Doppia recensione per Tonya di Craig Gillespie.

La ragazza di fuoco e di ghiaccio
di Emanuela Mugliarisi
Al cinema dal 29 marzo Tonya, il film di Craig Gillespie che racconta, attraverso un ampio ventaglio di sfumature, sentimenti, punti di vista,stili narrativi la controversa storia di Tonya Harding, la pattinatrice che alle Olimpiadi del ’94 vide crollare – anziché decollare – la sua promettente carriera. Nei panni della protagonista, una bravissima Margot Robbie sempre più versatile e convincente. 
Chi lo direbbe che una delle più grandi, eleganti, talentuose e audaci pattinatrici degli anni ’90 è stata cresciuta a pane e violenza, trattata come un maschiaccio che deve saper andare a caccia di conigli e sistemare i motori delle macchine? Eppure questo è lo scenario del quale si viene a conoscenza con Tonya, graffiante e vivace biopic di Craig Gillespie che ci racconta tutto quello che c’è stato prima del caso sportivo più discusso di sempre: la rottura della rotula di Nancy Kerrigan di cui, per anni, Tonya è stata considerata totalmente responsabile, diventando una delle sportive più odiate al mondo. Nel ’94 erano le due icone dello sport americano, le uniche due che osavano fare il Triple Axel in pista e che si contendevano l’oro per l’America. 
Con questo film, ricredersi sulla figura di Tonya è un attimo perché l’ottima sceneggiatura di Steven Rogers ci presenta la storia da diversi punti di vista, per l’esattezza tre: quello di Tonya, della madre LaVona e di Jeff, l’allora fidanzato di Tonya. Tre come tre sono i volteggi che caratterizzano il Triple Axel, il salto più difficile del pattinaggio che pochissime artiste si cimentano a fare. Il punto di vista di Tonya è quello di una persona che è stata manipolata e strumentalizzata, una ragazza per la quale qualsiasi cosa di sbagliato le capiti non è mai colpa sua; il punto di vista di Jeff Gilloly che rimane sempre in bilico tra responsabilità parziali e disimpegno, tanto che ancora oggi rimane il dubbio se sia stato solo il mandate della violenza su Nancy o colui che l’ha materialmente compiuta; il punto di vista di LaVona, la disumana madre di Tonya che non ha mai ceduto a sentimentalismi e ha cresciuto la figlia nella più totale crudeltà e aridità emotiva convinta che solo così l’avrebbe forgiata come una vera campionessa. Loro sono il perno della coreografia perché poi le voci del giornalista Martin Maddox e dell’insegnante di Tonya (Diane Rawlinson) sono solo volteggi di preparazione al grande salto.
La regia di Gillespie è audace e magistrale nel restituire il variegato ventaglio di emozioni altalenanti, i molteplici e contrastanti punti di vista della storia e lo fa mescolando sapientemente diversi stili: commedia, dramma, biopic, action movie, reperto documentaristico e tutto questo senza mai risultare confusionario, dispersivo o retorico dove ce ne sarebbe il rischio. A dare un ritmo incalzante alla storia, non solo la colonna sonora da urlo (i Chicago, i Fleetwood Mac, ZZ Top, …) ma soprattutto il montaggio e le inquadrature con alcuni movimenti di camera davvero esaltanti – spesso vicinissimi alla protagonista, girati proprio sulla pista da ghiaccio, come se pattinassimo e respirassimo insieme a lei.

Margot Robbie restituisce di Tonya un’interpretazione impeccabile, tanto che la vera Tonya è rimasta entusiasta del film all’anteprima americana; in questo film la bellissima attrice risulta anche bravissima, sia per l’incredibile training fisico che l’ha portata a girare molte scene in pista, sia per la grande capacità mimetica di essere credibile tanto nei panni di Tonya 15enne quanto di restituire la donna sciupata e disillusa all’età di 40 anni (quando fu intervistata da Nanete Burstein nel documentario di 30 for 30) e soprattutto è incredibile nel modo in cui sa restituire tutte le sfumature di una creatura sfacciata e rude ma al tempo stesso fragile e desiderosa di affetto: il biglietto si giustifica anche solo per la scena nel camerino, prima di quella fatidica esibizione dell’Olimpiade del ’94. A farle da degni compagni di scena, una strepitosa Allison Janney (nei panni della madre) che non a caso si è portata a casa un Oscar come miglior attrice non protagonista e Sebastian Stan che dopo tanti ruoli da belloccio o da eroe di blockbuster, riesce a dimostrare grandi capacità attoriali restituendo tutta la complessità di un personaggio controverso come Jeff. 

Una storia agghiacciante

di Alessio Neroni

Margot Robbie restituisce sul grande schermo la vera storia della pattinatrice Tonya Harding, protagonista di una carriera eccezionale e di uno dei più grandi scandali dello sport mondiale. Diretto da Craig Gillespie e scritto da Steven Rogers, il film Tonya è al cinema dal 29 marzo.

