Doppia recensione per l’ultimo film dedicato a Thor.

Il lato comico del Dio del Tuono
di Emanuele Marconi

Il terzo capitolo di Thor cambia rotta e punta sull’intrattenimento puro, centrando l’obiettivo.

Si sentono rombare i tuoni in lontananza e soffiano forti folate di vento: cambia il tempo e il cielo preannuncia burrasca. È quanto accade con Thor: Ragnarok – terza pellicola della saga del “Dio del tuono” – che abbandona le atmosfere più cupe dei primi due capitoli per svoltare verso una pioggia d’azione e, soprattutto, verso una tempesta di umorismo, tra battute fulminanti e scene comiche.

Asgard è in pericolo. Il re Odino (Hopkins), vecchio e stanco, si è ritirato sulle coste norvegesi terrestri dove, supportato dai figli Thor (Hemsworth) e Loki (Hiddleston), muore avvisandoli del rischio incombente: la liberazione dalla prigionia della loro sorella Hela (Cate Blanchett), la dea della morte, che intende portare a compimento ad Asgard il “Ragnarok”, ovvero la “fine di tutte le cose”. I due fratelli vengono raggiunti sulla Terra proprio dalla divinità, che distrugge il martello di Thor dichiarando apertamente le sue intenzioni. Mentre cercano di scappare verso Asgard, Hela ha la meglio su di loro e i due si ritrovano su Sakaar, un pianeta di rottami e immondizia governato da un bizzarro Gran Maestro (Jeff Goldblum). Qui Loki e Thor intraprenderanno due percorsi differenti per fare ritorno su Asgard e salvare il proprio mondo: il primo, ingraziandosi il sovrano sfruttando le sue capacità subdole e manipolatorie; il secondo facendo leva sulle abilità guerriere e combattendo come gladiatore. Nell’arena, però, troverà un inaspettato conoscente: Hulk (Ruffalo).

A dir la verità, Thor: Ragnarok si apre con una lunga scena introduttiva in cui Thor, negli inferi, si libera dalla catena che lo imprigionava e sconfigge Surtur, portando con sé come trofeo l’elmo dell’avversario. Una sequenza che funge da preambolo al film e ne chiarisce subito quali saranno le due direttrici che seguirà: azione impetuosa e verve comica.

Effettivamente la saga di Thor, all’interno dell’universo Marvel, è quella andata incontro a una maggiore evoluzione. Tanto il primo Thor (e il secondo, The Dark World) si caratterizzava per le atmosfere cupe e il carattere serio, tanto Ragnarok mostra immagini più chiare, colorate e luminose; tanto il primo si strutturava su tematiche quasi shakespeariane – tra famiglie reali, scontri tra fratelli e amori difficili, e non a caso era stato affidato proprio all’attore e regista shakespeariano Kenneth Branagh – tanto Ragnarok si abbandona al divertimento puro, puntando forte sulla potenza visiva delle immagini, su una colonna sonora energica che spazia dal rock all’elettronica, sull’azione continua e dinamica, su una comicità che poche volte si era vista nei film Marvel (escludendo, forse, I Guardiani della Galassia) e che arriva a sbeffeggiare lo stesso protagonista affibbiandogli l’appellativo di “zio del tuono”.

Un nuovo indirizzo, dunque, certamente facilitato dalla scelta del giovane regista Taika Waititi – un ex comico neozelandese capace di farsi notare con cortometraggi e piccoli film (Two Cars, One Night, Boy, Selvaggi in Fuga) apprezzati e, in qualche caso, premiati.

La pellicola si avvale di un cast davvero importante: oltre agli attori già presenti nei precedenti capitoli – tra cui Anthony Hopkins, oltre a Hemsworth e Hiddleston, ovviamente – troviamo, infatti, anche Jeff Goldblum nei panni (strampalati e colorati) del Gran Maestro, Thessa Thompson in quelli dell’eroina Valchiria e, soprattutto, Cate Blanchett in quelli di Hela. L’attrice australiana crea un personaggio assai attraente e affascinante, ma poco incisivo dal punto di vista del terrore. Non si può certo dire che deluda, ma dà vita a un personaggio più ammaliante che temibile.

