Alieni all’assalto della Muraglia

Tanto fumo negli occhi da questa produzione congiunta statunitense e cinese che vede Zhang Yimou dietro la macchina da presa. Tanti (forse troppi) effetti speciali, qualche bella trovata, poca epica e sceneggiatura non pervenuta.

William e Tovar hanno attraversato mezzo mondo alla ricerca della fantomatica polvere nera ideata nel lontano Impero di Cina. Rimasti soli e braccati da squadroni di predoni a cavallo e bestiali creature notturne, vengono catturati dall’esercito a ridosso della Grande Muraglia e fatti prigionieri.
Ivi però scoprono che i cinesi stanno difendendo la mastodontica fortificazione dall’assalto di creature non propriamente terrestri che, a causa di un’antica maledizione, attaccano il regno ogni sessant’anni. Dimostrata la propria abilità in combattimento, i due vengono liberati dai ceppi ma non viene loro permesso di allontanarsi, obbligandoli di fatto a partecipare alla battaglia.

Esatto. Sono proprio aliene le creature che assaltano la muraglia in The Great Wall, prodotto finale della più importante (finora) produzione congiunta delle industrie cinematografiche cinesi e americane e che ha giovato di un budget di circa 135 milioni di dollari.
Non è difficile immaginare in cosa sia stato speso questo fiume di denaro: attori di prim’ordine originari d’entrambi i paesi, profusione di effetti speciali, computer grafica e centinaia di comparse, e un regista ormai leggenda in patria e molto apprezzato in occidente, nonché non di primo pelo nel dirigere cinema d’avventura.
Che non passi però l’idea di trovarsi alla presenza di un nuovo cappa e spada: Zhang Yimou ha sì diretto Hero e La foresta dei pugnali volanti, ma The Great Wall non ha né il fulgido impatto visivo né il denso sottotesto filosofico che dovrebbero permeare ogni Wuxia. La ricostruzione della muraglia, degli squadroni dell’esercito, dei vessilli colorati e dell’incessante rullare dei tamburi di segnalazione ha una verve evocativa solo potenziale, che si perde in una serie di battaglie che non recano traccia di epicità, sangue e sudore, o trasporto che travalichi il banale intrattenimento da bibita e pop corn.
Ridotto il procedimento a una questione risolvibile con ben assestati sganassoni (si tratti di arco e frecce, lance, asce o polveri esplosive risulta del tutto irrilevante) coadiuvati da una sceneggiatura banale che costruisce personaggi dello spessore di sagome cartonate, non sarebbe rimasto che rifugiarsi almeno nella credibilità che Zhang Yimou si è costruito durante tutta la sua carriera.
Speranza prontamente disattesa, perché la vuota magniloquenza, una fotografia troppo contaminata da elementi computerizzati, i costumi evocativi ma eccessivi e l’artificiosità degli scenari abbattono qualsiasi interesse per la pellicola.
Le uniche note positive emergono dalla chimica che a tratti si innesca tra Matt Damon e Pedro Pascal e dal minutaggio, atipico per prodotti di genere, sotto le due ore e che rende sopportabile la visione.
The Great Wall va preso per quello che è: intrattenimento spicciolo al soldo del multiplex e dello spettatore senza pretese; non è peggiore di molte produzioni stampate dalla stessa matrice e può intrattenere a corrente alternata.
L’accontentarsi di così poco, però, è la morte stessa del cinema.

Titolo originale: The Great Wall (cinese: 長城 )
Nazionalità: Stati Uniti, Cina
Anno: 2016
Genere: Fantasy, Avventura
Durata: 104’
Regia
: Zhang Yimou
Interpreti: Matt Damon, Pedro Pascal, Willem Defoe, Tian Jing, Andi Lau, Eddie Peng
Sceneggiatura: Carlo Bernard, Doug Miro, Tony Gilroy
Produzione: Legendary East, Le Vision Pictures, China Film Group, Thomas Tull, Charles Roven
Distribuzione: Universal Pictures
Fotografia: Stuart Dryburgh, Zhao Xiaoding
Montaggio: Mary Jo Markey, Craig Wood
Musiche: Ramin Djawadi

Nelle sale italiane da giorno 23 Febbraio 2017