“Tratto da interviste assolutamente vere, totalmente contraddittorie e prive di qualsiasi ironia con Tonya Harding e Jeff Gillooly”. È questo ciò che si legge nella prima inquadratura di Tonya, presentato al Toronto International Film Festival 2017, il film racconta la controversa storia della pattinatrice artistica su ghiaccio Tonya Harding, accusata di aver complottato insieme al marito Jeff (Sebastian Stan), un’aggressione ai danni della sua rivale Nancy Kerrigan ai Giochi olimpici invernali del 1994.

Il film è costruito sulla sceneggiatura di Steven Rogers, che non adotta una narrazione convenzionale, bensì ruota appunto intorno a due interviste straordinarie e contrastanti, che disegnano “il ritratto tragico e al tempo stesso ironico di una donna forte e di una società bisognosa di creare miti per poi distruggerli”. Lo stesso Rogers è volato a Portland per intervistare prima la Harding e poi Gillooly. Secondo lo sceneggiatore le loro versioni erano talmente contraddittorie che ha capito di aver trovato la chiave per realizzarci un film, presentando inizialmente le due facce della vicenda per lasciar poi decidere al pubblico da quale parte stare.

Dipinta dai media come una “cattiva”, la vita di Tonya Harding è stata in realtà molto più tragica e complicata di quanto non sembri e Margot Robbie, che ricordiamo accanto a Leonardo Di Caprio nel film di Scorsese The Wolf of Wall Street, in questo ruolo si è calata alla perfezione, grazie anche ai vari video presenti su Youtube, che hanno aiutato l’attrice a calarsi in modo realistico nella parte, tanto che molte delle frasi che la vera Tonya ha usato, soprattutto in determinati momenti della sua carriera, sono finite nel copione.

Il film restituisce, dunque, con grande maestria tutte le emozioni contrastanti che vivono nell’animo di Tonya (che all’epoca dei fatti non aveva ancora vent’anni), e il merito di ciò spetta soprattutto a Craig Gillespie, il quale è riuscito a cogliere tutte le sfumature di questa vicenda oltremodo ambigua. Come spiega Bryan Unkeless, uno dei produttori, infatti, «Leggendo una pagina del copione di Steven può capitarti di sentirti prima sconvolto per la violenza, poi triste e alla fine perfino divertito. Se Craig non fosse stato in grado di cogliere certe sfumature, sarebbe stato un disastro».

Straordinaria è l’interpretazione di Allison Janney, nei panni di Lavona, la discutibile madre di Tonya, che per questo ruolo ha vinto l’Oscar, il Golden Globe e l’Independent Spirit Award nella categoria Miglior attrice non protagonista. Una vera caratterizzazione del personaggio, che fa paura pensando che è stato ricalcato il reale e duro carattere di una donna nevrotica e senza scrupoli.

Il film è il risultato di un enorme lavoro di ricerca; la storia infatti abbraccia un arco temporale che va dai quattro ai quarantaquattro anni di Tonya, per cui il trucco e i costumi hanno richiesto uno sforzo produttivo non indifferente essendo un film indipendente e a basso budget.

Gli effetti speciali hanno fatto il resto, soprattutto per ricreare le scene di pattinaggio: una fra tutte quella del triplo axel (la piroetta in vola) eseguito venticinque anni fa da Tonya. Durante le riprese del film, due delle sei donne al mondo che lo avevano messo a punto “si stavano allenando per le prossime olimpiadi e non potevano rischiare un infortunio”.

Alla proiezione privata la vera Tonya si è commossa nel rivedere la sua storia sul grande schermo, apprezzando soprattutto l’interpretazione di Margot, che per questo ruolo è stata anche candidata all’Oscar. Sicuramente anche il pubblico resterà sorpreso nel seguire il percorso psicologico di una donna additata come carnefice, dotata di un talento naturale, sulla quale i media hanno buttato fango. Un film con le caratteristiche di un documentario che in due ore racconta una donna e la sua verità, unica e agghiacciante.

Titolo originale: I, Tonya 
Nazionalità: Stati Uniti
Anno: 2017
Genere: Thriller, Drammatico, Biografico
Durata: 121′
Regia: Craig Gillespie
Interpreti: Margot Robbie, Sebastian Stan, Allison Janney, Julianne Nicholson, Paul Walter, Bobby Cannavale, Caitlin Carver, Bojana Novakovic, Mckenna Grace
Sceneggiatura: Steven Rogers
Produzione: LuckyChap Entertainment, Clubhouse Pictures
Distribuzione: Lucky Red
Fotografia: Nicolas Karakatsanis
Montaggio: John Axelrad, Lee Haugen
Musiche: Tatiana S. Riegel
 
Nelle sale italiane dal 29 marzo 2018