Al di là del protagonista Chris Hemsworth – sempre perfetto come “dio del tuono” e capace in questo caso di mostrare anche una certa abilità comica, in particolare in duetto con Mark Ruffalo –, va rimarcata ancora una volta l’interpretazione di Tom Hiddleston nella parte di Loki. Il suo personaggio è quello che più ha subito un cambiamento, in parallelo con l’evoluzione della saga: non più l’antieroe malefico, spaventoso e terrificante delle sue prime apparizioni – basta ricordare le sue memorabili scene in The Avengers – ma “spalla” di Thor, assai più spassoso e divertente nelle sue debolezze e nella ripetitiva infedeltà. Hiddleston è eccellente nel perseguire questa mutazione del personaggio, facendone quasi una macchietta e una caricatura. Perfettamente in linea, dunque, con la strada intrapresa da quest’ultimo capitolo della saga, che in alcune scene quasi strizza l’occhio alla parodia – e in questo senso assume un significato emblematico la comica rappresentazione teatrale messa in scena ad Asgard con un imperdibile cameo di Matt Damon.

Nel complesso, dunque, Thor: Ragnarok incrementa le proprie ambizioni dal punto di vista tecnico e visivo, facendo leva sull’umorismo e sull’azione e risultando un prodotto assai divertente, anche se più frivolo, molto adatto a intercettare il pubblico giovane.

Contenuti? Riflessioni? Temi shakespeariani? Neanche l’ombra. Spazzati via, come i cumuli di nuvole spinti dal vento dopo il passaggio della tempesta.

Ma se arriva il sereno, va bene anche così.

La mitologia che sfata i miti
di Laura Silvestri

Il terzo capitolo della saga d’ispirazione norrena, Thor: Ragnarok, vede il Dio del Tuono alle prese con la temibile Hela e l’incombente minaccia della distruzione di Asgard.

Con l’aiuto di nuovi e vecchi alleati, il figlio di Odino dovrà affrontare la più grande sfida finora posta sul suo cammino, e cercare di salvare il popolo Asgardiano dall’estinzione.

Sfatiamo un po’ di miti.

  • Il 17 porta male

2008

Anno in cui esordisce ufficialmente il Marvel Cinematic Universe (MCU) con la fortunata trasposizione cinematografica di Iron Man.

A differenziare questo dagli altri cinecomic è la nuova mentalità dietro la sua realizzazione: un approccio che permette di orientare il film verso un target non necessariamente formato solo da bambini, che va maggiormente incontro alle aspettative dei fan di lunga data del materiale cartaceo originario, che cura la caratterizzazione del personaggio tenendo conto dell’attore che lo interpreta, che getta le fondamenta per la costruzione di un intero universo, ricco di personaggi e storie interconnessi tra loro.

Tutto ciò accadeva quasi dieci anni fa – il prossimo anno, il decennale verrà celebrato dagli stessi film in uscita e con apposito merchandising, oltre al nuovo logo inaugurato di recente alla D23 (l’expo della Disney) -, quando il neonato MCU era ancora solo agli albori.

Oggi, nel 2017, con Thor: Ragnarok siamo arrivati a quota 17 film, e la Marvel non potrebbe passarsela meglio.

Al di là del successo commerciale – che varia a seconda dei casi, ma sempre degno di nota – il loro modus operandi è divenuto ormai esempio e modello di genere.

Che si apprezzi o meno, non se ne può infatti negare la validità, né tantomeno la qualità, ed è quello che troviamo anche in quest’ultima pellicola.

  • I sequel sono sempre più brutti del primo film

Il primo tentativo dell’MCU di portare gli dei Asgardiani sul grande schermo ha fatto registrare pareri contrastanti: molti, infatti, seppur apprezzando l’introduzione del personaggio, non ne sono rimasti entusiasti.

