ si prendessero provvedimenti adeguati contro la prima iraniana dalla Rivoluzione khomeinista ad apparire in un film hollywoodiano. LA stessa che tra l’altro, ricordiamolo ha gia’ vinto premi sia in patria (migliore attrice, a 14 anni, al Fajr Film Festival) che all’estero (la Conchiglia d’Oro al festival di San Sebastian per Half Moon e la partecipazione agli Oscar, con M for Mother).

David Ignatius, il giornalista del Washington Post dal cui romanzo è stato tratto Body of Lies ha dichirato: Sono sconvolto. La sua recitazione nel film è stata straordinaria. E la sua detenzione nei confini iraniani è una tragedia, per lei e per la cultura del suo Paese.

I produttori del film non hanno ancora rilasciato alcun commento, mentre sembra che il cellulare di Golshifteh risulti irrangiungibile.