Tarzan, signore delle scimmie virtuali

Una libera rilettura del romanzo di Burroughs, più volte portato sullo schermo, che annega nell’eccesso di effetti digitali e nei buoni sentimenti, senza mai riuscire appassionante o almeno divertente. Privo d’ironia e con l’aggravante di prendersi sul serio, il film è incapace d’intrattenere lo spettatore e finisce solo con l’annoiare.

Dopo la morte dei genitori in Africa, John Clayton viene allevato nella giungla dalle scimmie; tornato nella dimora avita in Inghilterra, incontra e quindi sposa Jane Porter. Quando gli viene chiesto dal re del Belgio Leopoldo di tornare nel Congo per vedere come il governo belga stia aiutando il paese, dapprima rifiuta, ma viene poi convinto dall’americano George Washington Williams. Egli sostiene infatti che il Belgio stia commettendo soprusi e violenze ai danni degli indigeni che ha ridotto in schiavitù. Clayton parte quindi alla volta del Congo insieme a Williams e alla moglie. Una volta arrivati, però, Clayton viene aggredito insieme a Jane da un inviato del re Leopoldo. Con l’aiuto di Williams, Clayton riesce a liberarsi a decide di andare a liberare la moglie tenuta prigioniera nella giungla.

La principale innovazione della sceneggiatura rispetto al romanzo consiste nel presentare l’infanzia e l’adolescenza di Clayton nella giungla attraverso quattro flashback collocati nella prima parte del film. Per il resto, gli autori imbastiscono una prevedibile avventura d’ambientazione esotica, dove i buoni e i cattivi sono suddivisi con spirito manicheo: Clayton e compari, insieme agli indigeni, sono altruisti e generosi; gli europei (qui rappresentati dal personaggio di Leon Rom, il funzionario belga che schiavizza i congolesi) sono razzisti e colonialisti e meritano d’esser dati in pasto ai coccodrilli. Non è inutile notare, in questo senso, che i personaggi di Jane e Williams sono sì occidentali, ma americani; mentre l’unico europeo è Rom: a lui vanno quindi le stigmate del cattivo. Clayton, dal canto suo, è inglese, ma allevato dalle scimmie e amico degli indigeni: ecco spiegata la sua nobiltà di spirito e il suo slancio altruistico; come tutti gli eroi, protegge i deboli dai malvagi con abnegazione e sprezzo del pericolo. A peggiorare una sceneggiatura di disarmante prevedibilità contribuiscono anche le pessime interpretazioni: la coppia di protagonisti sembra di plastica; mentre i comprimari sono o comprensibilmente svogliati (Jackson), o confinati in ruoli già ampiamente sfruttati (Waltz, da Tarantino in poi costretto a recitare la parte del villain). La regia, poi, si accontenta di saturare lo schermo di scenografie e personaggi in digitale: siano la foresta pluviale o gli animali che vi si nascondono, tutto è ricostruito dal computer con la grafica digitale e tutto è scopertamente falso e privo di qualunque possibilità di meravigliare o coinvolgere lo spettatore. Non basta la profondità virtuale offerta dalla stereoscopia a conferire un minimo di coerenza formale all’insieme: il film si riduce alla paccottiglia, tanto il suo tono è bolso, enfatico e solenne come la musica che l’accompagna. Impossibile credere o almeno appassionarsi alle avventure di personaggi piatti costretti a recitare battute demenziali e a muoversi su sfondi vistosamente finti: il film si prende talmente sul serio da suonare irrimediabilmente risibile. Il confronto con Greystoke- La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie, opera di per sé abbastanza convenzionale, va senz’altro a suo sfavore: là, almeno, i personaggi recitavano in ambienti reali e interagivano con animali veri e ci si poteva quindi lasciar coinvolgere dal racconto; qui, invece, nessun personaggio sa conquistarsi un minimo di credibilità presso lo spettatore e le scenografie virtuali danno l’impressione di trovarsi davanti a un videogioco più che a un film.

Titolo originale: The Legend of Tarzan
Regia: David Yates
Soggetto e sceneggiatura: Craig Brewer e Adam Cozad,dal romanzo di Edgar Rice Burroughs
Fotografia: Henry Braham
Montaggio: Mark Day
Musica: Rupert Gregson-Williams
Interpreti: Alexander Sgarsgård, Rory J. Saper, Christian Stevens, Christoph Waltz, Samuel L. Jackson, Margot Robbie, Sidney Ralitsoele
Prodotto da: David Barron
Genere: avventura
Paese: Stati Uniti
Durata: 110′