Più che la storia in sé – presa forse un po’ troppo alla leggera dal prolifico attore-regista-produttore-sceneggiatore Kenneth Branagh (Hamlet, Cenerentola) -, a spiccare è stato principalmente il personaggio di Loki, grazie anche alla ormai iconica interpretazione di Tom Hiddleston (Midnight in Paris, Crimson Peak), lasciando in secondo piano lo stesso Thor, interpretato dall’allora semisconosciuto Chris Hemsworth (Rush, Heart of the Sea).

Il Dio del Tuono e il suo malefico-ma-non-troppo fratello, sono in seguito apparsi nei film corali degli Avengers (The Avengers, Avengers: Age of Ultron), per poi tornare su Asgard nel secondo capitolo della propria saga, Thor: The Dark World, ancora meno apprezzato del primo.

La visione di Alan Taylor, regista di numerosi episodi delle vostre/nostre serie preferite (da I Soprano a Il Trono di Spade), non ha convinto pubblico e critica, portando a una svalutazione delle avventure del figlio di Odino agli occhi dei fan.

Grande attesa dunque, mista anche a un po’ di timore, per Thor: Ragnarok, affidato questa volta alle mani di Taika Waititi (Boy, What We Do In The Shadows), e basato, come da titolo, sulla leggenda del Ragnarok (il Fato degli Dei): lo scontro finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle delle tenebre e del caos, che porterà alla distruzione e rigenerazione del mondo.

Compito arduo, quindi, ma portato a termine in maniera egregia.

  • Un cinecomic non può essere divertente

La maggiore critica che viene rivolta dai detrattori alla Marvel per i suoi cinecomic è che, fondamentalmente, c’è troppo divertimento.

La maggior parte di essi viene infatti spesso paragonata ai prodotti della compagnia rivale DC – che si tratti della trilogia di Nolan o del nuovo DCEU -, dal tono molto più dark e aspero.

Quest’ottica sembra essere prediletta per via della maggiore “serietà” che conferirebbe alla storia, rendendole pellicole quasi più adatte agli adulti, che non ai bambini.

Ma se c’è qualcosa che ci ha insegnato la Marvel, è che si possono fare film di qualità altissima anche senza ricorrere necessariamente a una dose spropositata di cupezza.

Pellicole come Ant-Man e I Guardiani della Galassia: Volume 2 fanno di questa chiave comico-drammatica la propria forza e caratteristica principale, e così accade per Thor: Ragnarok.

I brillanti corti Team Thor e Team Thor: Part 2, assieme alle clip e ai trailer in fase promozionale, ci avevano già preannunciato un cambio di rotta nel trattare storia e personaggi, ma nessuno poteva immaginare quanto decisiva (e vincente) potesse rivelarsi la svolta.

Tinte psichedeliche e sound rockeggianti inebriano lo spettatore fin dai primi minuti, senza inficiare l’epicità della mitologia di fondo, esaltandola addirittura, cucendogli addosso un vestito che, forse inaspettatamente, le calza a pennello.

Un lavoro minuzioso è stato fatto in fase creativa, dato che la sceneggiatura amalgama e reinventa diversi elementi appartenenti a differenti tradizioni fumettistiche – chiare sono le riprese da archi narrativi come Planet Hulk e il più recente The Mighty Thor – e ci fa dono d rimandi, citazioni e ammiccamenti ai film precedenti (come ci ha abituati fin da subito la Marvel), seppur più facilmente individuabili dai veri appassionati che dallo spettatore casuale – che, nel peggiore dei casi, si farà comunque una grassa risata-.

Centrale è l’introduzione di Hela, che per l’occasione assume le fattezze di Cate Blanchett (Blue Jasmine, Il Signore Degli Anelli).

