Arte, società e un quadrato illuminato

Vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes, il film del pluripremiato Ruben Ostlund è sorprendente nel saper bilanciare provocazione, umorismo e analisi della società contemporanea. Una boccata d’aria fresca dal nord Europa.

Christian è il curatore di un museo svedese d’arte contemporanea. Ha molto a cuore l’esposizione ispirata a The Square, che verrà presentata nei saloni della struttura entro pochi giorni. L’opera, un quadrato di quattro metri per lato il cui perimetro è illuminato da un tubo continuo di luce bianca, vorrebbe essere un simbolo di uguaglianza, fiducia e amore, ma gli eventi che tempestano la vita privata di Christian sembrano mettere a dura prova tali concetti. L’elemento che più di tutti rischia però di mandare a monte la sua brillante carriera è la tribolata realizzazione di uno spot che sia web-friendly ma entro i canoni dettati dall’istituzione museale.

The Square è un densissimo ritratto della società contemporanea.
Non è, come si potrebbe essere erroneamente portati a pensare, un film sull’arte contemporanea, la sua forza, le sue ambizioni e le sue astrazioni, né sugli ipotetici dubbi che possa generare nei suoi fruitori. Essa è solo un tassello di un disegno più grande, un punto di partenza per una trattazione molto più ampia e profonda.
Qual è l’effettivo peso della cultura? Come si rapporta con il mondo del ventunesimo secolo? Esiste un limite, sia esso artistico, concettuale o morale, oltre il quale la libertà di pensiero e di espressione sfuma nell’inappropriata manifestazione di concetti socialmente inaccettabili?
Da che mente umana ricordi, la produzione artistica è stata veicolo di concetti, siano essi di bellezza avulsa dalla contestualizzazione storica che di impegno politico. Il cinema, in quanto tale, non esula dalla stessa serie di regole non scritte. Ruben Ostlund ha un’immensa padronanza del mezzo e si dimostra in grado di costruire un’impalcatura capace di sostenere una struttura ambiziosa. In Forza Maggiore aveva lavorato di sottrazione e minimalismo per convogliare le emozioni, forzarle e farle esplodere al fine di mostrare i più reconditi (e razionalmente incomprensibili) istinti dell’uomo. The Square invece esaspera l’incedere degli eventi flirtando con il grottesco senza mai concedersi a esso, o accarezzando l’agrodolce senza intaccare la rigorosa quadratura, narrativa e concettuale, che persegue.
Alla regolarità del “quadrato” (inteso come opera nell’opera) contrappone un oleato equilibrio tra una messa in scena intima e vicinissima agli attori, e inquadrature dall’alto, dal basso e da angolazioni ricercate che esasperino la prospettiva o donino profondità a elementi architettonici e d’arredamento, destinati a trasformarsi in barriere allegoriche e dettagli carichi di simbolismo.
L’arte si fa metafora dell’eccesso e dell’accettazione passiva (come nella maestosa scena dell’artista-gorilla), oppure si fa veicolo di manierismo incomprensibile da ipotetiche masse che si riducono a sparuti e timidi visitatori (i mucchietti di ghiaia e le loro statiche e incredibili avventure), o addirittura se ne questiona la valenza assoluta in relazione alla presenza in un contesto museale: se lascio una borsa all’interno di una sala, il fatto di trovarmi in un museo è sufficiente a trasformarla in arte?
La sceneggiatura, sfilacciata solo all’apparenza, evidenzia con forza la routine e la ripetitività, le normalità e le nevrosi della vita di tutti i giorni, cogliendo sguardi e sentimenti mascherati, soprattutto in una società all’apparenza fredda e distaccata come quella scandinava. Una scrittura che affronta senza paura la comunicazione contemporanea, eternamente divisa tra ciò che diventa virale e ciò che sarebbe consono, valutando dove porre il labile confine dell’accettabilità.
The Square lascia nello spettatore quell’appagante sensazione di aver assimilato tutto ciò che c’era da dire. Né troppo, né troppo poco. È un manifesto scintillante e (ancora una volta) quadrato della contemporaneità nel suo insieme. È cinema complesso e profondo: non si parla addosso né si rivolge a quei salotti bene della cultura autoeletta o agli intellettualoidi con la puzza sotto il naso.
È, soprattutto, un’ulteriore dimostrazione della grandezza del suo regista.

Titolo originale: The Square
Nazionalità: Svezia, Germania, Francia, Danimarca
Anno: 2017
Genere: Drammatico
Durata: 142′
Regia
: Ruben Ostlund
Interpreti: Claes Bang, Elisabeth Moss, Dominic West, Terry Notary, Christipher Laesso, Marina Schiptjenko, Elijandro Edouard, Daniel Hallberg, Martin Sooder
Sceneggiatura: Ruben Ostlund
Produzione: Erik Hemmendorff, Philippe Bober, Plattform Produktion AB, Essential Films, Parisienne
Distribuzione
: Teodora Film
Fotografia: Fredrik Wenzel
Scenografia: Josefin Asberg
Montaggio: Ruben Ostlund, Jacob Secher Schulsinger

Nelle sale italiane da giorno 9 novembre 2017