Un ritorno a casa che non emoziona

Noioso e velleitario, rimane impantanato nella mediocrità di una trama prevedibile e poco compatta  di un umorismo poco incisivo, trascinando a fondo la pur brava e simpatica Josiane Balasko.

Stephanie, architetto in bancarotta a causa dell’improvviso fallimento della propria società, si ritrova a tornare a vivere nel sud della Francia con Jacqueline, l’anziana e arzilla madre.
Tra le difficoltà nel trovare un nuovo impiego superati i suoi quarant’anni e il complicato adattarsi allo stile di vita di Jacqueline, iperattiva e apparentemente smemorata ma che nasconde il segreto di una liaison amorosa con un vecchio amico di famiglia che vive nello stesso condominio, Stephanie rielabora il proprio rapporto con la donna e affronta le conflittualità che la vedono contrapposta ai due fratelli, alla ricerca di una difficile riconciliazione e della fiducia perduta nei confronti del futuro.

La si potrebbe apostrofare come la “nuova ondata” del cinema francese alla conquista delle sale italiane. Galvanizzato dal successo di pellicole transalpine quali La famiglia Belier, Diamante nero o Non sposate le mie figlie!, il pubblico nostrano sembra aver riscoperto il cinema d’oltralpe, sdoganando la distribuzione di un sempre maggior numero di produzioni in lingua francese.
Purtroppo non tutte le baguette riescono fragranti e Torno da mia madre, malgrado il discreto successo in patria, è insipido e dalla difficile digestione. Innanzitutto perché fallisce nel costruire un conflitto generazionale credibile che funga da motore per la vicenda e per l’evoluzione dei caratteri dei personaggi, con tutte le loro insicurezze, i loro convincimenti, le loro debolezze e aspirazioni.
Le dinamiche non si evolvono mai oltre il banale ricorso al cliché e al luogo comune, ricadendo  in un umorismo balbettante, artefatto e poco pungente, che genera perplessità e regala qualche tirata risata solo quando viene lasciato libero sfogo al carattere strabordante della giunonica e vulcanica protagonista.
Perennemente indeciso tra la commedia brillante di stampo sociale e il dramma agrodolce figlio del sempreverde “non è mai troppo tardi”, Torno da mia madre non si innalza oltre il livello della mediocrità, sebbene goda di un comparto attoriale bene in parte e situazioni, sebbene già viste, dal potenziale esplosivo.
In un distretto di Provenza-Costa Azzurra così poco caratterizzato da risultare a tratti irriconoscibile e che nulla aggiunge alla profondità e alla localizzazione socioculturale della vicenda, e tra buchi di sceneggiatura e incoerenze narrative nei quali annegano le speranze di protagonisti e pellicola, al prologo soporifero fa seguito uno sviluppo centrale che lascerebbe ben sperare ma le cui velleità vengono stroncate da una chiusa al ribasso che non regala altro che un sapore stantio in bocca. Proprio come quello di una baguette già rafferma appena fuori dal forno.

Titolo originale: Retour chez ma mère
Nazionalità: Francia
Anno: 2016
Genere: Commedia
Durata: 91′
Regia
: Eric Lavaine
Cast: Alexandra Lamy, Josiane Balasko, Mathilde Seigner, Philippe Lefebvre, Jerome Commandeur, Cecile Rebboah, Didier Flamand
Sceneggiatura: Hector Cabello Reyes, Eric Lavaine
Produzione: Same Player, Pathé Production, TF1 Film Productions, Appaloosa Cinema, Gala Vara Eiriz
Distribuzione: Officine UBU
Fotografia: Francois Hernandez
Musiche:
Fabien Cahen
Montaggio:
Vincent Zuffranieri

Nelle sale italiane dal 25 Agosto 2016