La classe e l’eleganza dell’attrice due volte premio Oscar conferiscono al personaggio un’aura di autorevolezza e un’imponenza fondamentali per la sua resa, creando un avversario carismatico e maestoso, la cui sconfitta non sembra per nulla scontata.

Anche i personaggi secondari, dal Gran Maestro di Jeff Goldblum (Jurassic Park, Indipendence Day) alla Valkyrie di Tessa Thompson (Veronica Mars, Creed), dallo Skurge di Karl Urban (Star Trek, Dredd) al Korg dello stesso regista Taika Waititi, mostrano di possedere un loro spessore, e si prestano a divertenti scambi di battute o drammatiche sequenze a seconda delle necessità.

E, finalmente, vediamo un lato più scherzoso anche del bestione verde Hulk, aspetto che finora era stato esplorato in maniera più approfondita nelle serie animate.

A essere sinceri, avremmo gradito più screen time per i Tre Guerrieri; ma se questa è la critica maggiore che viene in mente – senza cadere in spoiler -, vuol dire che, finalmente, abbiamo avuto forse non il Thor che ci aspettavamo, ma quello di cui avevamo bisogno.

Coloro che andranno al cinema credendo di trovare qualcosa di simile alle atmosfere della DC di Snyder o a una puntata di Vikings, difficilmente vedranno le loro aspettative realizzarsi.

Ma se ciò che cercate è il puro stile Marvel – che è solita muoversi tra le fila di un più ampio spettro stilistico – allora anche voi vi unirete al coro di assensi che sta già accompagnando Thor: Ragnarok in tutto il mondo.

Curiosità:

  • Taika Waititi sembra aver adottato una politica alquanto liberale sul set: il regista è stato infatti molto aperto ai suggerimenti, e agli attori è stato permesso di improvvisare secondo le loro preferenze, contribuendo a dare quell’aria di freschezza e rinnovamento alla pellicola;
  • Waititi ha inoltre citato tra le sue influenze per il film Grosso Guaio a Chinatown, il film cult del 1986 con Kurt Russell e Kim Cattrall;
  • Jeff Goldblum era stato contattato per un ruolo in Captain America: Il Primo Vendicatore, ma purtroppo e per fortuna, non se ne è fatto più nulla. Diciamo per fortuna perché lo ritroviamo adesso in Thor: Ragnarok nel ruolo del Gran Maestro.
  • Durante una proiezione in anteprima del film, Mark Ruffalo (Shutter Island, Now You See Me) ha trasmesso per sbaglio i primi 15 minuti in diretta dal suo smartphone. Tom Holland (il vostro amichevole Spider-Man di quartiere) ne ha giocosamente approfittato facendo battute su Twitter, a cui poi Ruffalo ha altrettanto scherzosamente risposto;
  • La ormai celebre battuta di Thor alla vista di Hulk (presente anche nel trailer del film) è stata suggerita a Chris Hemsworth da un bambino della fondazione Make-A-Wish che era sul set al momento di girare la scena;
  • La canzone dei Led Zeppelin Immigrant Song, presente nel film, è stata scelta perché nel testo si fa menzione della cultura norrena.
  • Per prepararsi al ruolo di Hela, Cate Blanchett ha studiato la Capoeira, un’arte marziale brasiliana;
  • Thor: Ragnarok ha due scene dopo i titoli di coda.

Titolo: Thor: Ragnarok
Regista: Taika Waititi
Sceneggiatura: Eric Pearson, Craig Kyle, Cristopher Yost
Attori principali: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Cate Blanchett, Jeff Goldblum, Tessa Thompson
Fotografia: Javier Aguirresarobe
Scenografie: Dan Hennah, Ra Vincent
Montaggio: Joel Negron, Zene Baker
Musiche: Mark Mothersbaugh
Costumi: Mayes C. Rubeo
Effetti speciali: Jake Morrison
Produzione: Marvel Studios
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
Genere: fantastico, avventura
Durata: 130’
Uscita nelle sale italiane: 25 ottobre 2017